La pillola anti Covid ai paesi più poveri è una buona notizia a metà

Giovanni Rodriquez

Dopo Merck, anche Pfizer annuncia che rinuncerà alle royalties finché il virus sarà considerato emergenza internazionale. Così il farmaco potrà essere prodotto anche nei paesi a basso reddito. Ma senza il vaccino i rischi di nuove varianti restano

Pfizer, proprio come la Merck nei giorni scorsi, ha ieri accettato di condividere la licenza per la produzione di Paxlovid, la sua nuova pillola anti virale che ha dimostrato un’alta efficacia negli studi di fase 2/3 nel contrastare il Covid. L'accordo consentirà un'ulteriore produzione e distribuzione dell'antivirale sperimentale, in attesa di autorizzazione o approvazione normativa, concedendo sub-licenze a produttori qualificati di farmaci generici, con l'obiettivo di facilitare un maggiore accesso alla popolazione globale.

 

In base ai termini dell'accordo di licenza principale tra Pfizer e Medicines Patent Pool (Mpp), un'organizzazione sanitaria pubblica sostenuta dalle Nazioni Unite che lavora per aumentare l'accesso ai farmaci salvavita per paesi a medio reddito, i produttori di medicinali generici qualificati a cui vengono concesse sub-licenze saranno in grado di fornire il farmaco in combinazione con ritonavir a 95 paesi, coprendo fino a circa il 53% della popolazione mondiale.

 

Come dicevamo, l’accordo rispecchia quello già concluso tre settimane fa tra Merck e Ridgeback e sempre l'Mpp per consentire ai paesi bisognosi la produzione di Molnupiravir, la loro pillola contro il Covid. Sempre a proposito di Molnupiravir, il farmaco dovrebbe anche essere approvato dalla Fda, l’ente regolatorio degli Stati Uniti, nelle prossime settimane. Quanto a Paxlovid, anche in questo caso sembra probabile un’approvazione in tempi brevi dopo che l’interruzione di uno studio in fase avanzata all'inizio di questo mese vista l’alta efficacia dimostrata dal trattamento che sembra poter ridurre il rischio di ospedalizzazione o morte dell'89% nei pazienti Covid considerati ad alto rischio di progredire verso una forma grave del virus se assunto entro tre giorni dall'insorgenza dei sintomi, con risultati simili se assunto entro massimo il quinto giorno.

 

Pfizer ha affermato che non riceverà royalties sulle vendite nei paesi a basso reddito e rinuncerà alle royalty in tutti i paesi coperti dall’accordo fintanto che il Covid resterà classificato come emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale dall'Organizzazione mondiale della sanità.

 

A differenza di quanto avvenuto con i vaccini nei mesi scorsi, in particolare per quelli a mRna, dove per la produzione vengono richieste non solo tecnologie poco diffuse a livello globale ma anche un know how specifico, la produzione di queste pillole sarà molto più semplice. Già nella giornata di ieri, ad esempio, il produttore di farmaci generici Dr. Reddy's Laboratories, già iscritto alla produzione di Molnupiravir, ha rivelato che sarebbe stato pronto anche alla produzione di Paxlovid. Dr. Reddy's è uno dei numerosi produttori in India che hanno stipulato un accordo con Merck prima che l'accordo con Mpp fosse reso pubblico. Altri includono Aurobindo, Cipla, Emcure, Hetero, Sun e Torrent. Anche Beximco in Bangladesh ha accettato di produrre Molnupiravir.

 

La notizia va accolta senza dubbio come un grande passo in avanti per il contrasto globale al Covid visto che si riuscirebbe così a produrre e distribuire questi prodotti con molta più facilità rispetto al procedimento richiesto dai vaccini. Di contro, però, sappiamo anche che questi farmaci non sono in grado di prevenire il virus e quindi di creare un ostacolo alla sua circolazione e che svolgono – anche egregiamente – la loro funzione solo se assunti tempestivamente entro massimo 5 giorni dalla comparsa dei sintomi. I due nuovi farmaci non potranno quindi in alcun modo sostituire i vaccini ma rappresenteranno sicuramente un’arma in più sulla quale poter fare affidamento.

 

Sebbene tra il programma Covax e gli sforzi dell'Ue siano state consegnate milioni di dosi in diverse aree del mondo, resta ancora molto da fare per proteggere i paesi più poveri dai contagi. Senza uno slancio in questa direzione, il virus avrà ancora troppo spazio per evolversi e sviluppare nuove varianti.

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