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A San Marino arriva il vaccino russo

Giovanni Rodriquez

La repubblica autonoma non ha ricevuto le dosi concordate con l'Italia. L'urgenza di iniziare la campagna vaccinale e le opzioni alternative hanno portato alla scelta di Sputnik, una decisione che potrà avere ripercussioni geopolitiche di non poco conto anche per il nostro paese

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La Repubblica di San Marino ha chiuso un accordo con il Russian direct investment fund (Rdif, fondo sovrano russo) per l’acquisto del vaccino russo SputnikV. Le prime dosi del vaccino sono attese già nei prossimi giorni. A queste seguirà poi una seconda consegna per la somministrazione della dose di richiamo da dover fare entro un mese dalla prima inoculazione. “Si tratta di un passaggio importante per la Repubblica di San Marino – ha dichiarato il segretario di stato per gli Affari Esteri Luca Beccari – che dimostra, ancora una volta, l’importanza della sinergia fra Stati: la battaglia contro il coronavirus non deve avere nessun connotato geopolitico e non deve conoscere confini. I piccoli Stati europei come San Marino devono poter assicurare una campagna vaccinale uniforme”. “Questo acquisto – dichiara il Segretario di stato per la Sanità Roberto Ciavatta –, che andrà a sommarsi alle dosi previste dall’intesa con l’Italia, integrerà le nostre scorte al fine di mettere al riparo la popolazione sammarinese nel più breve tempo possibile e colmare il divario rispetto alla campagna vaccinale europea.”

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La Repubblica di San Marino ha chiuso un accordo con il Russian direct investment fund (Rdif, fondo sovrano russo) per l’acquisto del vaccino russo SputnikV. Le prime dosi del vaccino sono attese già nei prossimi giorni. A queste seguirà poi una seconda consegna per la somministrazione della dose di richiamo da dover fare entro un mese dalla prima inoculazione. “Si tratta di un passaggio importante per la Repubblica di San Marino – ha dichiarato il segretario di stato per gli Affari Esteri Luca Beccari – che dimostra, ancora una volta, l’importanza della sinergia fra Stati: la battaglia contro il coronavirus non deve avere nessun connotato geopolitico e non deve conoscere confini. I piccoli Stati europei come San Marino devono poter assicurare una campagna vaccinale uniforme”. “Questo acquisto – dichiara il Segretario di stato per la Sanità Roberto Ciavatta –, che andrà a sommarsi alle dosi previste dall’intesa con l’Italia, integrerà le nostre scorte al fine di mettere al riparo la popolazione sammarinese nel più breve tempo possibile e colmare il divario rispetto alla campagna vaccinale europea.”

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Ma come mai San Marino ha deciso di acquistare il vaccino russo? Bisogna tornare allo scorso 11 gennaio, quando San Marino firmò con l’Italia un protocollo per la fornitura di vaccini contro il Covid. Nel testo si prevede, all’articolo 2, una “fornitura complessiva di vaccini per un numero massimo di 25 mila cittadini della Repubblica di San Marino, nel rispetto delle indicazioni fornite dalle linee guida dell’Oms, che suggeriscono una copertura effettiva del 70 per cento della popolazione”. E poi seguivano dettagli: “La fornitura avverrà, per ciascun vaccino, nella proporzione massimo di 1 ogni 1.700 vaccini acquistati dall’Italia fino alla concorrenza della copertura massima”. Di contro, San Marino si è impegnata a un uso “esclusivamente interno” di queste dosi, con “divieto assoluto di cessione a terze parti”. L’Italia si è quindi impegnata per una fornitura di circa 50 mila dosi. Succede però che, a oggi, neanche una singola dose di vaccino sia mai stata inviata dalle parti del Monte Titano. E così il governo sammarinese si è ritrovato in una posizione scomoda.

 

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Se infatti da una parte si vuole evitare tensioni con l’Italia, dall’altra cresce l’urgenza di dare risposte a una popolazione inferocita per una campagna vaccinale mai avviata. Le autorità sammarinesi, messe con le spalle al muro, si sono trovate nella condizione di doversi guardare attorno e valutare possibili strade alternative per ottenere le dosi mai arrivate. E si è così arrivati a Sputnik che, però, non ha ancora ottenuto l’autorizzazione né da parte dell’Ema né dalla Fda. Nonostante ciò, il vaccino russo viene utilizzato in molti paesi tra cui, nell’Unione europea, anche dall’Ungheria. Dal punto di vista regolatorio l’operazione potrebbe non risultare particolarmente problematica per San Marino dal momento che, tecnicamente, la piccola repubblica è autonoma e non è neppure membro Ue. E così San Marino diventerà un piccolo hub del vaccino russo sulla penisola italiana. Con possibili ripercussioni geopolitiche di non poco conto anche per il nostro paese. E pensare che tutto questo poteva essere ovviato con il rispetto del protocollo siglato e la fornitura di poche migliaia di dosi di quei vaccini regolarmente autorizzati da Ema e Aifa che settimanalmente transitano sul suolo italiano.

 

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