PUBBLICITÁ

L'intervista

"C'è bisogno di misure più drastiche per fermare il contagio", ci dice il presidente dell'Accademia dei Lincei

Valeria Manieri

Giorgio Parisi con altri cento tra scienziati e professori ha chiesto al presidente Mattarella e al governo di assumere subito provvedimenti stringenti. "Di questo passo mettiamo a rischio il nostro sistema sanitario"

PUBBLICITÁ

L'appello a non perder tempo e attuare misure drastiche entro tre giorni per fermare la seconda ondata della pandemia parte dal Presidente dell'Accademia dei Lincei, il fisico Giorgio Parisi. Destinatari dell’invito sono il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Governo Conte. A supportare la richiesta cento scienziati e professori: bisogna assumere provvedimenti stringenti e drastici per evitare che i numeri del contagio in Italia arrivino inevitabilmente, in assenza di misure correttive efficaci, nelle prossime tre settimane, a produrre alcune centinaia di decessi al giorno. Questo e’ quel che viene scritto nero su bianco. Abbiamo intervistato l’autore di questo appello, il Professore Giorgio Parisi.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


L'appello a non perder tempo e attuare misure drastiche entro tre giorni per fermare la seconda ondata della pandemia parte dal Presidente dell'Accademia dei Lincei, il fisico Giorgio Parisi. Destinatari dell’invito sono il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Governo Conte. A supportare la richiesta cento scienziati e professori: bisogna assumere provvedimenti stringenti e drastici per evitare che i numeri del contagio in Italia arrivino inevitabilmente, in assenza di misure correttive efficaci, nelle prossime tre settimane, a produrre alcune centinaia di decessi al giorno. Questo e’ quel che viene scritto nero su bianco. Abbiamo intervistato l’autore di questo appello, il Professore Giorgio Parisi.

PUBBLICITÁ

 

I numeri saranno impietosi, in parte lo sono gia’. Pare attenderci un autunno – inverno che non si vedeva dai tempi della guerra. Se la sanita’ possa reggere anche a quest onda d’urto, nessuno lo sa.

“Cosa ci attende è una domanda complessa. Posso però dire che la situazione epidemiologica al momento attuale è chiara: dai primi di ottobre i casi registrati stanno raddoppiando ogni settimana e i morti seguono i casi, con un ritardo circa di 7 giorni. A ogni 80 casi corrisponde circa un morto. Con i 15 mila casi di media attuali si attende che circa 200 persone perdano la vita. Può darsi che i provvedimenti presi la scorsa settimana abbiano un qualche effetto, o può darsi che questi non abbiano alcun effetto. È evidente che 100 mila casi e 500 o piu’ morti al giorno sono troppi e che la sanità italiana non possa reggere tale impatto.” 

PUBBLICITÁ

 

Quanto raccontato dal Premier Conte in conferenza stampa sere fa, non sembra essere sufficiente: raddoppio delle terapie intensive, ora a quota 9 posti mila circa, centri distaccati per ospitare malati Covid in molte grandi città, 34 mila addetti in più nella sanità, 20 milioni di mascherine al giorno prodotte dal nostro Paese.  

“La scienza ci ha dato la possibilità di curare un po' meglio le persone rispetto a marzo. Esistono dei medicinali che al momento producono alcuni effetti, in particolare due: uno  riduce del 20 % le morti e l’altro quasi altrettanto. Tuttavia il sistema sanitario deve essere in grado di curare le persone e certamente 100 mila persone anche se non tutte con gravi sintomi non sono curabili.” 

 

Si parla di 2.300 posti in terapia intensiva come cifra limite per un altro lockdown.

PUBBLICITÁ

“La soglia a me sembra alta; il problema è che dobbiamo prendere oggi delle misure estremamente efficaci perche’ non si arrivi a quel numero.”

PUBBLICITÁ

Misure per non fiaccare ulteriormente l’economia, ma misure deboli? Chiusure scuole, smartworking,  coprifuoco, su cosa puntare?
“Difficile dare una risposta scientifica. In Italia mancano i dati precisi su dove avvengano i contagi: la verità è che non ci sono. Ci sono delle indicazioni di massima. L ‘impressione generale, ma molto superficiale, è che quelle attivate siano misure all’acqua di rose.”  E, aggiunge Parisi “è inutile piangere sul latte versato, tante cose potevano essere fatte diversamente e meglio.”

PUBBLICITÁ

 

Uno dei punti cruciali sembra ancora essere la sanità di prossimità, una rete di medici di famiglia e strutture intermedie, che consentano ai malati o contagiati di essere monitorati costantemente e agli ospedali di non essere presi d’assalto. Siamo di nuovo di fronte al grande collo di bottiglia in reparti e pronto soccorsi. Più che una gestione militare degli ospedali, con prime, seconde file e ricambio del personale, occorrerebbe una medicina di prossimità, un servizio di assistenza capillare. E qui andiamo maluccio.  

“Già. Occorre rinforzare enormemente i medici di famiglia, il numero è insufficiente. Ci sarebbe bisogno di visite a casa: difficile controllare un malato o una epidemia con una telefonata a domicilio. Ci sarebbe stato bisogno di cose banali, come avere in ciascuna famiglia un saturimetro, in modo che ogni medico possa sempre sapere quale sia la reale condizione respiratoria del paziente. Non era poi una cosa impossibile da realizzare, sono dispositivi che ormai costano 20 euro ciascuno. Certo l’idea di tenere a casa le persone anziane, i lavoratori sopra i 60 anni, quelli con fragilità, è una ottima proposta. Anche l’ Accademia dei Lincei l’aveva fatta a maggio, pur non avendo tutti i dati che oggi abbiamo a disposizione.”

 

Viene però da chiedere allora perché si insista tanto con le scuole, come se fossero la causa primaria dell’epidemia, quando al momento non esistono evidenze scientifiche che supportino questa tesi.

“Anche qui abbiamo dati insufficienti. Però le scuole dell’infanzia e medie, sembrano essere poco rilevanti nella diffusione dell’epidemia. Nei licei attuare il 50 % di didattica a distanza e un sistema di turnazione di orari, con spostamenti in orari non di punta degli studenti, può funzionare. Si può immaginare una didattica che non incida eccessivamente sul contagio. Precauzionalmente. Sulla scuola sono scettico sulla incisività delle misure in atto su grandi numeri, ma dovremo vedere cosa ci diranno i numeri .”

 

Sulla scuola abbiamo ancora pochi dati rispetto ai contagi, ma sappiamo con certezza che con la scuola si muova una larga fetta di popolazione, che prende i mezzi pubblici e facilita il contagio. Studenti, famiglie, personale.

“Non so cosa avremmo potuto fare di diverso, ma sui mezzi di trasporto, anche per una migliore mobilità per gli studenti, forse qualcosa avremmo potuto inventarla . Certo non si improvvisa un servizio di bus scolastico. Un po’ di tempo per attivarlo però lo abbiamo avuto.”

PUBBLICITÁ