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Cari genitori, il vostro adolescente ciuccio non è una vittima dei prof.

Ester Viola

Non c'è difesa delle vittime che tenga. La Cassazione sta con gli insegnanti

Se ho capito bene, la nuova rivoluzione culturale (e il nuovo maxipartito morale di sinistra) ha come scopo dichiarato “proteggi il debole!”. A volte un po’ alla cieca. Al debole si crede, senza appelli e senza esitazioni. Se esiti, fascista. La vittima viene prima di tutto, e puoi essere vittima senza gerarchie precise. Tutti possono avere un giorno di gloria mortificata, il quarto d’ora di solidarietà incondizionata. Trauma minore o maggiore non importa, arriva il wwf coi manganelli.

Cancel culture è il precipitato chimico di tutta la faccenda. Esiste, prima di tutto, perché genera sentenze. Sentenze nuove. Quando un fenomeno trova una struttura oggettiva in decisioni dell’autorità, è lì che sai che il mondo sta cambiando. Sentenza nuova poche volte è un buon segno. Vuol dire che i magistrati hanno dovuto considerare qualche anomalia recente. Vuol dire che il consesso sociale s’è dato da fare a fare schifo, a evolvere in peggio. La realtà avvisa di qualche nuova turba per l’aria.

In questa nuova era di cautele, di delicatezze da non sfregiare, di indifesi, di mortificati dalla società, di caratteri di vetro, nella rivoluzione “proteggi il debole!” c’è un nuovo arrivato. L’ultimo che doveva entrarci, tre le specie protette: tuo figlio adolescente scostumato e ciuccio

 

Per come mi ricordo, una classe di liceo era una piccola comunità amica e un po’ rivale che maturava con discreta autonomia. C’è chi studia, chi studia troppo, chi ha meno voglia, chi non è portato per certe materie. Chi era intelligente si applicava il minimo per avere i sette che altri povericristi meno dotati dovevano sudare. C’era chi s’era innamorato e proprio non ce la faceva a fare i compiti. C’era la buonanima che faceva sempre copiare. C’erano i fortunati – esistevano pure quelli. Ho trovato sette frasi già tradotte sul Rocci e alla versione ho preso nove. Poi c’erano quelli con la versione storta, la mia era più difficile della tua. 

Molto lontani da tutto questo, i genitori. Il genitore del secolo scorso, come tutti i genitori dei secoli addietro, si doveva disinteressare. Mai intromettersi coi precettori. Il quattro fa bene alla salute, in ogni caso è colpa tua. Tranne pochi casi ben noti di genitori famigerati e malvisti, i professori comunicavano con le famiglie una volta ogni tre mesi. Se eri molto somaro, con diagnosi probabile di due materie a settembre, non riferivi neanche la data dei colloqui per risparmiarti umiliazioni e successiva gogna familiare. Ti levavano il motorino. Le cose poi fanno quello che fanno le cose, cambiano. E nella grande famiglia “Proteggi il debole!”, il debole saresti pure tu, sedicenne che al pomeriggio non hai voglia. Non è più colpa tua, se non studi.

Mamma e papà si fanno mandare i programmi, verificano l’andamento, se riuscite ad arrivare a Pavese a fine maggio ché certamente capita il tema alla maturità.  Studiano i metodi, riferiscono sui compiti in classe, su quante volte è legittimo farti andare alla cattedra. Le interrogazioni a sorpresa saranno per caso fuorilegge? Il genitore partecipa, coltiva il figlio, lo cura come un gattino macilento.  E’ il paese della cuccagna: mamma e papà che sostengono il tuo proposito di non sgobbare troppo. Mamma e papà lucignoli ce li hai dalla tua parte mentre non studi e posti su tiktok.

Chiedete ai vostri amici insegnanti. Nidi, materne, scuole superiori. Sempre più frequenti le invadenze. I genitori si sentono capaci di discutere il quattro e mezzo in greco.  Ho letto con questi occhi di agguati organizzati perché il libro di testo non era granché. Segnalazioni al preside, al provveditorato. Gli insegnanti hanno detto che può bastare, finalmente. Iniziano a denunciare. La Cassazione ha deciso. Minacci un insegnante per condizionare il giudizio su tuo figlio? Ordinanza recente, 14958/2021: sappi che il docente è pubblico ufficiale, ergo tutelato dall’art. 336 c.p.. Ma com’è che “il professore ce l’ha con me?”  è uscito dai dieci minuti di ricreazione ed è entrato in tribunale? A che punto di o tempora o mores dobbiamo arrivare? Genitore ultraprotettivo, parlo con te: possibile che hai fatto figli e non capisci lo stesso?

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