PUBBLICITÁ

Il primo stop

Ci sono dei rischi nel blocco dell’Italia all’export sui vaccini

Giovanni Rodriquez

Roma ha fermato una spedizione di 250 mila dosi destinate all’Australia. Il coordinamento con l’Europa

PUBBLICITÁ

L’Italia ha bloccato una spedizione di 250 mila dosi del vaccino di AstraZeneca destinata all’Australia. Si tratta di dosi infialate presso lo stabilimento di Anagni e quindi già sul suolo italiano. Roma avrebbe deciso e notificato a Bruxelles il blocco già alla fine della scorsa settimana. E’ il primo intervento del genere da quando l’Unione europea ha introdotto nuove misure per controllare la spedizione dei vaccini fuori dai confini europei. Il blocco è stato reso possibile dal regolamento della Commissione, approvato lo scorso 30 gennaio, che “subordina l’esportazione di taluni prodotti alla presentazione di un’autorizzazione di esportazione”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


L’Italia ha bloccato una spedizione di 250 mila dosi del vaccino di AstraZeneca destinata all’Australia. Si tratta di dosi infialate presso lo stabilimento di Anagni e quindi già sul suolo italiano. Roma avrebbe deciso e notificato a Bruxelles il blocco già alla fine della scorsa settimana. E’ il primo intervento del genere da quando l’Unione europea ha introdotto nuove misure per controllare la spedizione dei vaccini fuori dai confini europei. Il blocco è stato reso possibile dal regolamento della Commissione, approvato lo scorso 30 gennaio, che “subordina l’esportazione di taluni prodotti alla presentazione di un’autorizzazione di esportazione”.

PUBBLICITÁ

 

Secondo quanto previsto dallo stesso regolamento, l’Italia ha quindi inviato la proposta di diniego all’autorizzazione a Bruxelles incontrando il favore della Commissione europea, che ha il compito di tenere “un quadro aggiornato delle richieste di esportazioni di vaccini anti Covid-19 e dei corrispondenti impegni delle case farmaceutiche assunti nel quadro dei richiamati accordi di pre-acquisto (Apa)”, spiegano dalla Farnesina. Il regolamento era stato approvato a seguito dei tagli delle forniture all’Europa annunciati da AstraZeneca. L’Unione europea si è scontrata con l’azienda, anche per il sospetto che dietro alla revisione delle forniture ci sia stata la decisione di dirottare la produzione altrove. La possibilità di attivare un blocco delle esportazioni era stata più volte al centro del dibattito in Europa, ma mai prima di oggi si era deciso di passare ai fatti. L’Italia è stato il primo paese a mettere in atto questo meccanismo, senza “battere i pugni sul tavolo”, ma agendo di concerto con Bruxelles. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel corso della sua prima uscita da premier a Bruxelles, aveva peraltro indicato una strategia più muscolare, simile a quella adottata da Stati Uniti e Regno Unito, per spingere le aziende produttrici a privilegiare le consegne domestiche a quelle extra europee.

 

PUBBLICITÁ

La linea del nuovo governo sembra così delinearsi in maniera abbastanza chiara. In una scelta sì condivisa a livello europeo, ma di certo non priva di rischi nel medio-lungo termine. Nei giorni scorsi infatti AstraZeneca, confermando l’impegno a consegnare all’Italia 20 milioni di dosi nel secondo trimestre, aggiungeva che circa la metà delle dosi previste proverrà dalla “catena di approvvigionamento europea nella quale stiamo continuando a lavorare per aumentarne la produttività. Il resto proverrà dalla nostra rete di approvvigionamento internazionale” (probabilmente dall’India). L’Europa quindi, almeno per il vaccino AstraZeneca, non ha alcuna garanzia di autosufficienza produttiva. Innescare una “guerra” di veti all’export potrebbe ritorcersi contro, dal momento che una parte dei nostri approvvigionamenti potrebbe passare da stabilimenti e paesi extra Ue. Forse sarebbe più prudente pretendere dalle case farmaceutiche maggiore chiarezza sui calendari delle consegne prima di attivare meccanismi che rischiano di creare pericolosi precedenti. A proposito di chiarezza e di calendari, il commissario europeo al Mercato interno, nonché capo della task force Ue per accelerare la produzione di vaccini, Thierry Breton, a margine di un incontro al ministero dello Sviluppo economico con il ministro Giancarlo Giorgetti si è detto “molto fiducioso sulla capacità dell’Unione europea di poter vaccinare entro la fine dell’estate tutti i cittadini dell’Ue che lo decideranno”. Le dosi, quindi, non dovrebbero mancare.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ