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Contro Mastro Ciliegia

Arrivano Salvini, Cardini e Canfora: la storia è già farsa 

Maurizio Crippa

Allo scoppiare di ogni polemica, c'è un indicatore infallibile che segna il momento in cui la tragedia diventa poco seria, come nel caso del libro del generale. Ed è legato alle interviste a due importanti storici italiani

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E’ ben vero che il caso sarebbe già chiuso, per manifesta infondatezza, dopo che Matteo Salvini è sceso in campo a difendere la libera circolazione del libro di Vannacci al grido “non siamo in Corea del nord”. Dimenticando, forse, i bei tempi in cui faceva scampagnate con Antonio Razzi, in Corea del nord, e ne ammirava “lo splendido senso di comunità, si vedono cose che in Italia non ci sono più: i bimbi giocano in strada”. D’un tratto è diventato un lager? Ma è pur vero che c’è un puntatore culturale, una cartina di tornasole del dibattito, che segnala infallibilmente quando una qualsiasi polemica è ormai scaduta in farsa.

Di solito è quando intervengono o vengono intervistati Franco Cardini e Luciano Canfora, storici per tutte le opinioni. Che stavolta, ma non è la prima, planano in pagina con la più banale delle ideone, roba che veniva in mente anche alla Settimana Enigmistica: “Vannacci si rassegni, Giulio Cesare era gay” (o bisex, i libri di storia sono lastricati di lacune). Citare Alessandro Magno era troppo banale. Ma il bon mot è così alla portata di tutti che lo hanno ripreso anche firme di gran prestigio. Ma che vuol dire? Forse Gengis Khan, e dico forse, era un cis assatanato. E allora? Allora niente, quando arrivano gli storici a gettone la storia è già finita. In farsa. 

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