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Per salvare vite ed evitare la distruzione dell’economia una soluzione c’è

Carlo Alberto Carnevale Maffè

Un governo liberale può ricorrere a strumenti come la geolocalizzazione anonima delle persone su zone urbane critiche, oppure può stabilire regole di accesso condizionato a specifiche aree pubbliche o private. Perché abbiamo paura del tracciamento anonimo? Idee anti cialtroni

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Assembramento di irresponsabili. Il lettore decida, al termine di questo articolo, se vuole applicare il concetto al popolo italiano e/o al governo pro tempore. L’assembramento di persone in spazi pubblici è un fenomeno fisico misurabile. Per cruciali decisioni di sanità pubblica, è sconsigliabile farlo basandosi su immagini bidimensionali scattate con un teleobiettivo o, peggio, sui decibel dei litigi nei talk-show televisivi. Fin dalle prime settimane dell’emergenza, alcuni dei membri della task force interministeriale sul Covid – tra i quali chi scrive – presentarono alle regioni e al governo una lista di interventi per monitorare in modo rigoroso i possibili luoghi di contagio, sia per intervenire tempestivamente sui focolai, sia per comprendere sulla base di dati empirici quali fossero i siti dove avveniva la trasmissione del virus. Le indicazioni erano tratte dalle esperienze di successo di paesi di democrazia liberale quali Taiwan e Corea del sud nella prevenzione e nel controllo dell’epidemia, successo misurato in un tasso medio di contagi per milione di abitanti infinitesimale rispetto a quello italiano. Durante una pandemia, la raccolta di informazioni puntuali sulla mobilità della popolazione ha un duplice scopo: quello di intervento diretto di trattamento, su persone e luoghi da sanitizzare; e quello di indirizzo delle politiche pubbliche per le disposizioni di restrizione alla circolazione o all’accesso a servizi pubblici e privati (scuole, stadi, bar e ristoranti, palestre, ecc.). Per conoscere al fine di deliberare, pur nel giusto rispetto della privacy, un governo liberale può ricorrere a strumenti come la geolocalizzazione anonima delle persone su zone urbane critiche (per esempio tramite i dati rilevati dagli operatori telefonici), oppure può stabilire regole di accesso condizionato a specifiche aree pubbliche o private, così da tenere sotto controllo la densità di presenze e quindi mitigare i rischi di contagio, anche attraverso la tracciabilità delle transazioni, come l’ingresso a un ristorante o il pagamento con carta di credito.

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Assembramento di irresponsabili. Il lettore decida, al termine di questo articolo, se vuole applicare il concetto al popolo italiano e/o al governo pro tempore. L’assembramento di persone in spazi pubblici è un fenomeno fisico misurabile. Per cruciali decisioni di sanità pubblica, è sconsigliabile farlo basandosi su immagini bidimensionali scattate con un teleobiettivo o, peggio, sui decibel dei litigi nei talk-show televisivi. Fin dalle prime settimane dell’emergenza, alcuni dei membri della task force interministeriale sul Covid – tra i quali chi scrive – presentarono alle regioni e al governo una lista di interventi per monitorare in modo rigoroso i possibili luoghi di contagio, sia per intervenire tempestivamente sui focolai, sia per comprendere sulla base di dati empirici quali fossero i siti dove avveniva la trasmissione del virus. Le indicazioni erano tratte dalle esperienze di successo di paesi di democrazia liberale quali Taiwan e Corea del sud nella prevenzione e nel controllo dell’epidemia, successo misurato in un tasso medio di contagi per milione di abitanti infinitesimale rispetto a quello italiano. Durante una pandemia, la raccolta di informazioni puntuali sulla mobilità della popolazione ha un duplice scopo: quello di intervento diretto di trattamento, su persone e luoghi da sanitizzare; e quello di indirizzo delle politiche pubbliche per le disposizioni di restrizione alla circolazione o all’accesso a servizi pubblici e privati (scuole, stadi, bar e ristoranti, palestre, ecc.). Per conoscere al fine di deliberare, pur nel giusto rispetto della privacy, un governo liberale può ricorrere a strumenti come la geolocalizzazione anonima delle persone su zone urbane critiche (per esempio tramite i dati rilevati dagli operatori telefonici), oppure può stabilire regole di accesso condizionato a specifiche aree pubbliche o private, così da tenere sotto controllo la densità di presenze e quindi mitigare i rischi di contagio, anche attraverso la tracciabilità delle transazioni, come l’ingresso a un ristorante o il pagamento con carta di credito.

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Le autorità taiwanesi e sudcoreane lo hanno fatto da subito, con grande efficacia e piena trasparenza democratica, convogliando i dati, opportunamente anonimizzati, a strutture nazionali con il potere di disporre interventi di prevenzione su specifici luoghi e categorie di servizi. Niente foto col teleobiettivo a piazza di Spagna, ma dati digitali, puntuali e in tempo reale. Questo ha consentito di ordinare eventuali restrizioni di mobilità e/o accesso in modo “chirurgico”, su strutture e servizi ben individuati, invece di ricorrere a classificazioni tanto generiche quanto inefficaci come i codici Ateco, o di classificare intere regioni del paese con cromatismi arbitrari e privi di dati ex ante. Il governo italiano dispone – grazie agli operatori telefonici – degli stessi strumenti e delle stesse informazioni sulla densità e sulla mobilità dei cittadini e oggi traccia e geolocalizza tutti i pagamenti digitali grazie all’app “IO” e al cashback. Ma si guarda bene dall’utilizzare questa enorme mole di dati per decisioni sulla prevenzione degli assembramenti basate su metodi razionali, rigorosi e trasparenti. Non solo. Per somma beffa, oltre al drammatico danno per la salute dei cittadini, ha proibito per legge (n. 70/2020, art. 6) la geolocalizzazione digitale dei contatti in pandemia. E’ inspiegabile anche il vasto scetticismo dell’opinione pubblica all’uso di dati anonimi a fini di tutela della salute pubblica.

 

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Eppure basta pensare alle Ztl: da decenni abbiamo abilitato, regolamentato e accettato culturalmente di monitorare l’accesso di veicoli in specifiche aree urbane, identificando in modo tutt’altro che anonimo tramite telecamere le auto e perfino i loro occupanti. Con la corsa al cashback, gli italiani hanno dimostrato qual è il prezzo di riserva per concedere allo stato tutti i loro dati personali e bancari, le abitudini e i luoghi di acquisto. Se invece si tratta di utilizzare dati anonimi, nel rispetto della privacy, per salvare decine di migliaia di vittime innocenti ed evitare la distruzione dell’economia nazionale, si ottengono solo levate di scudi, anatemi e divieti per via legislativa. Invece di conoscere per deliberare, si delibera senza conoscere, anzi rifiutandosi di conoscere. L’appello ai cittadini è di evitare di creare altri assembramenti di irresponsabili – alla prossima occasione elettorale.

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