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L'intervista

Azzolina: "La scuola è sicura e non chiuderà: niente lockdown degli studenti"

La ministra al Foglio: "Il paese è in credito con la scuola, l’abbiamo resa un luogo protetto”. E sul concorso si va avanti: si farà

Simone Canettieri

La titolare grillina dell'Istruzione: "Io mi chiedo perché la scuola deve essere sempre il primo elemento sacrificabile nei ragionamenti che sento in queste ore. Guardi che è sintomatico dell’idea di Paese". E invita i governatori a collaborare.

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“Il paese è in credito con la scuola”. Per questo, ripete all’infinito Lucia Azzolina in questa intervista, non se ne parla di chiuderla. Nonostante il balzo dei contagi, il caos dei trasporti e i consigli degli scienziati. Anzi, fosse per lei anche in caso di lockdown i ragazzi dovrebbero entrare in classe per poi rintanarsi a casa dopo le lezioni. Anche perché i positivi – tra gli studenti – non arrivano allo 0,1 per cento.

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“Il paese è in credito con la scuola”. Per questo, ripete all’infinito Lucia Azzolina in questa intervista, non se ne parla di chiuderla. Nonostante il balzo dei contagi, il caos dei trasporti e i consigli degli scienziati. Anzi, fosse per lei anche in caso di lockdown i ragazzi dovrebbero entrare in classe per poi rintanarsi a casa dopo le lezioni. Anche perché i positivi – tra gli studenti – non arrivano allo 0,1 per cento.

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Questo diranno oggi i dati del Cts. Motivo per cui, annuncia Azzolina, il concorso straordinario per i professori precari si farà. Il suo pomeriggio è un frullatore, tuttavia fra un voto alla Camera e una riunione, la ministra trova il tempo di rispondere al telefono. “Guardi, la scuola ai tempi del Covid non è certo la scuola che sogniamo: ci sono le mascherine, ci sono distanze, ci sono limitazioni. Ma l’abbiamo resa un luogo protetto”.

 

Sì, ma mentre parliamo ci sono 7.332 nuovi contagiati in Italia. Esiste una soglia superata la quale le scuole dovranno chiudere?

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“So che le sembrerà paradossale rispetto ai tanti allarmi che in questi mesi in molti hanno lanciato, anche in modo un po' sconsiderato mi lasci dire, ma è così. Dentro le scuole si rispettano le regole. Quindi non c’è questa evenienza”.

 

Se lo augurano tutti, certo. Ma sempre oggi il virologo Andrea Crisanti ha paventato un nuovo lockdown per Natale e l’infettivologo Massimo Galli ha auspicato l’insegnamento a distanza, dimezzando le presenze alle superiori. Come, può Azzolina, non tener conto di questi dati di realtà? 

 “Tra le varie soluzioni previste dal Piano scuola che abbiamo approvato a giugno – condiviso e firmato dalle regioni – c’è anche la possibilità di fare didattica digitale per le scuole superiori. In maniera complementare, perché anche i ragazzi più grandi hanno bisogno della scuola in presenza. La didattica digitale è già realtà per le scuole superiori. Così come lo scaglionamento degli ingressi. A qualcuno forse è sfuggito, ma questa estate le scuole hanno fatto un lavoro enorme per prepararsi alla riapertura”, dice ancora Azzolina lanciando messaggi chiari.

 

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Ma dobbiamo insistere: c’è un numero che potrebbe non far suonare più la campanella della scuola italiana? E soprattutto ha un piano B se la situazione dovesse precipitare come sembra in queste ore?

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“Io mi chiedo perché la scuola deve essere sempre il primo elemento sacrificabile nei ragionamenti che sento in queste ore. Guardi che è sintomatico dell’idea di paese. Le dico una cosa: la scuola è in credito con il paese”.

 

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Prendiamo il peggiore degli scenari: rispetto al lockdown di sei mesi fa, oggi a che punto siamo?

“Sei mesi fa non c’era niente. Ci siamo inventati la didattica a distanza, l’abbiamo normata, abbiamo finanziato le scuole, abbiamo fatto formazione online per i docenti tutta l’estate. E abbiamo scritto le linee guida: vuol dire che da settembre ogni scuola deve progettare e realizzare un piano per la didattica digitale”.

 

Ma non basta, lo sa anche lei. “Certo, non è finita: dobbiamo ancora lavorare per metterci in pari rispetto a ritardi di anni. Ma abbiamo tutta l’intenzione di farlo”.

 

E qui ce l’ha con i banchi: due milioni entro ottobre. Intanto, però, Luca Zaia e Stefano Bonaccini hanno posto il tema della chiusura delle superiori in maniera diversa, ma convergente. Nota lo stesso approccio da parte di entrambi i governatori di Lega e Pd?

“I presidenti di regione fanno il loro mestiere. So solo che serve grande collaborazione, non solo con le Regioni anche con gli enti locali. Perché la governance della scuola è complessa e su più livelli istituzionali”.

 

Questo ragionamento spiega uno scenario: un domani potrebbero essere i sindaci e i governatori a chiudere le scuole in un determinato territorio, ma da parte di Azzolina una soluzione erga omnes non è prevista. Ma ministra, a un mese dalla riapertura della scuola, qual è il numero dei contagiati tra studenti e professori?

“Le percentuali sono ancora dello 0,1 per cento ma non dobbiamo concentrarci sul numero di contagi. Il vero risultato è che dentro le scuole non c’è quasi trasmissione”.

 

Sarà per questo motivo che dunque Azzolina non pensa, non crede, non vuole immaginare uno stop organico alle lezioni in presenza. Ma allo stesso modo, come ripete in maniera concitata, ci sono gli strumenti per intervenire a seconda dei casi e nel rispetto dell’autonomia scolastica. Però così sembra troppo facile. Tutto giusto, ma per capire: i ritardi sul sistema dei trasporti sono colpa del mancato coordinamento tra assessorati regionali e il ministero competente di Paola De Micheli? Come ci si può svegliare solo ora e accorgersi che le metro affollate o i bus strapieni sono veicoli prediletti dal virus? Insomma, possibile che in Italia non ci sia mai un responsabile della mancata programmazione?

“Io non cerco colpevoli. Quest’estate ci sono stati tavoli regionali con tutti e le scuole hanno lavorato tanto e si sono fatte trovare pronte. Se sul lato trasporti c’è da dare una mano continueremo a farlo. Perché è interesse di tutti”.

 

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