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Né camicia né camice

Dagli accordi con l'Ue ai dati di Israele e ai vaccini ai bambini. Parla Mr BioNTech

Daniel Mosseri

Ugur Sahin, numero uno dell'azienda che insieme a Pfizer distribuisce il farmaco anti Covid, ha incontrato ieri la stampa estera: "L'Italia ha permesso all’Europa di passare un’estate tranquilla. Ma dovremo continuare a difenderci da chi non vuole o da chi non può vaccinarsi”

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Né camicia né camice. Per ricevere virtualmente i rappresentanti della stampa estera accreditati in Germania, Ugur Sahin indossa una t-shirt. Lo scienziato, che insieme alla moglie Özlem Türeci ha fondato a Magonza l’azienda farmaceutica BioNTech che ha scoperto il vaccino anti Covid distribuito assieme a Pfizer, ha modi semplici e diretti. “Io e mia moglie siamo medici, per cui siamo soddisfatti quando al di là della ricerca riusciamo a fare stare meglio le persone”. La soddisfazione deriva dal ricevere continui messaggi di persone anziane che possono finalmente riabbracciare i propri nipoti, “e questo fa piacere”. Ma le sfide non finiscono mai. Oggi a spronare lui e la moglie, spiega, è la circostanza che molti non hanno ancora ricevuto l’iniezione: “Non dobbiamo perdere la concentrazione”. 

 

Il medico non si sottrae alla sfilza di domande che gli sono rivolte, e la sensazione è che anche fra i colleghi ci sia chi voglia togliersi qualche dubbio personale prima ancora che giornalistico. Così Sahin ribadisce una volta ancora che il suo vaccino è sicuro ma che non si può abbassare la guardia, soprattutto nel periodo di dodici giorni tra la prima e la seconda dose, quando è ancora possibile ammalarsi di Covid. E la guardia deve sempre restare alta: ricevere due dosi di BioNTech non significa mettersi alla spalle una volta per tutte l’incubo del coronavirus

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“Dopo otto mesi dalla seconda immunizzazione, abbiamo osservato un notevole calo degli anticorpi”; ecco perché entro undici, massimo dodici mesi dalla prima iniezione servirà un richiamo. La conversazione si sposta sulle donne in gravidanza: la ricerca in materia non è completa ma gli studi indicano che dal vaccino non deriva alcun danno all’embrione mentre è evidente come le gestanti infettate dal Covid-19 corrano rischi più alti di complicazioni anche gravi. “Ecco perché ha senso immunizzarsi”. A ogni domanda, Sahin risponde partendo da Israele. Lo scienziato tedesco nato ad Alessandretta, in Turchia, 56 anni fa e immigrato in Germania al seguito del papà impiegato presso la Ford a Colonia ringrazia a più riprese lo stato ebraico per aver messo a disposizione di BioNTech i dati sugli effetti della vaccinazione di massa. Unendo quei numeri alle risposte fornite a uno stuolo di giornalisti curiosi, Sahin tratteggia i contorni della nuova normalità. Una normalità in cui anche i bambini saranno vaccinati contro il virus “perché anche loro si ammalano gravemente di Covid e di long-Covid: per fortuna in pochi ma abbastanza per preoccuparsene”.

 

In un futuro non troppo lontano “dovremo continuare a difenderci da chi non vuole o da chi non può vaccinarsi” oppure da chi non produce sufficienti anticorpi. Aspettiamoci dei focolai, spiega Sahin: saranno più o meno grandi ma saranno sotto controllo “e l’emozione associata oggi a questa emergenza sparirà”. E le varianti del virus? Lo scienziato ricorda che BioNtech è stato sviluppato pensando alle mutazioni: Sahin è in primo luogo un oncologo e la lotta contro il cancro lo ha allenato a sfidare un nemico versipelle. “Abbiamo testato il vaccino su trenta varianti e vediamo da Israele come sta rispondendo a quella britannica, la più diffusa al mondo”. La conclusione è affidata alla (geo)politica. Con l’Italia il medico si è complimentato per aver dato l’esempio con un lockdown severo: “Imitata dagli altri paesi, ha permesso all’Europa di passare un’estate tranquilla”. Quanto all’Europa, ogni frizione con la Commissione è acqua passata: “Negli ultimi cinque mesi abbiamo lavorato bene insieme”. La prossima sfida è aprire centri di produzione di vaccini in ogni continente: “In ogni stato non servirebbero”. Come vede la sua vita? “Ho avuto la fortuna di aver fatto il liceo (Gymnasium, in tedesco) e di essere andato all’università”.

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