La ripresa dell'anno scolastico a Bolzano a settembre 2020 (Foto Ansa)

via al progetto pilota

Avanguardia Bolzano. Aprire le scuole con test obbligatorio per chi va in presenza

L'approccio attivo del governatore Kompatscher, gli altri modelli europei (vedi Tubinga)

Marianna Rizzini

In attesa che la campagna vaccinale faccia il suo corso, c'è un modo per ripartire in sicurezza? A Bolzano l'adesione è alta, spiega l'assessore all'Istruzione in lingua italiana Giuliano Vettorato

Riaprire in sicurezza: è la frase-ritornello che ricorre, piantata al confine tra resistenza, insofferenza e speranza. Ma sul “come” non ci sono visione univoche. Ci sono però esperimenti, tentativi di mediazione per accorciare i tempi, in attesa che i vaccini facciano il loro corso. Se si guarda all’estero si trova la città di Tubinga, dove il sindaco Boris Palmer ha avviato un progetto di test di massa: chi esibisce un tampone negativo, fatto gratuitamente, può per 24 ore circolare liberamente in ristoranti, bar, cinema, teatri. 
 

Se si guarda all’Italia, l’avanguardia è nella Provincia Autonoma di Bolzano, dove il presidente Arno Kompatscher ha emanato un’ordinanza che prevede, fino al termine del progetto sperimentale avviato dalla Asl tra oggi e domani, il ritorno a scuola in presenza esclusivamente per gli alunni che si sottoporranno a screening bisettimanale gratuito tramite auto-test nasale (gli altri seguiranno le lezioni in “didattica digitale integrata”). L’assessore all’Istruzione in lingua italiana Giuliano Vettorato, vicepresidente della Provincia, registra, per quanto riguarda le scuole di sua competenza, una partecipazione molto ampia: “19.250 adesioni, pari ad oltre l’80 per cento. Gli studenti si auto-somministreranno il test, con il supporto di Croce Rossa e Croce Bianca”. In caso di positività, si procede a tampone di conferma.

 

“Ho chiesto che lo screening avvenisse in orario extra-scolastico, in palestra e aula magna, perché l’approccio fosse psicologicamente più soft per gli alunni più piccoli, quelli delle elementari, che possono essere così accompagnati dai genitori”, dice Vettorato. E anche se il dibattito della vigilia verteva su un test che fosse “più opportunità che obbligo” (nelle settimane precedenti anche l’assessore si era espresso in tal senso), da oggi a Bolzano si applica l’ordinanza, sperando in una crescente adesione. Anche chi pratica sport a livello agonistico, e ha l’obbligo di fare un tampone ogni 72 ore, potrà far valere quello effettuato a scuola.

 

Dall’assessorato all’Istruzione in Lingua tedesca, guidato da Philipp Achammer, dicono che nella fase preliminare, quella in cui sono stati fatti test di studio, la partecipazione è stata del 72 per cento circa, e su 58 mila test sono stati trovati circa 80 positivi, di cui più del 60 per cento poi confermati positivi con tampone di controllo. Ed è a questo punto che l’iniziativa altoatesina si interseca con l’altro dibattito: quale protocollo applicare quando si trova un positivo a scuola? Si è infatti dibattuto a lungo, in questi mesi, se fosse opportuno mettere subito tutta la classe in isolamento oppure procedere a un auto-monitoraggio con test successivo. A Bolzano si procederà isolando lo studente positivo, e poi testando di nuovo la classe dopo due giorni. Intanto – e se non ci sono altri casi – si continua ad andare in presenza (non c’è insomma automatismo). 


Al di là dell’iniziativa nelle aule, l’esperimento segnala il desiderio di andare oltre lo schema “tutto o niente”: non a caso anche la locale Unione del commercio plaude al sistema di test di massa. Come dire: se non si può avere subito la copertura vaccinale che permette di tornare a vivere e a lavorare al cento per cento, si proceda per gradi nel frattempo, creando piccole sacche di sicurezza che diano la sensazione della normalità perduta e consentano all’economia di riavviare il motore. Già mesi fa, a Bolzano, in novembre, quando i contagi incombevano, Kompatscher si faceva difensore della via decisionista nel viaggio al termine della pandemia: “Noi vogliamo uscirne con un approccio attivo, non solo difensivo. Vogliamo andare a vedere dove gira il virus per fermarlo, per poter tornare a una situazione che non ha colore, ma può essere definita bianca”. E così oggi si riaprono le scuole con la novità dei test, anche se a Bolzano non ci si nasconde il pericolo ricorsi. Nel corpo docente e tra i genitori, infatti, c’è chi spera che lo screening obbligatorio possa essere fermato, sulla base del fatto che l’ultimo decreto Draghi prevede “il ritorno in classe sull’intero territorio nazionale…non sono ammesse deroghe da parte di provvedimenti dei presidenti di Regioni o Province”. Ma Kompatscher vuole andare avanti in ogni caso.
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.