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Pfizer e Moderna bastano? Tra Bruxelles e Roma ballano 40 milioni di dosi

Giovanni Rodriquez

Nessun dietrofront da parte dell'Ema, che ribadisce di immunizzare il 70 per cento della popolazione europea entro l'estate. Ma Sileri frena: "Ritardi fino a 8 settimane"

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Dopo una settimana di polemiche e minacce legali per i ritardi nelle consegne dei vaccini Pfizer, oltre ai tagli di forniture annunciati da AstraZeneca su un vaccino non ancora approvato dall’Ema, a che punto siamo con la campagna vaccinale? Fare chiarezza sulla questione non è semplice dal momento che le dichiarazioni delle autorità italiane troppo spesso configgono in maniera importante con quelle provenienti dall’Ue. Iniziamo con un obiettivo di lungo termine. Quante vaccinazioni si faranno entro il 2021? A chiarirlo in ambito europeo era stata lo scorso 8 gennaio la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, annunciando l’acquisto di dosi aggiuntive di vaccini, rispettivamente, 300 milioni di dosi in più di Pfizer e 80 milioni in più di Moderna. Spiegò che le dosi aggiuntive sarebbero state rese disponibili a partire dal secondo trimestre del 2021 e, più in particolare, 75 milioni di dosi sarebbero arrivate entro il secondo trimestre del 2021. A questo punto, nel complesso, le dosi disponibili di Pfizer passano da 300 a 600 milioni, mentre quelle di Moderna da 80 a 160 milioni, raddoppiando la “potenza di fuoco” dell’Europa.

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Dopo una settimana di polemiche e minacce legali per i ritardi nelle consegne dei vaccini Pfizer, oltre ai tagli di forniture annunciati da AstraZeneca su un vaccino non ancora approvato dall’Ema, a che punto siamo con la campagna vaccinale? Fare chiarezza sulla questione non è semplice dal momento che le dichiarazioni delle autorità italiane troppo spesso configgono in maniera importante con quelle provenienti dall’Ue. Iniziamo con un obiettivo di lungo termine. Quante vaccinazioni si faranno entro il 2021? A chiarirlo in ambito europeo era stata lo scorso 8 gennaio la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, annunciando l’acquisto di dosi aggiuntive di vaccini, rispettivamente, 300 milioni di dosi in più di Pfizer e 80 milioni in più di Moderna. Spiegò che le dosi aggiuntive sarebbero state rese disponibili a partire dal secondo trimestre del 2021 e, più in particolare, 75 milioni di dosi sarebbero arrivate entro il secondo trimestre del 2021. A questo punto, nel complesso, le dosi disponibili di Pfizer passano da 300 a 600 milioni, mentre quelle di Moderna da 80 a 160 milioni, raddoppiando la “potenza di fuoco” dell’Europa.

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Con un totale di 760 milioni di dosi, tra Pfizer e Moderna, Von der Leyen spiegò: “Ci siamo assicurati la quantità di dosi di cui abbiamo bisogno per vaccinare 380 milioni di europei”, pari a oltre l’80 per cento della popolazione Ue. Ricordiamo infatti che entrambi questi vaccini necessitano di due dosi per l’immunizzazione. Declinati a livello nazionale, e sapendo che all’Italia spetta una quota pari al 13,46 per cento dei vaccini acquistati dall’Ue, entro il 2021 potremo contare su 102,2 milioni di dosi con le quali poter immunizzare 51 milioni di italiani, ossia circa l’84 per cento della popolazione. Tutto chiaro, se non fosse che circa una settimana dopo, il 14 gennaio, il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri ha fornito numeri molto diversi sugli approvvigionamenti previsti entro fine anno: “Se ci fermassimo ai vaccini di Pfizer e Moderna avremo una disponibilità di 60 milioni di dosi nell’intero arco del 2021. Servirebbero a vaccinare 30 milioni di italiani entro la fine dell’anno. E’ sufficiente vaccinare 30 milioni di italiani in un anno? Certamente no”.

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Insomma, tra le cifre della Commissione europea e quelle del commissario Arcuri ballano la bellezza di 20 milioni di immunizzati (40 milioni di dosi). Una discrepanza non di poco conto e inspiegabile, anche alla luce del fatto che l’acquisto di dosi vaccinali avviene sempre in ambito centralizzato europeo, non nazionale. Non va meglio se dall’arco temporale annuale spostiamo l’attenzione sul medio termine. Il portavoce della Commissione Ue Eric Mamer, rispondendo in conferenza stampa alle domande dei giornalisti sui ritardi annunciati da Pfizer e AstraZeneca sottolineava: “Non cambieremo gli obiettivi di copertura vaccinale del 70 per cento della popolazione entro l’estate”.

 Nessuna modifica degli obiettivi dunque anche perché, come confermato ieri dal ceo di Pfizer Albert Bourla, l’azienda sarà in grado di fornire un quantitativo maggiore di dosi già prima della fine del secondo trimestre, non solo grazie ai lavori per l’incremento della produzione, ma anche alla luce del conteggio della sesta dose per fiala. “Grazie alla possibilità di estrarre la sesta dose, le consegne possono essere più rapide. Ci sarà un’accelerazione delle consegne”, ha detto un portavoce della Commissione Ue, Stefan de Keersmaecker.

     

  

Ma non finisce qui. La direttrice esecutiva dell’Ema, Emer Cooke, ha spiegato ieri al Parlamento europeo che Pfizer ha presentato un protocollo “per aggiungere altri siti di produzione nell’Ue. Ci aspettiamo un impatto sulle forniture all’inizio del secondo trimestre del 2021”, in aprile. A questo va aggiunto l’annuncio del ceo di Sanofi, Paul Hudson: “Contribuiremo a produrre più di 100 milioni di dosi di vaccino Pfizer entro la fine del 2021”. Eppure, tornando all’Italia, l’altroieri il vice ministro alla Salute Pierpaolo Sileri spiegava che le riduzioni di dosi comunicate da Pfizer e AstraZeneca “faranno slittare di circa 4 settimane i tempi previsti per la vaccinazione degli over 80 e di circa 6-8 settimane per il resto della popolazione”. Ritardo certificato pure dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia: “Slitterà di qualche settimana o mese l’immunità di gregge”. Insomma, numeri e obiettivi tra Roma e Bruxelles sembrano non coincidere quasi su nulla. E restano molti interrogativi aperti.

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