Cattivi scienziati

Il sindaco-medico di Santa Lucia di Piave che sproloquia sui vaccini

Enrico Bucci

Il dottor Szumski e quei dubbi incomprensibili sulla necessaria campagna di immunizzazione. Un esempio da non seguire

    La variegata moltitudine di coloro che esprimono dubbi sulla opportunità della vaccinazione di massa appena iniziata conta certamente fra le sue fila persone che esprimono dubbi legittimi, nel senso che fanno domande genuine a cui è opportuno dare risposta, ma annovera pure personaggi che invece si avventurano in affermazioni da cui il loro ruolo e la loro formazione dovrebbero consigliare di rifuggire.

       
    Per esempio è arrivato il sindaco Riccardo Szumski, che ha la particolarità di esercitare anche la professione di medico di base a Santa Lucia di Piave (Treviso). Costui ha rilasciato un’intervista in cui, se prendiamo per veri i virgolettati riportati, fa una serie di dichiarazioni cui vale forse di dedicare qualche riga. 

      
    Per cominciare, a proposito del vaccino della Pfizer, il dottore-sindaco dichiara che “il numero di soggetti sui quali è stata compiuta la sperimentazione sarebbe troppo ridotto e io in questo momento non lo inietterei su me stesso. E’ molto meglio attendere quello in arrivo fra tre mesi e prodotto dalla Glaxo”. Già questa dichiarazione è incomprensibile: al trial Pfizer hanno partecipato circa 40.000 volontari, e per quello più avanzato della Glaxo parliamo di numeri dello stesso ordine di grandezza (anche se probabilmente un po’ meno di Pfizer). 

     
    Come ulteriore argomento per invitare ad attendere, nel più classico stile cospirazionista, il sindaco-medico si domanda poi (se è vero quanto riportato):
 “Se il vaccino è così sicuro perché non è il politico a dare il buon esempio?”. Intanto, chi fra i politici ci ha provato – vedi il presidente dellaCampania Vincenzo De Luca – è stato sommerso da una valanga di critiche. E la cosa ha un certo fondamento: visto che si è faticosamente elaborata una lista di criteri di priorità per l’accesso al vaccino, criteri peraltro non dissimili da quelli del resto del mondo, un politico che non rientri nelle fasce prioritarie risulterebbe arrogarsi un privilegio, invece che dare un esempio. In ogni caso, non si capisce perché l’esempio di un politico dovrebbe valere più di quello di un’infermiera o di un medico; ma chissà perché questo tipo di esempi invece non piace al nostro sindaco-dottore, di cui si riportano le seguenti parole:
 “I medici ospedalieri dipendenti da un’azienda sanitaria che si fanno vaccinare sotto gli occhi del loro ‘padrone’ politico e attorniati da fotografi mi sembrano le comparse di una recita”. Ma non era un esempio quello che ci voleva?

      
    Nel caso poi di un medico-politico, come è il sindaco Szumski, non vi è che l’imbarazzo della scelta: egli può decidere di dare l’esempio nella prima o nella seconda veste, se preferisce che siano i politici a farsi avanti. Sia come medico sia come politico, invece, farebbe bene a ricordare che, anche se fra i suoi pazienti ci dice che non si siano verificate morti per Covid-19, più di un italiano su 1.000 è deceduto per il virus, nonostante il velocissimo sviluppo che ci ha portato ai primi vaccini approvati; e forse, sapendo che sono a centinaia a morire ancora ogni giorno, bisognerebbe chiedersi in scienza e coscienza se sia etico attendere ancora non si sa bene quale livello di evidenza, prima di dire a tutti di vaccinarsi appena ve ne sia la possibilità.