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Cattivi scienziati

Variante Omicron, i dati provvisori dell'Oms sono positivi. L'Ue valuta l'obbligo vaccinale

Enrico Bucci

In attesa di analisi definitive, l'Organizzazione mondiale della sanità ha detto che il modo migliore per affrontare la variante è continuare con misure già utilizzate per fare fronte a Delta

Oggi è stata una giornata interessante dal punto di vista delle notizie giunte sullo stato della pandemia e sulle misure da prendere. Innanzitutto, l’Oms in un’apposita conferenza stampa ha fatto il punto sulla variante Omicron. La prima, importante novità riguarda il fatto che, a quanto pare, non dovremo aspettare nemmeno due settimane per i primi dati solidi sulla trasmissibilità della nuova variante. Questa è un’eccellente notizia, perché la trasmissibilità della variante – che a giudicare dalle mutazioni che la caratterizzano potrebbe essere maggiore – è il primo, importante parametro epidemiologico utile a definire le politiche di contenimento più adatte. Questa specifica dichiarazione, inoltre, fa il paio con l’accenno in conferenza stampa al fatto che lo smaltimento all’indietro delle analisi dei tamponi fatti in precedenza probabilmente porterà a cambiare il luogo di origine, a retrodatare la comparsa e ristimare la diffusione iniziale della nuova variante; naturalmente, questi stessi dati, soprattutto nella prima fase di espansione, possono completamente cambiare il calcolo della velocità di diffusione, con quel che ne consegue in termini di stima della trasmissibilità del nuovo ceppo. Inoltre, secondo l’Oms ci sono prove iniziali promettenti che Omicron non causi malattia grave nella maggioranza delle persone e allo stesso tempo che l’efficacia dei vaccini, almeno dal punto di vista della protezione clinica, non si riduca o che vari di poco. Io non so quali “prove iniziali promettenti” abbia l’Oms; le dichiarazioni rilasciate sono di ottimo auspicio, ma invito comunque a pazientare ancora, quando avremo dati veri di cui discutere (l’Oms, evidentemente, ha i primi, quindi non credo si attenderà poi molto).

 

Dal punto di vista delle misure su cui concentrarsi, l’Oms tutto sommato conferma quanto su queste pagine avevamo anticipato: i divieti di viaggio e i blocchi dovrebbero essere attuati con cautela, poiché hanno importanti conseguenze economiche e sociali e non sono necessariamente le restrizioni più efficaci. Invece, per il momento, il modo migliore per affrontare anche Omicron è continuare con misure mirate ad affrontare il grandissimo problema costituito dalla variante Delta, misure che comprendono l’uso di mascherine, il distanziamento sociale e il lavaggio delle mani.

 

Infine, l’Oms ha richiamato, ancora una volta, una sua storica e importante posizione sulla terza dose, a fronte della mancata vaccinazione di troppi individui, sia nel mondo sia negli stessi paesi meglio vaccinati: secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità, tutti i paesi dovrebbero concentrarsi sulla vaccinazione dei non vaccinati, sia a livello nazionale sia a livello internazionale. E qui la conferenza stampa dell’Oms si riallaccia alle dichiarazioni fatte nello stesso giorno da Ursula von der Leyen, medico di formazione e presidente della Commissione europea la quale, parlando con i giornalisti a Bruxelles, ha dichiarato: “Il modo in cui possiamo incoraggiare e potenzialmente pensare alla vaccinazione obbligatoria all’interno dell’Unione europea richiede di essere discusso”. Si tratta di una dichiarazione importante, perché è di fatto un’apertura all’idea di una qualche forma di obbligo vaccinale in tutta Europa, ovvero di un modo per dare seguito a quanto invita a fare l’Oms: vaccinare i non vaccinati.

 

Se e come questo sia realizzabile, è difficile dirlo a questo punto, anche considerando la competenza nazionale delle politiche di sanità pubblica; da questo punto di vista, la discussione che potrebbe iniziare è davvero interessante. Per ora, attendiamo i dati sulla variante Omicron, sperando che confermino le dichiarazioni in conferenza stampa dell’Oms e non dimentichiamoci che il pericolo non è ancora finito, ma che la nostra condizione è di molto migliorata rispetto anche solo a un anno fa.

 

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