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Contro i cialtro-libertari della scuola

Redazione

Un insegnante su tre non vuole fare il test sierologico. Ma una soluzione c’è

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L’ultima frontiera del cialtro-libertarismo sono gli insegnanti che si rifiutano di fare il test sierologico. Naturalmente in questo screening di massa che riguarda circa 2 milioni di lavoratori del mondo della scuola, previsto in queste settimane prima dell’avvio dell’anno scolastico, ci sono dei problemi organizzativi: i medici di famiglia rinviano alle Asl, le Asl dicono che i kit non ci sono, il Commissario straordinario Arcuri sostiene che tutti i kit sono stati inviati alle regioni… Non mancano quindi i docenti intenzionati a sottoporsi all’esame che però non sono ancora riusciti a farlo. E’ invece sorprendentemente elevato il numero di insegnanti che questo benedetto test proprio non vogliono farlo.

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L’ultima frontiera del cialtro-libertarismo sono gli insegnanti che si rifiutano di fare il test sierologico. Naturalmente in questo screening di massa che riguarda circa 2 milioni di lavoratori del mondo della scuola, previsto in queste settimane prima dell’avvio dell’anno scolastico, ci sono dei problemi organizzativi: i medici di famiglia rinviano alle Asl, le Asl dicono che i kit non ci sono, il Commissario straordinario Arcuri sostiene che tutti i kit sono stati inviati alle regioni… Non mancano quindi i docenti intenzionati a sottoporsi all’esame che però non sono ancora riusciti a farlo. E’ invece sorprendentemente elevato il numero di insegnanti che questo benedetto test proprio non vogliono farlo.

 

Secondo le associazioni dei medici di famiglia circa un insegnante su tre ha declinato l’invito a fare lo screening. Il test sierologico è un pezzo fondamentale della strategia di prevenzione prevista per la ripartenza dell’anno scolastico: in caso di esito positivo, infatti, il docente deve mettersi in isolamento fiduciario in attesa – nelle 72 ore successive – del tampone. A questo punto, in caso di esito negativo l’insegnante torna a fare il suo lavoro in classe con sicurezza e maggiore tranquillità (per sé e per tutti), mentre in caso di tampone positivo scatta la quarantena obbligatoria come per tutti i contagiati. Rifiutarsi di sottoporsi al test vuol dire, di fatto, sabotare l’intera procedura e mettere a rischio la riapertura delle scuole. C’è, come al solito, un serio problema in questo paese nel rapporto tra libertà e responsabilità. In questi casi, per tutelare gli interessi individuali e collettivi dei più si rende necessario l’obbligo. Basta usare la stessa logica dell’obbligo vaccinale per i bambini: chi non fa le vaccinazioni non può andare a scuola (e le famiglie vengono multate). Nel caso degli insegnanti non vuol dire imporre test forzati (non accade neppure con le vaccinazioni) ma, semplicemente, sospendere lo stipendio a chi non vuole fare il test e quindi non è abilitato a svolgere il proprio lavoro. E’ prevedibile che con un “incentivo” del genere tutti i docenti correranno a farsi fare il test.

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