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I numeri di Arcuri sui vaccini non tornano

Giovanni Rodriquez

Per il commissario straordinario per l’emergenza Covid avremo 11,2 milioni di vaccini nel primo trimestre. Secondo i dati: 14,5 milioni 

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“Stiamo lavorando con uno schema che prevede che in Italia nel primo trimestre arrivino 11.200.000 vaccini, oltre il 60 per cento in meno”. Così domenica sera il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, ospite di “Che tempo che fa” su Rai3, ha fatto il punto sulla campagna vaccinale. E, ancora una volta, siamo costretti a dover sottolineare come i numeri tra Roma e Bruxelles continuino a essere sostanzialmente diversi.

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“Stiamo lavorando con uno schema che prevede che in Italia nel primo trimestre arrivino 11.200.000 vaccini, oltre il 60 per cento in meno”. Così domenica sera il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, ospite di “Che tempo che fa” su Rai3, ha fatto il punto sulla campagna vaccinale. E, ancora una volta, siamo costretti a dover sottolineare come i numeri tra Roma e Bruxelles continuino a essere sostanzialmente diversi.

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Per chiarire l’attuale situazione dobbiamo innanzitutto riprendere in mano la tabella aggiornata del piano vaccini pubblicata nel decreto del ministero della Salute il 2 gennaio 2021. Qui vediamo che la fornitura indicata per il primo trimestre è di circa 20 milioni di dosi (20.360.748 per la precisione). Quasi il doppio di quanto indicato da Arcuri. Questo perché in tabella, vengono conteggiate anche 1.992.000 dosi di Curevac, vaccino che non è stato ancora approvato dall’Ema, e 8.028.000 dosi di AstraZeneca. Su AstraZeneca va aperta una breve parentesi, dal momento che le forniture per il primo trimestre sono state modificate ben 4 volte nell’arco di poco più di un mese. Nella tabella originaria del piano vaccini del 12 dicembre 2020, infatti, erano attese 16.155.000 dosi. Nell’aggiornamento del piano vaccini del 2 gennaio 2021 queste sono scese 8.028.000 a causa dell’autorizzazione all’immissione in commercio arrivata solo 29 gennaio, e con una distribuzione attiva sul territorio prevista solo a partire dalle prime settimane di febbraio. In sostanza, si è perso mezzo trimestre e quindi si è dimezzata la fornitura.

 

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Ma non finisce qui. Nelle scorse settimane l’azienda farmaceutica aveva annunciato, per problemi di produzione in uno stabilimento, una riduzione di circa il 60 per cento delle dosi attese entro il 31 marzo. Da qui il riconteggio che aveva fatto scendere a 3.400.000 le dosi disponibili per l’Italia, come chiarito più volte sia dal commissario Arcuri sia dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Riduzione per la quale il governo aveva minacciato di adire le vie legali. Sennonché, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato: “Astrazeneca consegnerà 9 milioni di dosi aggiuntive nel primo trimestre (in totale 40 milioni) rispetto all’offerta della settimana scorsa e inizierà le consegne una settimana prima del previsto”. In questo modo le dosi attese dall’Italia cambiano nuovamente, stavolta in meglio, salendo a 5.360.000 dosi.

 

A queste vanno poi aggiunte le dosi attese da Pfizer, ossia 7.808.000. Dosi che, nonostante i ritardi delle scorse settimane, sono state garantite dall’azienda che ha anche già annunciato l’arrivo in Europa di 75 milioni di dosi aggiuntive nel secondo trimestre. Per arrivare agli oltre 7 milioni di dosi previsti entro il 31 marzo, Pfizer ha spiegato che “aumenterà le consegne a partire dalla settimana del 15 febbraio”. A questi andrebbero poi sommate ulteriori 6.642.991 dosi, risultanti dall’acquisto del 29 dicembre 2020 delle ulteriori 100 milioni di dosi opzionate dall’Europa. Questi oltre 6 milioni di dosi verranno distribuiti in Italia a cavallo del primo e secondo trimestre, ma non è ancora chiara la loro ripartizione.

 

Infine, dobbiamo inserire nel conteggio anche le dosi del vaccino di Moderna, ossia 1.328.000. Nonostante, infatti, un annunciato taglio del 20 per cento delle forniture per la settimana del 8 febbraio, non sono state ufficializzate rimodulazioni al ribasso delle consegne previste per il primo trimestre. Senza poi contare il fatto che per Moderna, così come già capitato inizialmente con Pfizer, vengono ancora conteggiate 10 dosi per ogni fiale invece delle 11 che possono essere da subito estratte, così come certificato da Aifa. Un ricalcolo che porterebbe a un potenziale incremento di oltre 132.000 dosi.

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Pur non volendo conteggiare queste ultime, e senza mettere in conto le ulteriori 6,6 milioni di dosi previste da Pfizer a cavallo tra primo e secondo trimestre, alla luce di quanto spiegato sarebbero in ogni caso attese entro il 31 marzo in Italia 14,49 milioni di dosi (5,36 mln di AstraZeneca più 7,8 mln di Pfizer più 1,33 di Moderna). In pratica tra Roma e Bruxelles balla una differenza di almeno 3,3 milioni di dosi e cioè oltre 1 milione e mezzo di vaccinati.

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