Breve analisi del climatismo, nuova ideologia che inganna tutti
Il libro di Giaccio spiega passo per passo i punti oscuri su cui si basano le “certezze” della lotta al clima che cambia: l’inaffidabilità dei modelli matematici che fanno previsioni presentate come infallibili sulla temperatura che farà tra mezzo secolo; gli effetti del Protocollo di Kyoto, quasi inutili sul clima, molto pesanti invece su economia e finanza; il cosiddetto consenso universale sulla teoria del global warming causato dall’uomo, in realtà non così universale; l’ultilizzo politico di molte “uscite” scientifiche del panel di esperti dell’Onu, l’Ipcc; le innumerevoli truffe legate al mercato dei crediti del carbonio.
Come spesso capita di osservare occupandosi di lotta ai cambiamenti climatici, la scienza tende a fare da sfocato sfondo a discussioni e scontri a carattere quasi unicamente politico ed economico. Il climatismo però è una ideologia in tutto e per tutto, spiega ancora Giaccio, e come tutte le ideologie diventa scimmiottamento di una religione, apparato liturgico annesso compreso: come scriveva qualche anno fa il climatologo francese Marcel Leroux, l’origine antropica dell’innalzamento delle temperature deve considerarsi dogma a tutti gli effetti: ci sono i “buoni”, che credono a quanto viene loro detto senza porsi troppe domande, e i “cattivi”, che dubitano degli annunci catastrofisti. L’ambientalismo ha di fatto sostituito il socialismo come religione laica, scrive Giaccio citando il fisico Freeman Dyson, i crediti di carbonio sono le nuove indulgenze per pulirsi la coscienza, e i media in tutto questo hanno giocato e giocano un ruolo fondamentale sia per la trasmissione del verbo, sia per la teorizzazione del culto ambientalista.
Richard Lindzen, che è considerato attualmente il maggior fisico dell’atmosfera ed è stato proclamato “climate scientist” nel 2007, ha dichiarato: “Le generazioni future si chiederanno, con perplesso stupore, come mai il mondo sviluppato degli inizi del XXI secolo è caduto in un panico isterico a causa di un aumento della temperatura media globale di pochi decimi di grado. Si chiederanno come, sulla base di grossolane esagerazioni di proiezioni altamente incerte di modelli matematici, combinate con improbabili catene di interferenze, è stata presa in considerazione la possibilità di ritornare all’era preindustriale”.