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La società aperta e i suoi vaccini

Luciano Capone

Globalizzazione, imprese innovative, ricerca scientifica, immigrazione. Il dati molto positivi del vaccino anti-Covid (efficacia al 90%) e la storia dell'alleanza Pfizer-Biontech ci ricordano come funziona il motore del progresso occidentale. Se a scienziati e industria farmaceutica spetta il compito di produrre un vaccino sicuro ed efficace, allo stato tocca distribuirlo in maniera rapida ed efficiente

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E’ la notizia più bella e importante dall’inizio della pandemia. “Oggi è un grande giorno per la scienza e per l’umanità. Il nostro candidato vaccino è risultato avere un’efficacia più del 90% nel prevenire il Covid-19”, ha dichiarato in un comunicato Albert Bourla, il ceo della Pfizer. “E’ un primo ma fondamentale passo nel nostro lavoro per fornire un vaccino sicuro ed efficace”. I dati sul farmaco sviluppato dalla multinazionale farmaceutica americana insieme alla tedesca Biontech arrivano dalla prima analisi indipendente su un vaccino in fase 3, l’ultimo step prima dell’autorizzazione in commercio. I test hanno coinvolto oltre 43 mila volontari, metà trattati con vaccino e metà con placebo: dalle analisi sui 94 casi che successivamente sono risultati positivi al coronavirus è emerso un tasso di efficacia pari a circa il 90% (ovvero quasi tutti quelli che poi si sono infettati non erano tra i vaccinati). Le due aziende continueranno a raccogliere i dati necessari per l’approvazione, che dovrebbero essere disponibili entro la terza settimana di novembre.

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E’ la notizia più bella e importante dall’inizio della pandemia. “Oggi è un grande giorno per la scienza e per l’umanità. Il nostro candidato vaccino è risultato avere un’efficacia più del 90% nel prevenire il Covid-19”, ha dichiarato in un comunicato Albert Bourla, il ceo della Pfizer. “E’ un primo ma fondamentale passo nel nostro lavoro per fornire un vaccino sicuro ed efficace”. I dati sul farmaco sviluppato dalla multinazionale farmaceutica americana insieme alla tedesca Biontech arrivano dalla prima analisi indipendente su un vaccino in fase 3, l’ultimo step prima dell’autorizzazione in commercio. I test hanno coinvolto oltre 43 mila volontari, metà trattati con vaccino e metà con placebo: dalle analisi sui 94 casi che successivamente sono risultati positivi al coronavirus è emerso un tasso di efficacia pari a circa il 90% (ovvero quasi tutti quelli che poi si sono infettati non erano tra i vaccinati). Le due aziende continueranno a raccogliere i dati necessari per l’approvazione, che dovrebbero essere disponibili entro la terza settimana di novembre.

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Quelli attuali sono dati preliminari, ma già significativi come mostra la reazione entusiasta dei mercati e delle borse. Seppur parziale è un risultato notevole, considerando che arriva a meno di un anno dalla scoperta del virus Sars-Cov-2. E che spiega molto di ciò che funziona bene nel mondo globalizzato. Innanzitutto, il ruolo dell’industria farmaceutica. “A tirarci fuori dai guai sarà l’odiato capitalismoscriveva pochi giorni fa su questo giornale il filosofo della scienza Gilberto Corbellini –. Come è accaduto per quasi tutte le cure efficaci, sarà la ricerca governata da interessi privati, cioè basata su sistemi di produzione efficienti in quanto dedicati al profitto, che svilupperà risposte razionali contro il coronavirus”. E così sta andando. Dopo tanto parlare di “Stato imprenditore” con addirittura la consigliera economica del presidente del Consiglio Conte, Mariana Mazzucato, che proponeva di nazionalizzare l’industria farmaceutica per produrre il vaccino, il mercato ha dimostrato di riuscire a dare risposte concrete in tempi rapidissimi: capacità di raccogliere capitali privati e pubblici, innovazione bio-tecnologica (quello di Pfizer sarebbe il primo vaccino che usa la tecnologia a Rna messaggero), competizione tra imprese. Questo sistema sta permettendo di ottenere risultati sorprendenti e in tempi rapidi, non solo da parte di Pfizer. Anche le altre aziende sono a buon punto. “I risultati sono davvero buoni, intendo straordinari”, ha commentato Anthony Fauci, massima autorità scientifica statunitense sul tema, aggiungendo che risultati simili potrebbero arrivare dalla sperimentazione del vaccino dell’americana Moderna, che usa la stessa bio-tecnologia, “e questo ci dà la speranza di poter avere due vaccini”.

 

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Ciò che è importante sottolineare è che la velocità a cui si sta arrivando al vaccino, nonostante procedure più rapide e semplificate, non è andata a intaccare l’integrità del processo scientifico. E questo proprio per merito di Big Pharma, che è stata molto più cauta e attenta della politica. A differenza di quanto si diceva, che cioè il privato punta al profitto di breve termine mentre lo stato imprenditore sarebbe un “investitore paziente” che guarda all’interesse di lungo termine, abbiamo visto capi di stato come Vladimir Putin approvare vaccini senza aver concluso la sperimentazione o come Donald Trump fare pressioni sulle aziende farmaceutiche per approvare un vaccino purchessia prima delle elezioni e dare una barca di soldi a un’azienda come la Kodak (quella delle foto) per fare farmaci contro il coronavirus. La realtà ha mostrato che la politica ha spesso interessi e orizzonti temporali molto più ristretti degli operatori privati.

 

Un altro dato significativo è la storia dell’azienda tedesca Biontech, che sta sviluppando il vaccino con il gigante Pfizer. Si tratta di una startup fondata nel 2008 da una coppia di immigrati turchi, figli di gastarbeiter (“lavoratori ospiti”): Ugur Sahin, il ceo di Biontech, si trasferì a Colonia all’età di quattro anni per raggiungere il padre operaio della Ford e ora con la moglie Özlem Türeci, anch’essa ricercatrice e nel board dell’azienda, sono tra i 100 più ricchi di Germania dato che la Biontech ora vale 21 miliardi di dollari. Globalizzazione, ricerca scientifica, mercati aperti e competitivi, immigrazione. Proprio quelli che durante la pandemia sono stati indicati come fragilità della società occidentale si rivelano essere, ancora una volta, i suoi punti di forza.

 

La partita contro il Covid ovviamente non è ancora finita. E non finirà neppure con l’autorizzazione del vaccino. Come ha ricordato Ferdinando Giugliano su Bloomberg, poi ci saranno passaggi fondamentali come il trasporto, lo stoccaggio, la distribuzione, la comunicazione e l’inoculazione del vaccino. E se a scienziati e industria farmaceutica spetta il compito di produrre un vaccino sicuro ed efficace, è allo stato che tocca distribuirlo in maniera altrettanto rapida ed efficiente. Il governo italiano ha già preparato un piano di questo tipo?

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