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Intrigo vaccinale

Aut aut, una petizione contro Arcuri: “Il doppio ruolo non è più credibile”

Francesco Gottardi

Dall'Associazione Coscioni al Pts, la comunità scientifica in allarme per il caso Invitalia-ReiThera: “Operazione senza alcun criterio di trasparenza. Il commissario non può utilizzare denaro pubblico per un progetto privato, attraverso l'agenzia di cui è ad. E La favola del vaccino italiano non esiste”

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Era stata una presentazione show, quasi un mese fa. All’insegna di una formula magica: “Ecco il vaccino italiano”. L’inizio di una maxioperazione mediatica e politica. Ma che di scientifico, stando agli esperti, avrebbe ancora poco di comprovato. O che giustificherebbe l’acquisto del 30 per cento di ReiThera – società biotecnologica di Castel Romano, ma interamente controllata dalla svizzera Keires ag – da parte di Invitalia per 81 milioni di fondi pubblici. Amministratore delegato: Domenico Arcuri. Lo stesso commissario straordinario all’emergenza. “C’è un palese conflitto d’interessi”, alza la voce Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. “L’interesse in gioco invece è quello dei cittadini: per questo abbiamo lanciato una petizione che ha già superato le 3mila adesioni. Arcuri deve scegliere”.

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Era stata una presentazione show, quasi un mese fa. All’insegna di una formula magica: “Ecco il vaccino italiano”. L’inizio di una maxioperazione mediatica e politica. Ma che di scientifico, stando agli esperti, avrebbe ancora poco di comprovato. O che giustificherebbe l’acquisto del 30 per cento di ReiThera – società biotecnologica di Castel Romano, ma interamente controllata dalla svizzera Keires ag – da parte di Invitalia per 81 milioni di fondi pubblici. Amministratore delegato: Domenico Arcuri. Lo stesso commissario straordinario all’emergenza. “C’è un palese conflitto d’interessi”, alza la voce Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. “L’interesse in gioco invece è quello dei cittadini: per questo abbiamo lanciato una petizione che ha già superato le 3mila adesioni. Arcuri deve scegliere”.

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O il ruolo di commissario al piano vaccinale, titola l’istanza, o quello di dirigente di Invitalia. “Mi auguro che se ne renda conto. E che in alternativa sia responsabilità immediata dei capipartito del governo che si andrà a formare. Altrimenti saremo pronti a sottoporre la questione per vie legali”. La parola chiave dell’intera vicenda è credibilità: “Non riguarda solo Arcuri”, spiega Cappato, “e risale già a quella famosa conferenza stampa allo Spallanzani. Tra i presenti Nicola Magrini: il direttore generale di Aifa, chi cioè dovrebbe essere arbitro della sicurezza del vaccino, era già lì a sponsorizzarlo”. Le preoccupazioni sono innanzitutto a livello scientifico. “Che senso ha investire delle risorse pubbliche per un progetto incerto, legato a una specifica azienda privata che utilizza una tecnologia adenovirale – quella del vaccino AstraZeneca, ndr – non innovativa? E poi c’è l’aspetto economico: il commissario dovrebbe garantire autonomia con tutti i produttori di vaccini nell’interesse generale, non delle singole case di produzione. In caso di problemi con ReiThera poi, gli interessi diretti pregiudicherebbero ogni causa giudiziaria. Arcuri si è messo in una posizione parziale: chiediamo quindi la rinuncia a uno dei due incarichi. E sottolineo che questo non c’entra nulla con le generiche accuse di incompetenza del suo operato nella gestione della pandemia, su cui non ci pronunciamo”. 

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È dello stesso avviso il professor Guido Poli, presidente del Patto trasversale per la scienza che sempre nella giornata di lunedì ha diffuso un comunicato in linea con la petizione dell’Assocazione Coscioni. Partendo dal botta e risposta che Enrico Bucci e Luciano Capone hanno avuto sul Foglio con lo stesso commissario: “Da parte di Arcuri c’è un accorpamento di funzioni non sostenibile”, interviene Poli. “La logica top-down, lo stato che si fa carico degli investimenti di interesse strategico per la popolazione, è un’opzione valida soprattutto in una situazione di emergenza. Ma se e solo se rispetta i criteri di massima trasparenza. Nel caso ReiThera questo non c’è stato e lo denunciamo. Il problema è di merito e metodo: si può giustificare un finanziamento pubblico per una biotech che, più che italiana, è parte di un consorzio internazionale con Germania e Belgio? E per un prodotto appena alla fase uno, per giunta”.

  

 

Poco convincente se non follia, avevano commentato la scorsa settimana anche l’immunologa Antonella Viola e il virologo Roberto Burioni. “Sarebbe senz’altro più sensato riconvertire i siti di produzione nazionale sulla base dei vaccini esistenti”, Cappato e Poli concordano. “Ma attenzione: solo se all’interno di una dimensione europea e globale, secondo gli accordi a cui siamo vincolati. Certo non per compensare le problematiche di distribuzione come ha detto Arcuri”. Propaganda d’emergenza, continua il presidente del Pts: “Quello che dà fastidio è la sensazione di 'vendere', al cittadino che non ha competenze in materia, un’immagine di capacità di autonomia nazionale sbagliata. La retorica dei luoghi comuni, dell’Italia che ce la fa nelle avversità contro tutto e tutti. Anche basta. A oggi non c’è alcuna azienda nel nostro paese in grado di avviare la produzione in tempi brevi. La favola del vaccino italiano non esiste: non ha consistenza scientifica né economica. Forse politica…”. Quindi riecco le case farmaceutiche cattive, d’accordo con i paesi del petrolio ancora più cattivi – e inoltre islamici, va da sé – per rubare l’immunizzazione ai poveri italiani. “Spero che questo non sia vero”, aveva risposto Arcuri a Barbara D’Urso. Ma l’efficacia è garantita. Senza bisogno di test in laboratorio.

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