PUBBLICITÁ

No ai tamponi a pioggia. E riaprire le scuole non è un rischio. Parlano i prof. Greco e La Vecchia

Enrico Cicchetti

I 300 mila test al giorno proposti da Crisanti forse non sono la strada migliore. "Meglio puntare su responsabilità e comunicazione". In attesa di un vaccino, che è all'orizzonte. "Mai più come a marzo". Pillole di ottimismo da due epidemiologi

PUBBLICITÁ

Arrivare a 300 mila tamponi al giorno come propone il professore Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia di Padova? "Si può fare, a patto di acquistare strumenti che automatizzano i test. Ma ora tutti li vogliono e non è così facile averne disponibilità", dice al Foglio il professore Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica ed Epidemiologia alla Statale di Milano. Crisanti sostiene che per tagliare i costi, i laboratori dovranno prodursi i reagenti da sé ed evitare così anche di dipendere da chi li produce.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Arrivare a 300 mila tamponi al giorno come propone il professore Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia di Padova? "Si può fare, a patto di acquistare strumenti che automatizzano i test. Ma ora tutti li vogliono e non è così facile averne disponibilità", dice al Foglio il professore Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica ed Epidemiologia alla Statale di Milano. Crisanti sostiene che per tagliare i costi, i laboratori dovranno prodursi i reagenti da sé ed evitare così anche di dipendere da chi li produce.

PUBBLICITÁ

    

Gestire la malattia. "Tamponi a tutti"?

"Già i nuovi test molecolari, i cosiddetti test rapidi che vanno a cogliere frammenti di Rna virale, semplificano i tempi e abbattono i costi", dice La Vecchia. "Il problema è che anche 300 mila tamponi su 60 milioni di cittadini italiani non sarebbero sufficienti. Certo, più ne facciamo meglio è ma non credo che sia questa la soluzione. Il punto è piuttosto la gestione della malattia a livello clinico e sanitario". I test rapidi non sono considerati affidabili al 100 per cento, ma sono utili per effettuare screening di massa piuttosto veloci o comunque per individuare le persone infette che presentano un'alta carica virale, e come tali sono stati validati dall'ospedale Spallanzani. E poi ci sono le innovazioni tecnologiche: per esempio è di ieri la notizia che l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha acquisito un nuovo sistema per processare i tamponi che consente al laboratorio di microbiologia e virologia di gestire fino a mille tamponi al giorno in maniera automatica. Per ora è l'unico centro pubblico in Lombardia dotato di questo strumento, che va ad aggiungersi alle tre piattaforme diagnostiche che garantivano in media 400 tamponi al giorno, con picchi fino a 650. 

PUBBLICITÁ

    

La strategia anti Covid. Su cosa puntare

Gestire la malattia, dunque. A che punto siamo? Ieri abbiamo avuto 92 nuovi ricoveri di cui 13 in terapia intensiva. Per ora i decessi sono al minimo. "L'aumento è controllabile", puntualizza La Vecchia. "Se pensiamo che ci sono più di 8.000 posti disponibili nelle terapie intensive in Italia, al momento ne stiamo usando poco più dell'uno per cento. Credo che il sistema sia pronto a reggere a quello che ci aspettiamo accadrà nei prossimi mesi, cioè una moderata espansione dei casi di entità lieve e intermedia e un leggero aumento di quelli gravi, che vanno nelle terapie intensive. Fare previsioni più a lungo termine non ha senso ma c'è una cosa che possiamo escludere. E cioè che si ripeta il dramma di marzo scorso. Per almeno quattro ragioni: intanto perché c'è una fetta della popolazione immunizzata. E' una quota stimata in modo diverso e diversa a livello geografico ma credo sia una percentuale molto più alta di quanto risulta dai sierologici". Un'interessante preprint svedese ha mostrato, ad esempio, che molte persone malate di Covid-19 in modo lieve o asintomatico hanno sviluppato la cosiddetta "immunità mediata da cellule T", un tipo di globuli bianchi specializzati nel riconoscimento delle cellule infette da virus, anche se non risultano positivi agli anticorpi nei test sierologici. Secondo la ricerca, circa il doppio delle persone ha sviluppato l’immunità delle cellule T rispetto a quelle in cui siamo in grado di rilevare gli anticorpi. "Poi - continua l'epidemiologo - perché abbiamo imparato a proteggere gli anziani, e lo vediamo dalla drastica diminuzione di casi in Rsa, e  abbiamo anche imparato a curare meglio la malattia. Infine, perché i posti nelle terapie intensive sono raddoppiati rispetto allo scorso inverno. Insomma, dopo questa ondata distruttiva il Covid diventerà una delle tante malattie che il Sistema sanitario nazionale gestisce normalmente, un po' come accadde con l'Aids tra il 1983 e il 1988. In più, a differenza dell'Hiv, i coronavirus sono tendenzialmente stabili: aspettiamoci dunque un vaccino in tempi brevi".

  

"La fase dell'epidemia è finita", aggiunge il professore Donato Greco, una delle figure di riferimento dell’epidemiologia e della prevenzione italiane. Greco, che ha diretto il laboratorio di epidemiologia e biostatistica dell’Istituto Superiore di Sanità ed è stato direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, sostiene che "ora siamo entrati nella fase della sorveglianza. In questo momento, con i test molecolari stiamo andando alla ricerca della positività nei pazienti. Sono test che rilevano la presenza di frammenti di Rna virali, ma il virus ai quali appartengono potrebbe anche essere morto. Sul piano epidemiologico, quindi, la conta quotidiana dei 'nuovi casi' non ha senso: parliamo di 'caso' solo quando una persona è davvero malata".

PUBBLICITÁ

  

PUBBLICITÁ

Se la fase epidemica è finita, che cosa dovremmo aspettarci nei prossimi mesi? C'è il rischio di una seconda ondata? "Seconda ondata non è il termine adeguato, per lo meno nei prossimi mesi", risponde Greco. "Dall'evidenza scientifica sappiamo che i coronavirus hanno andamento stagionale e dai dati raccolti nel mondo, in particolare in Ue, nel Regno Unito e in Australia, pare evidente che il Sars-Cov-2 abbia preferenza per la primavera. Sempre dalle evidenze scientifiche più aggiornate e affidabili, non c'è prova che il virus abbia subito modifiche, ma c'è prova del fatto che abbia rallentato la sua moltiplicazione. Oggi la dose infettante è minore e da questo conseguono i molti casi asintomatici o paucisintomatici". Nel breve periodo, secondo l'epidemiologo, dovremmo dunque aspettarci che proseguendo con il monitoraggio "verranno rilevati dei micro-cluster, sui quali intervenire. Dovremo continuare con le misure precauzionali, almeno fino a Natale, e leggeremo i dati mano a mano che vengono raccolti. Continueremo a trovare dei positivi ma niente panico: è davvero il momento di puntare sulla responsabilità e sulla buona comunicazione".

  

PUBBLICITÁ

La riapertura delle scuole è un rischio?

Responsabilità e buona comunicazione sono la chiave sia per la gestione della riapertura delle scuole sia per la gestione ordinaria della malattia, dice il prof. Greco, che ha gestito la preparazione alla pandemia influenzale del 2009 e ha studiato molte epidemie in Italia e in altri paesi - tra cui un terrificante focolaio di Ebola in Uganda - ed è più che titolato a parlare anche per quanto riguarda la gestione di questa fase: "Occorre investire sulla responsabilità, spiegando a insegnanti e personale scolastico che è fondamentale vaccinarsi contro l'influenza e che se si ha anche solo uno dei sintomi del Covid (tra i principali febbre, tosse secca, spossatezza, dolore muscolare, mal di gola) è importante stare a casa. E noi che siamo fuori dalle scuole non dobbiamo perseguitare i ragazzi, che già sono stati danneggiati dalla perdita dell'anno scolastico, con obblighi rigidissimi. Né accanirci contro i presidi, che devono fronteggiare una situazione complicata e ora hanno anche da gestire il compito gravoso dello screening degli insegnanti. Il potere predittivo dello screening, per altro, non raggiunge nemmeno il 50 per cento: scientificamente non ha molto senso. Ma è comunque una misura di precauzionale ben tollerabile, sia chiaro: c'è differenza tra ciò che è scientificamente provato e ciò che è tuttavia opportuno fare. La riapertura delle scuole è un importante momento di rinascita. La loro chiusura aveva provocato un grave danno, senza un'altrettanto grande azione preventiva". Sui vaccini antinfluenzali, inoltre, oggi Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, ha detto che il governo è pronto a comprare nuove dosi.

  

Anche il prof. La Vecchia, infatti, ricorda che i casi documentati di focolai nelle scuole sono pochissimi e che dalla revisione della letteratura scientifica risulta che solo una piccola percentuale (inferiore al 5 per cento) dei casi complessivi di Covid-19 segnalati nell'Ue e nel Regno Unito sono tra i minori di 18 anni. Quando viene diagnosticato il Covid-19, i bambini hanno molte meno probabilità di essere ricoverati in ospedale o di avere esiti fatali rispetto agli adulti. In Germania le scuole sono state aperte agli inizi di agosto e dalle prime rilevazioni non ci sono peggioramenti consistenti nella diffusione della malattia. Secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), la riapertura “non è associata ad un aumento significativo della trasmissione del virus nella comunità”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ