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Presto i vaccini potrebbero non essere più scarsi

Luciano Capone

L'Europa raddoppia gli acquisti da Pfizer/BioNTech, Moderna è in arrivo e a breve può esserci l'autorizzazione di AstraZeneca: il problema non sarà più la mancanza di dosi, ma la capacità di farli. All’Italia serve più delle siringhe di Arcuri per gestire con efficienza la vaccinazione di massa

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Tutti i governi del mondo sono impegnati in una corsa contro il tempo per vaccinare quanto prima quante più persone possibili. La criticità più importante in tutti i piani vaccinali, forse con l’unica eccezione di Israele, è la scarsità dell’elemento più importante: i vaccini. Le dosi al momento arrivano con il contagocce, o quasi. E molti paesi per accelerare i tempi stanno modificando le strategie vaccinali con mosse azzardate che potrebbero rivelarsi pericolose. Negli Stati Uniti il presidente eletto Joe Biden sembra intenzionato, come sta facendo il Regno Unito, a far inoculare immediatamente tutte le dosi disponibili allontanandosi dalla strategia dell’Amministrazione Trump che prevede di conservare metà delle dosi per la seconda inoculazione. Per molti esperti e per le autorità sanitarie, inclusa la Fda americana, vaccinare tutti ritardando la seconda dose può avere conseguenze nefaste per la salute pubblica, con il rischio addirittura di indurre il virus a mutare in modo da rendere inefficace la vaccinazione. L’Italia, invece, sta seguendo la strategia più ortodossa conservando circa il 30% di dosi consegnate per la seconda iniezione. Per questo motivo, avendo poche dosi a disposizione e dovendone conservare un terzo, è impossibile incrementare più di tanto il numero di vaccinazioni quotidiane che ora si attesta a 60-70 mila al giorno, uno dei ritmi migliori in Europa.

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Tutti i governi del mondo sono impegnati in una corsa contro il tempo per vaccinare quanto prima quante più persone possibili. La criticità più importante in tutti i piani vaccinali, forse con l’unica eccezione di Israele, è la scarsità dell’elemento più importante: i vaccini. Le dosi al momento arrivano con il contagocce, o quasi. E molti paesi per accelerare i tempi stanno modificando le strategie vaccinali con mosse azzardate che potrebbero rivelarsi pericolose. Negli Stati Uniti il presidente eletto Joe Biden sembra intenzionato, come sta facendo il Regno Unito, a far inoculare immediatamente tutte le dosi disponibili allontanandosi dalla strategia dell’Amministrazione Trump che prevede di conservare metà delle dosi per la seconda inoculazione. Per molti esperti e per le autorità sanitarie, inclusa la Fda americana, vaccinare tutti ritardando la seconda dose può avere conseguenze nefaste per la salute pubblica, con il rischio addirittura di indurre il virus a mutare in modo da rendere inefficace la vaccinazione. L’Italia, invece, sta seguendo la strategia più ortodossa conservando circa il 30% di dosi consegnate per la seconda iniezione. Per questo motivo, avendo poche dosi a disposizione e dovendone conservare un terzo, è impossibile incrementare più di tanto il numero di vaccinazioni quotidiane che ora si attesta a 60-70 mila al giorno, uno dei ritmi migliori in Europa.

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Ma lo scenario di penuria di vaccini che ci obbliga a tenere alzato il piede dell’acceleratore può, per fortuna, cambiare all’improvviso. Ieri sono giunte due buone notizie. La presidente Ursula von der Leyen ha annunciato che la Commissione europea ha acquistato altre 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer/BioNTech, raddoppiando così gli ordinativi. Le prime 75 milioni di dosi ulteriori dovrebbero arrivare nel secondo trimestre dell’anno. Alle 600 milioni di dosi del vaccino tedesco-americano vanno aggiunte altre 160 milioni di dosi del vaccino Moderna: con questi ordinativi in arrivo entro la fine dell’anno, la Von der Leyen ha confermato che si riuscirà a garantire la doppia iniezioni a 380 milioni di cittadini, un numero superiore all’80% della popolazione europea (soglia per l’immunità di gregge). In aggiunta a questo l’Ema, come già aveva fatto l’Aifa, ha autorizzato l’estrazione di 6 dosi (anziché 5) da ogni fiala di vaccino Pfizer/BioNTech, aumentando così del 20% l’offerta (l’Agenzia europea non fa riferimento alla necessità delle “siringhe di Arcuri”, le luer lock, come avevamo spiegato sul Foglio basta qualsiasi siringa di precisione meno costosa). Inoltre, sempre ieri, l’Ema ha dichiarato che presto AstraZeneca dovrebbe presentare la richiesta di autorizzazione del suo vaccino e che una decisione dovrebbe arrivare entro la fine di gennaio.

 

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Questo vuol dire che, tra l’aumento della capacità produttiva delle case farmaceutiche e le nuove autorizzazioni, i vaccini potrebbero improvvisamente non essere più scarsi. Basti pensare che, secondo il piano strategico italiano, AstraZeneca dovrebbe consegnare nella prima metà dell’anno 40 milioni di dosi, molto più facili da gestire e distribuire rispetto ai vaccini a Rna (Pfizer e Moderna) che necessitano di temperature ultrabasse. In pratica, in breve tempo, dopo le prime consegne a singhiozzo potremmo essere inondati di vaccini. A quel punto il limite alle vaccinazioni non sarà più la quantità di dosi, ma la capacità di iniettarle a milioni di italiani. È fondamentale farsi trovare pronti. E se non lo siamo, prepararsi.

 

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