Il Foglio salute

Bisogna rassicurare i genitori sul vaccino ai bambini

Rosaria Iardino

Non servono allarmismi e minacce, ma una corretta e completa informazione scientifica. Perché, quando le scelte riguardano i più piccoli, e a maggior ragione i nostri figli, vanno trovate ragioni forti e superati confusione e conflitti

Non sbagliamo la comunicazione per invitare i genitori a vaccinare i propri figli: abbiamo capito sulla nostra pelle quanto dare le informazioni corrette e in modo chiaro sia alla base di scelte consapevoli. Questa considerazione arriva dal fatto che negli ultimi tempi leggo sempre più spesso articoli allarmanti sugli effetti del Covid sui bambini tra i cinque e gli undici anni. Che alcuni di questi bambini – pochi casi in realtà – in questa fascia siano stati colpiti fortemente dal virus è risaputo, che altri siano stati indicati in una terrificante e stupida comunicazione come i peggiori untori è purtroppo altrettanto vero, e in tutta questa profusione di notizie che indica i più piccoli prima come soggetti particolarmente vulnerabili e un secondo dopo come la causa dei contagi come può, un genitore, decidere se far vaccinare o meno i propri figli?

Io come madre mi sono posta questa domanda, io che insieme alla terza dose ho fatto anche il vaccino antinfluenzale, e che non avrei problema a farne una quarta o una quinta qualora mi venisse richiesto, mi sono resa conto che psicologicamente quando di mezzo ci sono i bimbi, e a maggior ragione i propri figli, scatta un freno mentale ed emozionale che deve, per essere superato, trovare ragioni forti e scevre da confusioni e conflitti. Diversamente, in mancanza di chiarezza, l’alternativa è restare in attesa visto che non esiste alcun obbligo vaccinale. Mia figlia è stata vaccinata per tutto quello che il piano nazionale vaccini prevede, eppure devo cercare e trovare una buona ragione per sottoporla al vaccino Covid. Perché accade?

 

Perché è umano avere timori, e perché i vaccini si fanno per due ragioni: prevenire la mortalità da una parte, e prevenire gli effetti della malattia a lungo termine dall’altra. Bene, abbiamo detto e sappiamo che pochi bambini, anche se anche un unico caso sarebbe già troppo dal mio punto di vista, sono morti di Covid, e sappiamo che l’infiammazione che questo virus provoca all’interno del nostro organismo può essere in alcuni casi anche severa. Sappiamo inoltre che alcune persone guarite riportano conseguenze a lungo temine – il cosiddetto long Covid – delle quali conosciamo ancora poco e che avremo chiare solamente nei prossimi anni.

Come orientarsi? Ascoltando. Abbiamo bisogno di sentir parlare della questione nella sua interezza, di essere informati con dati che dicano chiaramente quali e quanti problemi sono emersi dopo la malattia, perché questa è l’unica chiave per poter porre correttamente il tema dell’utilità di vaccinare i ragazzi. Anche in questo caso, come nella comunicazione sulla pandemia, non servono allarmismi e minacce ma corretta informazione scientifica, quella che oggi continua a essere la grande assente dall’inizio di questa storia. Noi attendiamo fiduciosi, ma se la fiducia non sarà corrisposta, il rischio concreto sarà quello di avere pochi bimbi vaccinati e sarà una scelta che non dipenderà direttamente dalle famiglie, ma che sarà indotta. 

 

(Rosaria Iardino è Presidente della Fondazione The Bridge)

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