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Il garbuglio scuola

Carmelo Caruso

La rigidità del Cts sul distanziamento, la tutela legale per i presidi da assicurare. La mascherina che non basta. Il ruolo delle Asl. Chi decide?

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Insomma, a scuola si tornerà? “A scuola si tornerà e sono certo che il 14 settembre ce la faremo e che con il buon senso si troverà una soluzione”. E Antonello Giannelli, che è presidente dell’Associazione nazionale presidi, assicura che “nessuno, e mi creda nessuno di noi, ce l’ha con la ministra Lucia Azzolina, nessuno polemizza per vanità” e che “sollevare giuste perplessità non significa non credere nella scuola ma mettercela tutta affinché la scuola riparta”.

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Insomma, a scuola si tornerà? “A scuola si tornerà e sono certo che il 14 settembre ce la faremo e che con il buon senso si troverà una soluzione”. E Antonello Giannelli, che è presidente dell’Associazione nazionale presidi, assicura che “nessuno, e mi creda nessuno di noi, ce l’ha con la ministra Lucia Azzolina, nessuno polemizza per vanità” e che “sollevare giuste perplessità non significa non credere nella scuola ma mettercela tutta affinché la scuola riparta”.

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La controversia è adesso sul metro di distanza (che è impossibile garantire come pretendono i virologi). Si aggiunge al mancato arrivo dei banchi monoposto. Nel cassetto “irrisolte” rimane ancora il protocollo sanitario, le linee guida, che il ministero della Sanità e quello dell’Istruzione starebbero limando insieme ai tecnici del Cts. Ma complessa è la questione che riguarda la tutela legale dei presidi che, precisa Giannelli, non vuol dire “impunità” o mancata vigilanza. Significa solamente “non dovere correre il rischio di finire a processo con l’imputazione di lesione colposa” in questo paese dalla causa legale facile. E deve esserci un bel candore in questo presidente convinto che alla fine, in un processo, “qualsiasi magistrato non potrà che far cadere le accuse. E però, noi non vogliamo arrivarci, addormentarci con quest’ulteriore minaccia”. 

 

Il governo lo ha compreso ma finora ha “attenuato”, nel decreto liquidità, la responsabilità civile. Rimane quella penale che è la più pericolosa. Non serve un’immunità, ma basterebbe soltanto che la responsabilità penale venisse collegata al protocollo. Ma come si fa se a mancare è ancora il protocollo? Intorno si sta consumando uno scontro fra Istruzione e Cts. Se si dovessero rispettare le indicazioni dei virologi, il metro di distanziamento in ogni circostanza, le aule che risulterebbero non a norma sono ventimila. E non è numero alto. Le aule totali sono 350 mila.

 

Anche per Giannelli “è un risultato straordinario anche per merito degli enti locali”. Ed è qui che scatta la rigidità. “Si possono anche avere cattedrali –– avverte ancora il presidente – ma cosa me ne faccio se non ho i banchi monoposto?”. E’ la strada stretta che secondo l’ex sottosegretario all’istruzione, Gabriele Toccafondi, deputato di Italia viva, rischia di farci impantanare: “La politica, e intendo la maggioranza, deve avere il coraggio di dire agli scienziati: ‘Grazie, ma adesso decidiamo noi’. Iv lo chiede da mesi. Ricordo che ci presero per incoscienti, ma oggi lo scoglio non è altro che questo”.

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In presenza di aule vaste ma senza banchi monoposto non sarebbe possibile derogare? In pratica sì, ma a tempo. Gli scienziati del Cts, al momento, pensano che è possibile farlo ma solo per quindici giorni. Si potrebbe così aprire e dover richiudere. Molti credono che le mascherine possano essere una soluzione ma per il Cts non bastano senza il distanziamento. Del resto, anche una deroga di quindici giorni non risolve il problema degli istituti: “Se non dovessero arrivare i banchi, dove porto gli studenti?”, si chiede sorridendo Giannelli, che comprende questo piccolo impazzimento che è pure lessicale.

 

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L’esempio è la stanza già chiamata “di isolamento”, e che alla fine non sarebbe, dice Giannelli, che una normale “stanza d’attesa”. Che si fa di fronte a uno studente sospetto? Da quel che si è finora capito, a esprimersi saranno le Asl, le sole a dover decidere se isolare una classe o l’intera scuola o altro. La situazione è questa e per Giannelli, che è un ottimista di temperamento, non “è il caso di drammatizzare ma non si possono neppure nascondere i problemi” che sembrano poi ridursi sempre uno: decide la politica o la scienza?

 

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