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Il problema è lessicale: Arcuri conta le fiale, ma Pfizer ha venduto le dosi

Luciano Capone

Il Commissario denuncia che la prossima settimana arriverà “il 20% di fiale in meno". L'azienda produttrice del vaccino ha semplicemente adeguato le consegne alla nuova decisione dell'Ema: "Ogni flaconcino contiene 6 dosi" (e non più 5)

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Com’è possibile che la Pfizer e la Commissione europea dichiarino che dalla prossima settimana i rifornimenti di vaccini torneranno regolari, mentre il commissario Domenico Arcuri sostiene che la prossima settimana “Pfizer consegnerà il 20% in meno di fiale”? Chi dice la verità? Entrambi. La differenza, ciò che confonde cittadini, è che Pfizer parla di dosi mentre Arcuri parla di “fiale”. È in questo equivoco lessicale che si gioca la divergenza di vedute sul rispetto dei termini contrattuali. Una disputa sorta dopo una modifica regolatoria, prima dell’Aifa in Italia e poi dell’Ema a livello europeo, sul numero di dosi estraibili da ogni fiala: non più 5 ma 6. In pratica, da un lato la Pfizer intende consegnare lo stesso numero di dosi (quindi meno fiale), mentre Arcuri pretende lo stesso numero di fiale (quindi più dosi). Ma come nasce e come si risolverà lo scontro?

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Com’è possibile che la Pfizer e la Commissione europea dichiarino che dalla prossima settimana i rifornimenti di vaccini torneranno regolari, mentre il commissario Domenico Arcuri sostiene che la prossima settimana “Pfizer consegnerà il 20% in meno di fiale”? Chi dice la verità? Entrambi. La differenza, ciò che confonde cittadini, è che Pfizer parla di dosi mentre Arcuri parla di “fiale”. È in questo equivoco lessicale che si gioca la divergenza di vedute sul rispetto dei termini contrattuali. Una disputa sorta dopo una modifica regolatoria, prima dell’Aifa in Italia e poi dell’Ema a livello europeo, sul numero di dosi estraibili da ogni fiala: non più 5 ma 6. In pratica, da un lato la Pfizer intende consegnare lo stesso numero di dosi (quindi meno fiale), mentre Arcuri pretende lo stesso numero di fiale (quindi più dosi). Ma come nasce e come si risolverà lo scontro?

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Quando il 28 dicembre, anticipando l’Ema, l’Aifa prende la decisione sulla sesta dose dice che “è possibile ottenere almeno 6 dosi da ogni flaconcino del vaccino BioNTech/Pfizer”. Si tratta quindi di una facoltà, che all’epoca il Commissario straordinario e la stampa italiana affermavano fosse merito delle “siringhe di Arcuri” che consentendo questa operazione avrebbero regalato all’Italia il 20% di dosi in più facendoci risparmiare decine e decine di milioni di euro. Era una narrazione di comodo che si basava su presupposti falsi: la sesta dose non era merito delle “siringhe di Arcuri”, basta una qualsiasi siringa di precisione (tipo insulina). E infatti, l’8 gennaio, l’Ema ha preso la stessa decisione – senza far riferimento alle siringhe luer-lock acquistate a caro prezzo da Arcuri – aggiornando le informazioni tecniche sul vaccino Comirnaty “per specificare che ogni flaconcino da 0,45 ml contiene 6 dosi da 0,3 ml dopo la diluizione”. A differenza della decisione precedente dell’Aifa non si tratta più di una “possibilità”, ma di un nuovo standard: “Estrarre cinque dosi invece che sei è da considerarsi malpractice”, dice l’Aifa al Foglio.

 

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Questo cambiamento, deciso dalle autorità regolatorie e non dall’azienda, ha indotto Pfizer ad adeguare le consegne alle nuove “informazioni sul prodotto” e quindi a garantire la stessa quantità di dosi riducendo il numero di fiale, visto che da ognuna si può ricavare una vaccinazione in più. Questa nuova policy è stata presa a partire dal 18 gennaio, in concomitanza con la riduzione dei rifornimenti a causa dei lavori di adeguamento nello stabilimento di Puurs in Belgio per aumentare la capacità produttiva. Ma mentre gli effetti di questo fattore contingente riguardano solo la settimana appena passata, il nuovo metodo di conteggio delle dosi per fiala è un cambiamento strutturale. Così, se per la settimana appena passata l’azienda riconosce che in una certa misura c’è stata una riduzione delle dosi consegnate che verrà recuperata a partire dal 15 di febbraio, dal 25 gennaio in poi riterrà che i rifornimenti saranno regolari. Mentre, stando alle dichiarazioni di Arcuri, secondo l’Italia l’azienda sarà ritenuta inadempiente per un 20% di fiale. Ma chi ha ragione?

 

L’azienda si è impegnata a consegnare fiale o dosi? “Gli impegni di fornitura, in linea con gli accordi esistenti si basano sulla fornitura di dosi, in conformità con le caratteristiche del prodotto approvate”, dice la Pfizer al Foglio. Inoltre questo cambiamento consentirà “a un maggior numero di persone in tutto il mondo di essere vaccinate durante una crisi di salute pubblica”. Dello stesso avviso pare essere la Commissione: “Il punto di partenza del contratto è il fatto che le consegne si fanno sulla base delle dosi. Questo è un elemento molto importante”, dice al Foglio il portavoce alla Sanità della Commissione europea. Anche se, precisa, “gli stati membri e la Commissione hanno in corso una discussione per vedere quale posizioni prendere sugli aspetti contrattuali e di consegna di queste dose”. Dato che Pfizer sta riducendo le consegne in gran parte dei paesi extra Ue, dal Canada al Messico passando per l’Arabia Saudita e il Bahrein, e per giunta in una misura superiore rispetto all’Europa, è evidente che non avremo seste dosi gratis. E su questo punto minacciare di portare la multinazionale in tribunale non servirà a cambiare le cose se contrattualmente abbiamo comprato dosi e non fiale.

 

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