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L'intervista

Una nuova frontiera degli occhiali: prevenire la miopia con un algoritmo

Giuseppe De Filippi

"Con alcuni nostri prodotti è possibile non solo alleviare la miopia quotidianamente ma anche, ad esempio con uso frequente tra i 6 e i 12 anni di età, ottenere risultati quasi terapeutici con la regressione del difetto visivo": Federico Buffa, direttore ricerca e sviluppo di EssilorLuxottica, racconta gli ultimi sviluppi dei Ray-Ban Stories e della tecnologia

Siamo talmente abituati a vedere e valutare l’innovazione nei prodotti di consumo e di uso quotidiano con una altissima frequenza che non riusciamo più ad avere la capacità di immaginare che progresso e ricerca possano anche essere inseriti in lunghi orizzonti temporali. Ma quando si pianifica un’innovazione industriale bisogna saper dosare le scadenze e saper guardare nel medio e nel lungo termine. E ci vogliono coraggio e visione, perché si tratta di rischiare e provare ad anticipare sviluppi tecnologici, abitudini e stili di vita, prima che diventino dominanti e diffusi, per prendere posizioni vantaggiose sul mercato. EssilorLuxottica parla di nuovo con il Foglio dopo i giorni del lancio e del primo consolidamento dell’offerta sul mercato dei Ray-Ban Stories e il direttore ricerca e sviluppo, Federico Buffa, ci tiene a moderare la nostra richiesta di informazioni sull’ultimo aggiornamento.

 

“Il nostro – ci dice – è un percorso che facciamo essendo leader in questo settore nel mondo analogico assieme ad altri partner, come Meta, leader nei contenuti digitali, nei wearable e nel mondo social. Gli Stories sono un primo gradino, e in questo passaggio c’è anche l’obiettivo di aumentare l’accettabilità sociale di questi dispositivi e di far apprezzare come l’occhiale debba restare al suo posto sul viso, in modo confortevole ed efficace, e aggiungere quelli che potremmo chiamare super poteri senza trasformare l’estetica di ciascuno di noi”. Insomma, si tratta di un lungo e continuo lavoro di sviluppo della funzionalità restando dentro alla forma e all’estetica degli occhiali. “Stiamo andando avanti con investimenti importanti che ci possano far superare quei limiti tecnologici oggi ancora esistenti per la miniaturizzazione di alcune funzioni elettroniche, per la riduzione del peso, per i problemi di surriscaldamento e soprattutto superare quei limiti tecnologici che oggi impongono compromessi nella gestione della luce o della corretta distanza e non permettono di avere una visione chiara e perfetta del mondo reale e del mondo digitale, quindi arrivando alla realtà aumentata nella sua più efficiente manifestazione”.

 

La distruzione creativa come funzionerà, dell’attuale Ray-Ban Stories cosa ci sarà ancora tra 10 anni? “Quello che resterà è la vicinanza al prodotto analogico, cioè agli occhiali come li conosciamo, confortevoli, leggeri, esteticamente belli. Poi magari i mems che ora stiamo usando per generare l’audio non esisteranno più perché ce ne saranno di nuova generazione, o il bluetooth low energy sarà superato da un altro protocollo, così come i 3 microfoni che usiamo oggi saranno superati da microfoni unidirezionali per lo space audio. Probabilmente nulla ci sarà di molte delle tecnologie attuali ma saranno tutte evoluzioni di queste radici”. Passiamo all’interdipendenza, perché servirebbero anche altri progressi, ad esempio nella rete 5G. “I Ray-Ban Stories non vedono ancora l’impatto della rete 5G perché gran parte delle funzioni computazionali risiedono ancora nel dispositivo portatile smartphone, mentre c’è un valore fondante nell’efficienza delle reti per tutte le evoluzioni successive, perché più ti spingi verso la realtà aumentata e più devi spostare computazionalità dallo smartphone verso gli occhiali, cioè dall’oggetto che hai in tasca alla rete 5G, quindi la correlazione con i Ray Ban Stories oggi è quasi nulla ma aumenterà progressivamente d’importanza quando si cominceranno ad aggiungere lensplay e forme di interazione continua tra la realtà che osservi e l’informazione fungibile che andrai ad aggiungere”.

 

E poi (altrettanto importanti) ci sono le altre grandi direttrici di ricerca e sviluppo su cui state lavorando, sempre con la centralità dell’oggetto occhiale, ma per migliorarne le prestazioni, come dire, tradizionali, non legate all’interazione con lo smartphone o con le reti.  “C’è un fattore comune a molti settori ed è quello della sostenibilità.  Da questo punto di vista, noi stiamo lavorando su tutta la filiera, dalle montature alle lenti da sole e da vista, dai processi produttivi a quelli distributivi, dalla gestione del fine vita del prodotto all’estrazione delle risorse sia primarie sia energetiche, e questo è un enorme filone che ha a che fare con la nostra innovazione. Poi c’è tutto il filone legato al mondo dell’ottica, con obiettivi di ricerca in campo clinico e medicale. Stiamo contribuendo a fronteggiare la pandemia di miopia che sta colpendo soprattutto l’Asia. Con alcuni nostri prodotti è possibile non solo alleviare la miopia quotidianamente ma anche, ad esempio con uso frequente tra i 6 e i 12 anni di età, ottenere risultati quasi terapeutici con la regressione della miopia. E poi c’è il filone del benessere, ad esempio con progressi su occhiali che vigilano sul nostro stato di veglia e coscienza alla guida e invece favoriscono il sonno se stiamo a casa rilassati. Mentre progrediscono anche i nostri studi sulla sensibilità alla luce e al colore, con investimenti massicci, che ci hanno permesso di avere cambiamenti radicali di qualità nel giro di pochi anni”.  
 

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