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Il lockdown chiesto dall'Ordine dei medici non vale per l'Ordine dei medici

redazione

L'associazione di categoria chiede da settimane una chiusura totale a livello nazionale. Ma nel frattempo a Roma l'Ordine provinciale organizza le elezioni in presenza

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Alla geografia dei colori, delle chiusure cucite su base regionale, come predisposto dal governo, l'Ordine nazionale dei medici non ha mai nascosto di preferire un lockdown nazionale, simile a quello di marzo. Del resto, il presidente Filippo Anelli va predicando da settimane la chiusura generalizzata di tutte le attività non essenziali: ”Solo così si può bloccare l'ascesa di questa curva e consentirci di arrivare a fine dicembre in maniera adeguata per affrontare la seconda parte della stagione invernale”, ha detto. E sempre Anelli, sposando una logica di minimizzazione del rischio, s'è pure opposto alle ordinanze della Regione Lazio (poi bocciate dal Tar) che permettevano ai medici di famiglia di poter curare i pazienti Covid a domicilio. Come a dire che qualsiasi proposta per alleggerire il peso sulle strutture sanitarie non possa competere con la chiusura di tutto ciò che non è essenziale al fine di ridurre la catena di trasmissione del contagio. 

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Alla geografia dei colori, delle chiusure cucite su base regionale, come predisposto dal governo, l'Ordine nazionale dei medici non ha mai nascosto di preferire un lockdown nazionale, simile a quello di marzo. Del resto, il presidente Filippo Anelli va predicando da settimane la chiusura generalizzata di tutte le attività non essenziali: ”Solo così si può bloccare l'ascesa di questa curva e consentirci di arrivare a fine dicembre in maniera adeguata per affrontare la seconda parte della stagione invernale”, ha detto. E sempre Anelli, sposando una logica di minimizzazione del rischio, s'è pure opposto alle ordinanze della Regione Lazio (poi bocciate dal Tar) che permettevano ai medici di famiglia di poter curare i pazienti Covid a domicilio. Come a dire che qualsiasi proposta per alleggerire il peso sulle strutture sanitarie non possa competere con la chiusura di tutto ciò che non è essenziale al fine di ridurre la catena di trasmissione del contagio. 

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Un indirizzo del tutto legittimo, ma quanto meno paradossale, visto che è lo stesso Ordine dei medici a non saper rinunciare ad alcune delle attività che di questi tempi dovrebbero essere ridotte all'osso. Dal 29 novembre al 3 dicembre, infatti, l'Ordine dei medici di Roma, una delle principali articolazioni della categoria, ha indetto le elezioni per il rinnovo delle cariche. Visti i tempi che corrono, si sarebbe potuto pensare di trasferire l'attività consultiva su una piattaforma online. E invece no. Il tutto si svolgerà, come deliberato all'unanimità dall'Ordine provinciale, in presenza e in un'unica sede, con migliaia di associati chiamati al voto. Il presidente Antonio Magi si è limitato a chiedere al ministero della Salute di indicare, nel caso in cui le condizioni non lo permettessero, "la piattaforma valida da utilizzare così da far votare gli iscritti al più presto”.

 

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Da quando sono entrate in vigore le norme del dpcm del 24 ottobre, da più parti si è deciso di rinviare le consultazioni elettorali vista la difficoltà di dotarsi in tempi brevi di strumenti telematici per le votazioni (lo ha fatto ad esempio l'Ordine dei giornalisti). Ma nel caso dei medici, tra le categorie più esposte alla pandemia, si è andati oltre: predicando di chiudere tutto senza rinunciare nello stesso tempo a un'elezione in presenza.

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