Alessio D'Amato, assessore alla Salute del Lazio (Ansa)

Roma Capoccia

D'Amato: "Il Green pass è una garanzia anche per bar e ristoranti"

Ruggiero Montenegro

"Favorevoli al certificato verde, il governo decida come applicarlo. Contagi in aumento? La situazione degli ospedali è sotto controllo, serve collaborazione per il tracciamento. E nuovi parametri per i colori". Parla l'assessore alla Salute del Lazio

L'obiettivo ultimo resta sempre quello dell'immunità di gregge, nel frattempo occorre muoversi con pragmatismo e flessibilità. Per Alessio D'Amato sono questi i due principali criteri nell'affrontare le sfide della pandemia e i nuovi effetti della variante Delta. A partire dal Green pass, verso cui è attesa nelle prossime ore una decisione da palazzo Chigi: “Noi abbiamo un approccio concreto, siamo favorevoli – risponde al Foglio l'assessore alla Salute del Lazio-. Certo, dovrà essere il governo a stabilirne i confini, ma è uno strumento utile, dai concerti ai viaggi”. La battaglia politica di questi giorni però si è giocata su locali e ristoranti, un dibattito che D'Amato non condivide: “Il certificato è la soluzione, non il problema. E' una forma di tutela anche per gli stessi ristoratori, che così scongiurano il rischio di focolai e chiusure da parte dell'autorità sanitaria”.

 

D'altra parte, i bollettini riportano un netto aumento nei contagi in regione e, sulla scia del trionfo europeo, a Roma dove nella settimana 12-18 luglio i positivi erano oltre 1300, in quella precedente 293. E il numero continua a salire: “Indubbiamente i festeggiamenti hanno inciso, ora ci viene presentato il conto”, sottolinea l'assessore. Una situazione su cui ha pesato inevitabilmente il giro per le vie della capitale del pullman della Nazionale. “Non voglio entrare nel merito della polemica. Dico solo che insieme all'Istituto Spallanzani avevamo creato un protocollo tecnico per seguire gli Europei in sicurezza”. E poi cosa è successo? “Ha funzionato in larga misura, almeno finché siamo stati coinvolti dalle autorità competenti. Poi non è stato più seguito, e ora ci tocca occuparci dei nuovi contagi”, risponde il titolare della sanità laziale, chiarendo però che “la situazione dal punto di vista clinico è sotto controllo, non c'è nessun allarme: nel 90 per cento dei casi si tratta di ragazzi tra i 20 e i 30 anni, con sintomi lievi o nulli, per lo più non vaccinati e che hanno ricevuto solo una dose”.

 

Leggermente diverso è invece il quadro del tracciamento: “Capisco bene che i più giovani vivano con sofferenza l'ipotesi di una quarantena, ma auspico una maggiore collaborazione, che non sempre c'è stata”. Ma non solo. “L'invito è sempre lo stesso: andate a vaccinarvi”, ribadisce D'Amato che stigmatizza le recenti dichiarazioni del capogruppo alla camera di Fratelli d'Italia Francesco Lollobrigida, che invitava a non vaccinarsi sotto i 40 anni: “Emerite sciocchezze, in questo modo non arriveremo mai all'immunità. E' un tema serio: noi puntiamo ad arrivare al 70 per cento di popolazione del tutto immunizzata entro la prima settimana di agosto”. Al momento sono oltre 2.9 milioni in regione ad aver concluso il ciclo vaccinale. D'ora in avanti molto dipenderà dalle disponibilità di vaccini, oltre che dalla capacità della macchina sanitaria: “Ne facciamo in media 60 mila al giorno, ma potremmo arrivare a 100 mila”, dice D'Amato.

 

Secondo i dati del governo, il Lazio inocula oltre il 95 per cento delle dosi disponibili. C'è, allora, un problema di rifornimenti? “La campagna in questa fase si basa all'80 per cento su Pfizer e le consegne sono calate”. Ci spieghi meglio: “Oggi ne arrivano 200 mila a settimana, e sarà così anche ad agosto, ma a giugno ne arrivavano 300 mila. La nostra fortuna è aver raggiunto comunque una buona copertura vaccinale”. E' per questo motivo, ragiona l'assessore, che gli ospedali non risentono dell'aumento dei casi, la stessa ragione per cui è stata chiesta una revisione dei parametri che regolano il sistema di restrizioni, al centro del Cdm di domani. “L'epidemia va gestita in maniera flessibile, man mano che le condizioni cambiano. Rt e incidenza non bastano più”, spiega ancora D'Amato: “La nostra proposta, condivisa con le altre regioni, segue il buon senso e prevede un limite al 15 per cento per le terapie intensive e al 25 per i ricoveri. Poi scatta il cambio di colore”. Come andrà a finire? “Siamo fiduciosi che le nostre ragioni possano essere accolte – conclude D'Amato -. Anche perché, diversamente, ci troveremmo davanti a criteri incongruenti alla realtà, specie ora che i reparti sono vuoti”.

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