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La notizia che l'Italia ha ricevuto meno vaccino degli altri è ampiamente esagerata

Inizia la campagna vaccinale contro il nuovo coronavirus. Sui social, sui giornali e da una parte dell'opposizione arriva la voce che a noi hanno mandato meno di 10mila dosi, contro le 150mila della Germania e le 350mila della Spagna

Enrico Cicchetti

Monta la polemica su un caso che non c'è. Per il lancio della campagna vaccinale a Roma sono arrivate le stesse dosi che negli altri paesi dell'Ue. L'eccezione tedesca si spiega con un anticipo, ottenuto dal produttore, delle consegne mensili, che sono quelle che contano davvero. Ed entro il 31 dicembre tutti gli stati membri riceveranno le loro dosi pro quota

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In tutti i paesi dell'Unione europea è iniziata la campagna vaccinale contro il nuovo coronavirus. Un “toccante momento di unità”, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che, per fortuna, non segue le polemiche tuittarole italiane. Il “V-Day” in Italia ha preso subito d'aceto, tra sospetti e polemiche. La voce, diventata trend sui social, arrivata sui giornali e cavalcata dalla politica, è questa: a noi hanno mandato meno di 10mila dosi di vaccino, contro le 150mila della Germania e le 350mila della Spagna. “In Germania ci sono centinaia di migliaia di dosi, in Italia alcune migliaia simboliche”, ha attaccato Matteo Salvini a RaiNews24, seguito via Facebook dal deputato del Carroccio Guglielmo Picchi. La polemica parte dai numeri, raccolti in un articolo di Reuters. E allora occorre tornare ai numeri per risolvere i dubbi. Oppure leggere con più attenzione l'articolo dell'agenzia: domenica l'Italia ha ricevuto lo stesso numero di dosi – 9.750, solo quelle per il “simbolico” V-Day – consegnato anche a molti altri paesi europei come Portogallo, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Slovenia, Ungheria e Spagna, che non si è vista affatto recapitare 350mila dosi in un sol colpo: 350mila è il numero di dosi che Madrid riceverà “settimanalmente”. A Roma, come da programma del resto, arriveranno ogni settimana fino a marzo carichi da 470mila dosi ciascuno.

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In tutti i paesi dell'Unione europea è iniziata la campagna vaccinale contro il nuovo coronavirus. Un “toccante momento di unità”, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che, per fortuna, non segue le polemiche tuittarole italiane. Il “V-Day” in Italia ha preso subito d'aceto, tra sospetti e polemiche. La voce, diventata trend sui social, arrivata sui giornali e cavalcata dalla politica, è questa: a noi hanno mandato meno di 10mila dosi di vaccino, contro le 150mila della Germania e le 350mila della Spagna. “In Germania ci sono centinaia di migliaia di dosi, in Italia alcune migliaia simboliche”, ha attaccato Matteo Salvini a RaiNews24, seguito via Facebook dal deputato del Carroccio Guglielmo Picchi. La polemica parte dai numeri, raccolti in un articolo di Reuters. E allora occorre tornare ai numeri per risolvere i dubbi. Oppure leggere con più attenzione l'articolo dell'agenzia: domenica l'Italia ha ricevuto lo stesso numero di dosi – 9.750, solo quelle per il “simbolico” V-Day – consegnato anche a molti altri paesi europei come Portogallo, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Slovenia, Ungheria e Spagna, che non si è vista affatto recapitare 350mila dosi in un sol colpo: 350mila è il numero di dosi che Madrid riceverà “settimanalmente”. A Roma, come da programma del resto, arriveranno ogni settimana fino a marzo carichi da 470mila dosi ciascuno.

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Il ministero della Salute ha chiarito “che, come illustrato nel Piano strategico vaccinazione Covid-19, i contratti con le aziende produttrici dei vaccini sono stipulati direttamente dalla Commissione europea per conto di tutti i paesi membri”, con le stesse tempistiche e alle stesse condizioni. In particolare “ogni paese riceve la quota percentuale di dosi spettante in proporzione alla popolazione secondo le stime Eurostat. All'Italia è destinato il 13,46 per cento di ogni fornitura. Questo equivale a 26,92 milioni di dosi dal contratto con Pfizer-BioNTech, di cui 8.749 milioni nel primo trimestre”. La stessa Pfizer, sentita dal Foglio, conferma che i contratti sono stipulati con Bruxelles, che al momento non risultano ritardi e che le cifre del ministero sono corrette: è quella la dose acquistata dall'Italia. Alla quale poi andranno aggiunti – da qui al secondo trimestre 2022 – 40,38 milioni di dosi da AstraZeneca, 53,84 da Johnson&Johnson, 40,38 da Sanofi Gsk, 30,285 da Curevac e 10,768 da Moderna.

       

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E' stato difficile ottenere un decollo della campagna vaccinale perfettamente sincronizzato in tutto il continente. I vaccini nei Paesi Bassi non verranno somministrati fino all'8 gennaio, poiché il sistema informatico necessario per la pianificazione e la registrazione delle vaccinazioni non sarà pronto prima. Alcuni stati invece non hanno atteso il V-Day: l'Ungheria ha iniziato a vaccinare sabato. E i tedeschi? La Germania ha ottenuto dal produttore un anticipo delle consegne delle dosi previste in dicembre. Ha già ricevuto quindi 9.750 dosi per ciascuno dei suoi 16 stati regionali, eccetto il più piccolo, Città libera anseatica di Brema, che ne ha avuti la metà. Ma ciò non significa che ci siano squilibri e vantaggi di sorta: contano le consegne complessive del mese. Entro il 31 dicembre, assicura Bruxelles, tutti gli stati membri riceveranno le loro dosi pro quota.

  
Insomma, se proprio si voleva puntare sui numeri, e fare un'opposizione meno fuffarola, bastava seguire l'esempio di Forza Italia. Per i primi due trimestri il governo italiano ha puntato molto su AstraZeneca (prenotati 16,155 e 24,225 milioni di dosi). Ma il loro farmaco “è ancora da omologare”, dice la presidente dei senatori azzurri Anna Maria Bernini “e a oggi mancano ancora 15.000 tra medici e infermieri”. O puntualizzare, come fa il leader di Azione Carlo Calenda, come non siano tutt'ora “chiari i punti di somministrazione oltre agli ospedali e lo sviluppo dei sistemi informatici”.

   

    

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