(foto Ansa)

Il Covid c'è ancora

“E' finita l'emergenza, ma non il virus: ora ci vorrà buonsenso”. Parla Fabio Ciciliano (Cts)

Marianna Rizzini

“Giusto tornare alla normalità, ma la mascherina serve”, ci dice il membro del Comitato tecnico scientifico (che sta per essere sciolto definitivamente)

Stop allo stato di emergenza, torniamo alla normalità e alla socialità: le parole del premier Mario Draghi anticipano quello che succederà, anche se per tappe, tra il primo aprile e il primo maggio. Due anni fa, in questi giorni, iniziava il lockdown più duro, ora si vede la luce, anche se purtroppo l’altra emergenza della guerra incombe. Cambiano le regole su quarantena e green pass, che da maggio non sarà necessario al chiuso, e sull’obbligo vaccinale. Cambiano le regole sulle mascherine al chiuso e all’aperto. C’è un ma: i contagi in questi giorni sono in aumento.

Come si sana la contraddizione apparente? Lo chiediamo a Fabio Ciciliano, medico e dirigente della Protezione Civile e componente del Comitato Tecnico Scientifico in via di scioglimento con la fine dell’emergenza. “Con il 31 marzo”, dice Ciciliano, “finisce lo stato di emergenza dal punto di vista amministrativo, cioè dal punto di vista della sua gestione. Questo non vuol dire che dal primo aprile il virus scompaia. Però le condizioni in cui ci troviamo oggi sono tali da essere gestite in maniera ordinaria, per quanto riguarda ospedali e terapie intensive. Abbiamo imparato, in questi due anni, a combattere il virus, lo abbiamo affrontato nel momento peggiore, ora si torna a una normalità che però, e lo voglio sottolineare, non si sarebbe potuta raggiungere senza i vaccini”.

Non c’è però il rischio, ora, di fronte alla data vista come un “libera tutti”, ma in presenza di un aumento dei contagi, che chi non era convinto a completare il ciclo vaccinale o a iniziare il percorso di vaccinazione, decida di non farlo? “Il rischio c’è”, dice Ciciliano, “se si interpreta in modo errato la fine dell’emergenza, ma io credo ora serva un po’ di pragmatismo. Siamo tra i paesi del mondo occidentale con più alta percentuale di vaccinati, in qualsiasi fascia d’età. E questo è un dato importantissimo. Più persone immunizzate abbiamo –  e per immunizzate intendo grazie alla vaccinazione o per aver contratto l’infezione – meno circola il virus. E in caso di infezione in un soggetto vaccinato, o di reinfezione in chi ha contratto il virus, quello di cui bisogna tenere conto è che chi è immunizzato è protetto da malattia grave e morte, e questo è tanto più importante riguardo agli anziani. Se oggi guardiamo le terapie intensive e i ricoveri, vediamo che chi arriva in terapia intensiva o in ospedale per Covid è per un’altissima percentuale non vaccinato”.

Indipendentemente dal numero dei contagi, quindi, l’incidenza è molto maggiore nei non vaccinati. Quanto alle mascherine, diventate terminale simbolico di paura e baldanza legata al Covid, Ciciliano vorrebbe che l’oggetto in questione “venisse isolato dal suo portato quasi ideologico per tornare a essere strumento di ragionevole protezione: io posso togliere l’obbligo, ed è quello che accadrà, ma certo in situazioni di assembramento non sarà un male indossarle. La valutazione è lasciata al singolo, ma io credo che questi due anni ci abbiano insegnato qualcosa. L’allentamento della tensione psicologica legata al virus, insomma, non deve cancellare il buonsenso”. Il Cts si scioglie: “E’ finita l’emergenza. Per due anni abbiamo portato per mano il paese, ora è giusto tornare alla normalità”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.