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un salto a johannesburg

Nuova variante Covid? In Sud Africa il primo problema è l’alcol

Francesco Gottardi

Nel paese improvvisamente più temuto dagli europei, il virus peggiore è ben più antico della pandemia (e non muta)

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Voli cancellati e confini chiusi per i viaggiatori provenienti dal Sud Africa. Regno Unito e Danimarca l’hanno già fatto: la fantomatica variante del coronavirus “che resiste al vaccino” è l’ultima minaccia rilanciata dai media di mezzo mondo. E ben vengano le precauzioni. La paranoia, magari no. Innanzitutto perché non c’è alcuna evidenza scientifica che le mutazioni più insidiose del virus – come la cosiddetta 501.V2, altamente contagiosa e riscontrata in Sud Africa – rendano inefficace la risposta vaccinale. E anzi un centro di ricerca di Seattle sembra dimostrare il contrario. Secondo: nella vita pandemica di tutti i giorni, cosa vuol dire nuova variante? Poco o nulla, ci rispondono da Johannesburg.

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Voli cancellati e confini chiusi per i viaggiatori provenienti dal Sud Africa. Regno Unito e Danimarca l’hanno già fatto: la fantomatica variante del coronavirus “che resiste al vaccino” è l’ultima minaccia rilanciata dai media di mezzo mondo. E ben vengano le precauzioni. La paranoia, magari no. Innanzitutto perché non c’è alcuna evidenza scientifica che le mutazioni più insidiose del virus – come la cosiddetta 501.V2, altamente contagiosa e riscontrata in Sud Africa – rendano inefficace la risposta vaccinale. E anzi un centro di ricerca di Seattle sembra dimostrare il contrario. Secondo: nella vita pandemica di tutti i giorni, cosa vuol dire nuova variante? Poco o nulla, ci rispondono da Johannesburg.

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“La maggior parte della nostra gente non sa neanche che cosa sia”, racconta al Foglio Mbali Sigidi, giornalista 30enne, mamma di due bambini. “C’è solo l’approssimativa consapevolezza di essere nel pieno di una seconda ondata. Ma il dramma sociale del nostro paese era e resta l’alcol”. Ed è questo, più del virus mutante, il motivo che lo scorso 28 dicembre ha spinto il governo ad alzare il lockdown nazionale al livello 3 (su scala da 1 a 5) almeno fino al 15 gennaio: “La chiusura totale che abbiamo avuto in primavera non sarebbe più sostenibile economicamente. Tre vuol dire comunque divieto di vendite interne e consumo di alcolici, con coprifuoco dalle 21 alle 6. Ciò ha scatenato il malcontento popolare, ma ha salvato il Capodanno: per la prima volta nella storia del Sud Africa il Chris Hani Baragwanath Hospital di Soweto, il principale ospedale pubblico del paese, ha trascorso il primo gennaio senza alcun caso di pronto soccorso dovuto all’alcol. I medici hanno potuto occuparsi degli altri pazienti”.

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Non è una semplice consolazione, come il calo di incidenti causati dai botti in Italia. Questione di numeri: secondo l’ultima indagine Oms (2020), il Sud Africa è il sesto paese al mondo per consumo di alcol pro capite (il quarto, se escludiamo due microstati come Swaziland e Maldive). E lo scoppio della pandemia ha instaurato un circolo vizioso: “Disoccupazione al 30 per cento, stanchezza sociale, restrizioni e noia”. Se le cose vanno male, si beve. “E se si beve aumentano la promiscuità, le feste clandestine”. I contagi e la pressione sugli ospedali: il presidente Cyril Ramaphosa già in estate aveva imposto il blocco – duro colpo per uno dei business più importanti del paese –, sottolineando la correlazione fra abuso di alcolici ed emergenze sanitarie. Da ridurre al minimo, date quelle già innescate dal coronavirus che ad oggi ha superato il milione di casi.

 

E il contenimento della nuova variante? “Non ci sono restrizioni relative alla circolazione interna”, continua Sigidi, “e solo tre aeroporti – Johannesburg, Durban, Città del Capo – rimangono aperti. Ma alla dogana, c’è molta più attenzione alla provenienza di chi arriva che alla destinazione di chi va via”. Tutto il mondo è paese. “Presto inizierà anche qui la campagna di vaccinazione, intanto però preoccupa l’andamento degli ospedalizzati. In rapido peggioramento”. Perché se vero che il Sud Africa finora ha saputo tener testa al virus (con un tasso di mortalità del 2,7 per cento), un decimo dei casi totali l’ha registrato nella sola ultima settimana del 2020.

 

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Un’altra sfumatura di inverno triste, che si aggiunge alle tante già note in Europa. “La difficoltà maggiore di questa pandemia? Avere un minimo di sicurezza economica”, sostiene la giornalista. “Le applicazioni per il Covid-19 Relief Fund, annunciato mesi fa dal governo, sono per la maggior parte in attesa di risposta: per lo sport, il settore in cui lavoro, è stata allocata meno della metà dei 150 milioni di rand a disposizione. Anche per questo i contratti sono sempre più a breve termine. Sta emergendo una nuova fascia di povertà: tanta gente è tornata a vivere dai genitori pur di risparmiare sull’affitto. E infatti i prezzi delle case sono crollati, sarebbe il momento migliore per comprare. Ma i soldi chi ce li ha?” La variante sudafricana, forse, non è poi così diversa dalla nostra.

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