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Com’è che la Francia è tanto lenta? È lo stato centrale, chérie

Mauro Zanon

Da Parigi in giù, il pantano della burocrazia sanitaria. Le regioni contro Macron: "Farsi vaccinare è più complicato che acquistare una macchina"

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Ieri mattina, sui social network, circolava una mappa delle vaccinazioni che metteva a confronto alcuni paesi indicando il numero di persone vaccinate contro il Covid-19 al primo gennaio 2021: c’erano la Cina, con 4,5 milioni di vaccinati, gli Stati Uniti, con 4,2 milioni, il Regno Unito, con 944.549, la Germania, con 238.809, l’Italia, con 114.349, e infine, lontanissima, la Francia, con appena 516 vaccinati. “Stiamo facendo la figura dei fessi rispetto agli altri paesi”, ha commentato Patrick Pelloux, medico urgentista ed ex collaboratore del settimanale Charlie Hebdo. “Siamo gli zimbelli del mondo”, ha reagito sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Regione Grand Est Jean Rottner. Quest’ultimo, al vertice della regione più colpita dal coronavirus assieme all’Île-de-France, è diventato il portavoce politico del malcontento contro il governo francese, impreparato sulla campagna di vaccinazione rispetto ai suoi omologhi europei.

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Ieri mattina, sui social network, circolava una mappa delle vaccinazioni che metteva a confronto alcuni paesi indicando il numero di persone vaccinate contro il Covid-19 al primo gennaio 2021: c’erano la Cina, con 4,5 milioni di vaccinati, gli Stati Uniti, con 4,2 milioni, il Regno Unito, con 944.549, la Germania, con 238.809, l’Italia, con 114.349, e infine, lontanissima, la Francia, con appena 516 vaccinati. “Stiamo facendo la figura dei fessi rispetto agli altri paesi”, ha commentato Patrick Pelloux, medico urgentista ed ex collaboratore del settimanale Charlie Hebdo. “Siamo gli zimbelli del mondo”, ha reagito sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Regione Grand Est Jean Rottner. Quest’ultimo, al vertice della regione più colpita dal coronavirus assieme all’Île-de-France, è diventato il portavoce politico del malcontento contro il governo francese, impreparato sulla campagna di vaccinazione rispetto ai suoi omologhi europei.

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“Oggi siamo di fronte a uno scandalo di stato. Stiamo continuando a portare avanti una politica che ha mostrato la sua inefficacia nel passato: le mascherine, i test e oggi la vaccinazione”, ha attaccato Rottner, prima di aggiungere: “Si fanno beffa di noi. Farsi vaccinare è più complicato che acquistare una macchina”. La “politica” presa di mira dal presidente della Regione Grand Est è quella della centralizzazione. “Si decide tutto a Parigi, senza concertazioni con i territori”, ha deplorato Rottner, puntando il dito contro i troppi paletti burocratici che stanno rallentando la vaccinazione dei francesi. “Ciò che chiedo al capo dello stato è di permettere alle collettività locali, quando lo stock europeo sarà terminato, di poter ordinare autonomamente i vaccini e di poterli mettere a disposizione della nostra popolazione”, ha aggiunto.

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Che la Francia sia impantanata nella sua burocrazia sanitaria, ostaggio dei suoi tic dirigisti, non è solo Rottner a pensarlo. Anche ai pianti alti della République ci si è resi conto che senza un’accelerazione del calendario, accompagnata da uno snellimento delle pratiche burocratiche, sarà praticamente impossibile raggiungere gli obiettivi prefissati (“26 milioni di francesi vaccinati entro l’estate”, secondo l’annuncio fatto domenica dal segretario di stato ai Trasporti Jean-Baptiste Djebbari). Per questo, ieri pomeriggio il presidente Macron ha convocato una riunione d’urgenza all’Eliseo, assieme al primo ministro Jean Castex, il ministro della Salute Olivier Véran e la ministra delegata all’Industria Agnès Pannier-Runacher. Durante l’incontro sono state ridefinite le linee guida della campagna di vaccinazione, dal nuovo calendario (si comincerà subito a vaccinare il personale sanitario di più di 50 anni) all’anticipazione della seconda fase (prima di febbraio). Entro la fine del mese, secondo quanto annunciato da Véran, verranno inoltre installati in varie città francesi dei centri per la vaccinazione. Ma basterà a far cambiare marcia alla macchina sanitaria francese?

  

  

Domenica, il Journal du dimanche aveva riportato la rabbia di Macron dinanzi al “ritmo da passeggiata di famiglia” della vaccinazione francese, con annessa tirata d’orecchie al ministro Véran durante la riunione del consiglio di difesa sanitario. “L’agenzia sanitaria regionale (Ars) dell’Île-de-France e Olivier Véran hanno preso un calcio nel sedere dal presidente”, ha rivelato al Jdd un fedelissimo di Macron, descrivendo il clima di alta tensione all’interno dell’esecutivo. Secondo quanto spiegato all’Opinion da un membro di peso dell’Assemblea nazionale, “assistiamo ai risultati della concomitanza tra uno stato obeso e inerte, decisioni ultracentralizzate e una politica deresponsabilizzata”. Sulla stessa scia, Mathieu Klein, sindaco socialista di Nancy, è convinto che “la chiave per uscire dalla crisi sanitaria” sia il ripristino della “fiducia tra lo stato e le collettività locali”. C’è infine la questione della task force guidata da Alain Fischer, “Monsieur Vaccin”, il virologo di 71 anni nominato in autunno presidente del Conseil d’orientation de la stratégie vaccinale per supervisionare la campagna di immunizzazione. Secondo quanto rivelato da Libération, Macron è molto irritato dalla lentezza di Fischer e dai suoi appelli alla calma – “Non dobbiamo essere precipitosi”, ha detto – a tal punto che ha appena nominato una responsabile per la logistica all’interno della task force, Laetitia Buffet, con l’obiettivo di dare una scossa all’intera macchina vaccinale.

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