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in classe senza covid

Per tenere le scuole aperte c'è bisogno di Asl efficienti

Maria Carla Sicilia

Per avere classi sicure il tracciamento è fondamentale e "isolare è l'unico strumento valido", spiega la responsabile dell'équipe anti Covid della Asl Roma 1. Ma un protocollo unico non c'è e "le scuole spesso non sanno come comportarsi", ci dice il capo dei presidi del Lazio

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Classi in quarantena, didattica a distanza, isolamento precauzionale. La risposta delle scuole quando uno studente o un docente risultano positivi al Covid non è sempre la stessa e molto dipende da come è organizzata la Asl di riferimento. Come il Foglio ha spesso raccontato, le misure attivate per gestire la didattica in presenza hanno reso la scuola un luogo protetto. Ma come ha suggerito anche Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, il punto “non è vedere se la scuola è pericolosa o meno ma è attivare tutte quelle risorse necessarie a identificare, monitorare, isolare tempestivamente i positivi”. In questo passaggio, il coordinamento tra Asl e istituti scolastici ha un ruolo centrale se si pensa che solo le prime possono disporre la quarantena della classe e la successiva ripresa delle attività, mentre i presidi, anche quando sono a conoscenza di un caso sospetto o positivo, non possono prendere nessuna iniziativa.

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Classi in quarantena, didattica a distanza, isolamento precauzionale. La risposta delle scuole quando uno studente o un docente risultano positivi al Covid non è sempre la stessa e molto dipende da come è organizzata la Asl di riferimento. Come il Foglio ha spesso raccontato, le misure attivate per gestire la didattica in presenza hanno reso la scuola un luogo protetto. Ma come ha suggerito anche Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, il punto “non è vedere se la scuola è pericolosa o meno ma è attivare tutte quelle risorse necessarie a identificare, monitorare, isolare tempestivamente i positivi”. In questo passaggio, il coordinamento tra Asl e istituti scolastici ha un ruolo centrale se si pensa che solo le prime possono disporre la quarantena della classe e la successiva ripresa delle attività, mentre i presidi, anche quando sono a conoscenza di un caso sospetto o positivo, non possono prendere nessuna iniziativa.

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“Troppo spesso i presidi non sanno come comportarsi – dice al Foglio Mario Rusconi, dirigente scolastico e presidente dell’Anp Lazio – Ci troviamo di fronte ad atteggiamenti difformi non solo tra regioni diverse ma anche nella stessa regione e nelle grandi città, dove ci sono Asl sollecite e altre che non rispondono affatto. Ci sono stati casi in cui la comunicazione di quarantena è arrivata allo scadere dei 14 giorni dall’accertamento della positività”. Questo significa, detto altrimenti, che mentre il bambino positivo è subito isolato e resta a casa, il resto della classe continua la didattica in presenza riducendo il rischio di contagio solo grazie alle precauzioni attive, distanza, igienizzazione, mascherine. Un’eventualità che si verifica anche durante i giorni (o settimane) che passano tra i primi sintomi e il risultato del tampone: di fronte a un caso sospetto, che resta tale fino al risultato del tampone molecolare (quelli antigenici, anche se positivi, non contano), la Asl non può disporre la quarantena.

 

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Quello che la Asl può fare, senza averne l’obbligo, è disporre l’isolamento precauzionale: tenere cioè la classe a casa per il tempo necessario ad accertare il contagio e l’eventuale quarantena.

 

“La nostra Asl tende ad attivarlo sempre – spiega al Foglio la dottoressa Alessandra Brandimarte, che coordina l'équipe antiCovid dell'Asl Roma 1 – perché isolare è veramente l’unico strumento di sanità pubblica che si può usare per tutelare la salute di tutta la comunità scolastica. È vero, in questo modo si interrompe la didattica in presenza, ma allo stesso tempo possiamo essere sicuri che la classe che rientra a scuola è una classe sicura”. La Asl di Roma 1, a cui fanno capo sei municipi e più di un milione di romani, sta coordinando la comunicazione con le scuole grazie a una rete capillare sul territorio. Dall’inizio dell’anno scolastico è stata istituita una équipe centrale antiCovid-19 che si occupa anche di scuola e dialoga con sei équipe distrettuali, una per ogni municipio. “In questi mesi abbiamo sempre cercato di garantire un flusso di comunicazione efficace con i referenti Covid di ogni scuola, anche grazie alla nostra presenza sul territorio, ma ogni Asl ha sicuramente una sua organizzazione e un suo equilibrio”.

 

Una realtà a macchia di leopardo che per i presidi si trasforma in incertezza. “Abbiamo chiesto di attivare linee guida ben precise a livello regionale, nel nostro caso nel Lazio – continua Rusconi – ma nonostante l’assessorato si sia mosso in questa direzione continuiamo ad avere indicazioni diverse dai medici di famiglia e dalle Asl”. Di fronte ai vuoti che a volte si creano, dice il preside, “noi siamo pronti ad assumerci maggiori responsabilità”.  E anche a fare di più. "I tamponi nelle scuole? Possiamo riuscirci, ma a patto di avere un quadro chiaro e organizzato. Non ci si dica di arrangiarci: la scuola non lo merita”.

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