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Le promesse tradite di Emiliano sul Covid

Perché farsi un tampone in Puglia resta un'odissea

Annarita Digiorgio

L'assessore Lopalco dice in tv che siamo in preda “a una tamponite acuta, un’epidemia dei tamponi”. Il presidente della regione sostiene che non vadano fatti test "a strascico". Intanto i cittadini pugliesi, stretti tra cavilli e divieti, si vanno a fare le analisi in Basilicata

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La regione Puglia, prima ancora di arrivare in zona arancione, ha chiuso tutte le scuole di ogni ordine e grado, perché, per stessa ammissione del presidente Michele Emiliano e dell'assessore regionale alla Sanità, Pier Luigi Lopalco, se apriamo le scuole siamo costretti a fare più tamponi per via dei certificati richiesti al rientro. Cosa che avrebbe dovuto fungere da aiuto alla profilassi regionale per il contenimento del virus dato che, come abbiamo imparato dal caso di Vò euganeo, più fai tamponi più tracci e isoli i contagi. Ma la linea del prof. Crisanti è contraria a quella del prof. Lopalco, che nel frattempo è diventato assessore della Puglia, regione arancione. 

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La regione Puglia, prima ancora di arrivare in zona arancione, ha chiuso tutte le scuole di ogni ordine e grado, perché, per stessa ammissione del presidente Michele Emiliano e dell'assessore regionale alla Sanità, Pier Luigi Lopalco, se apriamo le scuole siamo costretti a fare più tamponi per via dei certificati richiesti al rientro. Cosa che avrebbe dovuto fungere da aiuto alla profilassi regionale per il contenimento del virus dato che, come abbiamo imparato dal caso di Vò euganeo, più fai tamponi più tracci e isoli i contagi. Ma la linea del prof. Crisanti è contraria a quella del prof. Lopalco, che nel frattempo è diventato assessore della Puglia, regione arancione. 

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Lopalco ha piu volte sostenuto, durante le sue ospitate televisive, che siamo in preda, parole testuali “a una tamponite acuta, un’epidemia dei tamponi”. Emiliano dagli stessi salotti affermava che “i tamponi vanno fatti come fanno i pm le intercettazioni, mirati e non a strascico”. E così dall’inizio dell’epidemia la Puglia risulta costantemente ultima nella classifica dell’Osservatorio Gimbe per numero di tamponi, e tra i primi posti per letalità e per decessi. 

 

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Durante la prima ondata probabilmente la scelta era di natura politica, poiché tutta la campagna elettorale del governatore, a suon di bonus matrimoni e sagre di paese, è stata portata avanti sulla Puglia Covid-free, e quindi era funzionale a quella narrazione tenere basso il numero dei contagi registrati. Non a caso oggi Lopalco dice che nelle discoteche non c’erano positivi mentre nelle scuole si, senza aggiungere l’importante informazione su quanti tamponi faceva nelle discoteche e quanti nelle classi. 

 

Così, mentre all’aereoporto di Fiumicino si testavano con gli antigenici tutti i passeggeri atterrati dall’estero, con tampone ed esito nel giro di mezz’ora, per una mole di 250 all’ora, per chi atterrava a Bari era prevista solo la quarantena. Con l’abbassamento delle temperature autunnali la situazione è diventata ancora più drammatica di quanto lo fosse in primavera: migliaia di pazienti disperati perché, pur avendo la ricetta medica per sintomi o contatto stretto, non riescono a fare il tampone presso la asl. Ormai le prenotazioni, e addirittura gli esiti, sforano i 14 giorni di quarantena. Nonostante Lopalco, Emiliano, e i vari direttori dei dipartimenti di prevenzione, abbiano sempre detto di essere perfettamente in grado di gestire la situazione con gli attuali 546 tracciatori, appena 1,4 ogni diecimila abitanti come riportato nel dossier dell’Istituto superiore della sanità che per questo ci ha messo in zona arancione. Tanto che la regione Puglia non ha ancora attinto al bando della protezione civile che lo scorso 24 ottobre ha messo a disposizione per tutte le regioni 2000 tracciatori

 

A un certo punto i bollettini della Basilicata hanno iniziato a registrare un numero molto alto di positivi proveniente dalla Puglia: erano i pugliesi che andavano a Matera a farsi il tampone che non riuscivano a fare nella loro regione. Inoltre ormai due settimane fa il commissario Arcuri ha annunciato lo stanziamento di 30 milioni di euro per i famosi tamponi antigenici dal medico di famiglia: centomila test al giorno. Cosa che, come molte di quelle dette da Arcuri, non è accaduta, almeno in Puglia. Eppure lo stesso ministro Speranza ha detto in Senato: “Anche se l’hanno firmato solo il 70 per cento dei sindacati dei medici, vale erga omnes e c’è anche l’accordo con la conferenza stato regioni”. Ma Arcuri ha subito specificato: “il mio compito è distribuire i tamponi, poi sta alle regioni somministrarli”. 

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E cosi mentre il Veneto ha obbligato medici, pediatri e persino veterinari a eseguire gli antigenici, pena ritiro della convenzione, in Puglia ancora nessun medico ne ha mai visto uno. Di contro la regione li vieta anche ai laboratori privati. Dopo averli proibiti durante la prima ondata, affogata dalle richieste dei turisti, è stata costretta ad agosto a sottoscrivere convenzione con una ventina di laboratori per tamponi comunque non a pagamento e con ricetta rossa obbligatoria. Ma questi prima non si sono visti firmare la convenzione, poi neppure ricevere il dovuto per i test fatti. 

    

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Con l’arrivo degli antigenici, questi sono diventati l’unico modo per migliaia di pugliesi di fare un tampone, seppure a pagamento. Finché la scorsa settimana la regione ha vietato anche quelli. Per poi emanare una nuova circolare che li consente solo in presenza di autocertificazione in caso di viaggio all’estero e asintomaticità. Se invece hai sintomi o contatti stretti il tampone te lo deve fare la regione Puglia. Quando l’assessore alla sanità Lopalco avrà finito di andare in tv a raccontare come si combatte il Covid.

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