PUBBLICITÁ

Editoriali

La scuola è pubblica, non di Podemos

Redazione

Riforma ultra laicista in Spagna. Ideologia di stato contro pluralismo

PUBBLICITÁ

Legge Celaá, dal nome del ministro spagnolo della Pubblica istruzione. È la riforma “organica” del sistema scolastico in discussione al Parlamento spagnolo che ha scatenato una mobilitazione contraria di insegnanti, genitori e varie associazioni culturali che ha già raccolto un milione e mezzo di firme nonché organizzato due manifestazioni davanti al Congresso, la Camera bassa. Presentata ufficialmente come un “testo progressista per un’educazione del XXI secolo”, la legge Celaá ha però un’impostazione fortemente statalista, contraria al pluralismo e di forte impatto ideologico-culturale. Il punto centrale è una modifica, che di fatto è uno stop, al sistema di finanziamento per le scuole “concertadas”, un sistema non identico ma simile alle nostre paritarie, che diventerebbero semplici scuole “sussidiarie” di quelle statali, senza possibilità di rette aggiuntive e soprattutto senza più libertà nella impostazione didattica e curriculare.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Legge Celaá, dal nome del ministro spagnolo della Pubblica istruzione. È la riforma “organica” del sistema scolastico in discussione al Parlamento spagnolo che ha scatenato una mobilitazione contraria di insegnanti, genitori e varie associazioni culturali che ha già raccolto un milione e mezzo di firme nonché organizzato due manifestazioni davanti al Congresso, la Camera bassa. Presentata ufficialmente come un “testo progressista per un’educazione del XXI secolo”, la legge Celaá ha però un’impostazione fortemente statalista, contraria al pluralismo e di forte impatto ideologico-culturale. Il punto centrale è una modifica, che di fatto è uno stop, al sistema di finanziamento per le scuole “concertadas”, un sistema non identico ma simile alle nostre paritarie, che diventerebbero semplici scuole “sussidiarie” di quelle statali, senza possibilità di rette aggiuntive e soprattutto senza più libertà nella impostazione didattica e curriculare.

PUBBLICITÁ

 

Esempio più eclatante, niente finanziamento alle scuole che dividono gli alunni in base al sesso (è il caso di quelle dell’Opus Dei). Di fatto è la fine della possibilità di scelta pluralista da parte delle famiglie, che secondo i critici rimette addirittura in discussione il concordato fra stato e chiesa in Spagna. In più c’è l’aspetto ideologico, in cui lo stato si fa unico arbitro degli indirizzi. Del resto la ministra Isabel Celaá aveva suscitato polemiche per una sua affermazione secondo cui “i figli non sono dei genitori”. Lo studio della religione esce dalle materie curriculari, sostituito da uno di generica “cultura delle religioni”. E ovviamente gli oppositori del manifesto contrario, “Más plurales”, che parlano di manovra “faziosa, ingiusta e discriminatoria”, temono per gli insegnamenti “eticamente sensibili”, che già hanno provocato accesi dibattiti.

 

PUBBLICITÁ

Il giornalista José Antonio Méndez accusa la riforma di fare delle scuole “fattorie di indottrinamento” per bambini. I vescovi parlano di “un modello di scuola statale, unica e laica che lede i princ‘i’pi della libertà di istruzione e la scelta dei genitori del modello educativo”. In ogni caso, una legge che va nella direzione opposta al modello pluralista che invece regge la maggior parte dei sistemi europei, nel XXI secolo.

 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ