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Arrendersi all’evidenza

Redazione

Gli animalisti che vandalizzano Telethon lottano per la tutela dei coronavirus

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“Telethon tortura, no vivisezione”. La scritta fatta con lo spray nero è comparsa venerdì mattina sui muri della sede milanese della Fondazione Telethon, l’organizzazione senza scopo di lucro che finanzia la ricerca sulla distrofia muscolare. “Questo atto vandalico, ormai ampiamente fuori dal coro e quindi pateticamente indebolito”, ha denunciato Francesca Pasinelli, la direttrice generale del gruppo, “arriva in un momento storico in cui stanno emergendo l’irrazionalità e la pericolosità di certe posizioni. In un’Italia in cui il dilagare dei movimenti no-vax ha fatto tornare in circolazione malattie molto rischiose, la popolazione ora invoca l’immediata disponibilità di un vaccino contro il coronavirus”.

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“Telethon tortura, no vivisezione”. La scritta fatta con lo spray nero è comparsa venerdì mattina sui muri della sede milanese della Fondazione Telethon, l’organizzazione senza scopo di lucro che finanzia la ricerca sulla distrofia muscolare. “Questo atto vandalico, ormai ampiamente fuori dal coro e quindi pateticamente indebolito”, ha denunciato Francesca Pasinelli, la direttrice generale del gruppo, “arriva in un momento storico in cui stanno emergendo l’irrazionalità e la pericolosità di certe posizioni. In un’Italia in cui il dilagare dei movimenti no-vax ha fatto tornare in circolazione malattie molto rischiose, la popolazione ora invoca l’immediata disponibilità di un vaccino contro il coronavirus”.

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La direttrice coglie nel segno: l’epidemia di covid-19 ha ribadito l’importanza della competenza e dello studio, a scapito del marasma di antivaccinisti e teorici dell’uno vale uno. E’ il caso di riflettere anche sulla necessità del sacrificio di alcuni animali pur di proteggere la nostra specie da nuove e pericolose malattie. Perché, con buona pace degli animalisti, un vaccino contro il coronavirus, ricorda Telethon, “sarà messo a punto solo grazie alla sperimentazione animale”.

 

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Si spera che anche la giustizia e la politica italiane se ne accorgano. Nel gennaio scorso, il Consiglio di stato ha bloccato la famosa " target="_blank" rel="noopener">sperimentazione sui macachi condotta dall’Università di Torino per cercare rimedi per una condizione oculistica invalidante. E l’Italia ha recepito in maniera scorretta una direttiva europea e introdotto divieti – che non esistono in nessun altro paese – alla sperimentazione animale. La proroga di un anno al blocco, contenuta nel decreto “Milleproroghe”, è la prova del fatto che non esistono ancora altri metodi se non il modello animale per affrontare alcune questioni mediche. “Il ministero della Salute”, dice Giuliano Grignaschi, direttore di Research4Life, “si rivolge ai propri ricercatori nei momenti di emergenza ma poi non ascolta le istanze della ricerca scientifica per garantire continuità ed eccellenza”. E’ forse il caso, se si vogliono davvero sconfiggere i virus, di stabilire un quadro normativo certo che consenta ai ricercatori di fare le necessarie sperimentazioni.

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