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Abolire i voti a scuola è una totale follia

Redazione

Studenti e riforme. Buone ragioni per preferire un numero a un giudizio

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Ci sono obiettivi difformi dietro alla decisione di eliminare i voti numerici dalle pagelle di scuola elementare, sostituendoli con giudizi verbali, approvata ieri dalla commissione Cultura e Istruzione del Senato ed effettiva dal prossimo anno scolastico. Secondo una firmataria dell’emendamento, la senatrice Pd Vanna Iori, la riforma mira a distinguere le “diverse motivazioni” che possono nascondersi dietro due voti equivalenti; a evitare che “nella scuola primaria i bambini possano essere considerati dei numeri”; a sollevarli infine dal “macigno pesante” costituito da un 4. Ciascuno di questi obiettivi, tuttavia, può destare perplessità.

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Ci sono obiettivi difformi dietro alla decisione di eliminare i voti numerici dalle pagelle di scuola elementare, sostituendoli con giudizi verbali, approvata ieri dalla commissione Cultura e Istruzione del Senato ed effettiva dal prossimo anno scolastico. Secondo una firmataria dell’emendamento, la senatrice Pd Vanna Iori, la riforma mira a distinguere le “diverse motivazioni” che possono nascondersi dietro due voti equivalenti; a evitare che “nella scuola primaria i bambini possano essere considerati dei numeri”; a sollevarli infine dal “macigno pesante” costituito da un 4. Ciascuno di questi obiettivi, tuttavia, può destare perplessità.

 

Voler risparmiare ai bambini la brutalità di un votaccio parrebbe augurare che i giudizi abbiano valore eufemistico, siano blande perifrasi costruite attorno alle esigenze della buona creanza più che a quelle della didattica. La presunta riduzione dei bambini a numeri appare invece pretestuosa; a oggi i voti esprimono simbolicamente delle proposizioni di senso compiuto, ossia i descrittori che vengono associati a ciascuna cifra sulle tabelle adottate dalle scuole per orientare gli insegnanti nella valutazione e consentire ad alunni e famiglie di interpretarla. Soprattutto, per quanto sia commendevole voler distinguere le diverse motivazioni dietro allo stesso voto, e spiegare ai bambini che ci sono strade diverse per raggiungere lo stesso obiettivo in base alle rispettive inclinazioni, ciò rischia di diventare un’arma a doppio taglio: il voto asettico vuol essere (come il risultato di una partita di calcio o il record di una gara di atletica) indicativo soltanto di una performance, non esprimere un parere complessivo sulla persona. Un giudizio verbale, magari steso da insegnanti maldestri o troppo creativi, finirebbe per apparire più frustrante. Siamo sicuri che a un bambino, anziché prendere 4, farebbe più piacere sentirsi definire disattento, o sciatto, o negato? I voti si dimenticano, le parole si portano addosso per tutta la vita.

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