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Non mollare adesso

Piero Vietti

“Tenere duro e osservare le misure – dice il prof. Vella – non facciamoci ingannare da dati parziali”

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Roma. “E’ il momento di non mollare”, dice il prof. Stefano Vella (Università Cattolica di Roma), “misure come quelle messe in piedi dal governo italiano hanno già funzionato in Cina, a Codogno, e sono in corso anche a Rhode Island, in America, il primo focolaio negli Stati Uniti. Ma sono misure che, per essere efficaci, devono essere intense e durare nel tempo: una volta raggiunto il 70 per cento di distanziamento sociale la trasmissione del virus viene abbattuta”.

 

Poiché si tratta anche di un esperimento collettivo, per vincere questa battaglia occorre evitare due errori: “Non dobbiamo deprimerci se, nei prossimi tre-quattro giorni, i contagi aumenteranno ancora: è normale, sono infezioni di una o due settimane fa, non vuol dire che stiamo sbagliando a restare a casa e ad avere chiuso tante attività. Soprattutto non dobbiamo pensare che questi importanti sacrifici non rendano. Poi, non dovremmo illuderci se, tra una settimana, i dati mostreranno un iniziale rallentamento. Sarà presto per cantar vittoria. Sarebbe sconsiderato ‘mollare la presa’ quando il virus comincerà a essere ‘affamato’ di persone da infettare. Se teniamo duro, non le troverà. Facciamogli terra bruciata intorno. Un po’ quel che è successo a Napoleone e poi a Hitler: finiti i rifornimenti, son dovuti tornare indietro. I soli divieti non bastano (almeno per noi italiani). Le cose vanno anche spiegate scientificamente. Per esempio, che ci vuol tempo: occorrono tre o quattro settimane di isolamento, per abbattere il coronavirus. Va detto chiaramente. Il paese sta facendo uno sforzo straordinario. Facciamo vedere che l’Italia è in grado di andare fino in fondo”.

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