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Perché il virus ci sembra meno potente

Redazione

Molti fattori di attenuazione potrebbero illuderci su uno scampato pericolo

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Gli esperti dicono che non c’è ancora alcuna prova che il virus sia mutato e sia ora più debole di quanto fosse tre mesi fa. Ci sono alcuni fattori che possono spiegare perché ci sembra più debole (occhio al verbo: il virus non è meno pericoloso, ci sembra meno pericoloso). Un fattore è che non siamo ancora tornati alla vita normale, anche se in confronto ai giorni del lockdown questi ultimi giorni di maggio sono una pacchia. E invece: niente scuole, niente concerti, niente stadi e le palestre hanno riaperto soltanto ieri. Nei negozi si entra soltanto con la mascherina. Il virus sembra meno contagioso perché noi non siamo più quelli di prima.

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Gli esperti dicono che non c’è ancora alcuna prova che il virus sia mutato e sia ora più debole di quanto fosse tre mesi fa. Ci sono alcuni fattori che possono spiegare perché ci sembra più debole (occhio al verbo: il virus non è meno pericoloso, ci sembra meno pericoloso). Un fattore è che non siamo ancora tornati alla vita normale, anche se in confronto ai giorni del lockdown questi ultimi giorni di maggio sono una pacchia. E invece: niente scuole, niente concerti, niente stadi e le palestre hanno riaperto soltanto ieri. Nei negozi si entra soltanto con la mascherina. Il virus sembra meno contagioso perché noi non siamo più quelli di prima.

 

Un’altra cosa che abbiamo imparato è che la curva del contagio viaggia in ritardo anche di un mese sui comportamenti a rischio – il virus circolava già a gennaio, l’onda distruttiva è arrivata a marzo – quindi ogni sospiro di sollievo è prematuro. Per quanto ne sappiamo il virus è di nuovo nella prima fase di una crescita esponenziale, quella così lenta che è difficile da notare. Un terzo fattore lo spiegava Vittorio Demicheli, epidemiologo a capo della task force della regione Lombardia, sul Corriere: c’è stato un effetto harvesting, mietitura, in molti posti il virus ha già ucciso i più vulnerabili (per età o per altre ragioni) e quindi adesso ne percepiamo meno i danni. Un quarto fattore è che l’epidemia è molto localizzata e isolata, è intensa in Lombardia e in poche altre regioni del nord ma non si è estesa nel resto d’Italia. Gli spostamenti fra regioni sono ancora limitati, quando riprenderanno come prima le cose potrebbero cambiare – e l’effetto harvesting prima menzionato se esiste è davvero circoscritto a pochissimi posti, il resto del paese è ancora vulnerabile. Un quinto fattore è che è arrivata l’estate e poiché il virus si trasmette soprattutto via minuscole gocce di saliva in sospensione nell’aria e poiché il caldo accorcia il viaggio di queste goccioline vuol dire che la trasmissione sarà meno efficiente. Del resto anche l’influenza, che si trasmette in modo simile, se ne va d’estate e torna in autunno. Non sappiamo davvero cosa ci attende, il virus è lo stesso: potrebbe scemare – per il momento – oppure potrebbe esserci una seconda ondata.

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