Roma capoccia

Daniel Harding, Santa Cecilia e la prossima stagione concertistica

Roberto Raja

L'inglese, nuovo direttore musicale dell'istituzione romana, tornerà a dirigere l'orchestra il prossimo 21 ottobre. La prima sarà inaugurata dalla Tosca di Puccini, in forma scenica, come omaggio al compositore in occasione del centenario dalla morte 

Una bella stagione di concerti, con diverse perle e qualche sorpresa: forse un po’ presto per definirla una “nuova èra” per l’Accademia nazionale di Santa Cecilia – come è stato fatto alla presentazione, martedì scorso al Parco della musica – ma si capiscono anche le attese che suscita Daniel Harding, che da ottobre sarà formalmente il nuovo direttore musicale dell’istituzione romana. La sua presenza sul podio è “limitata” a sei produzioni per la prossima stagione, compresa l’inaugurazione, il 21 ottobre, con Tosca di Puccini in forma di concerto, uno degli ultimi omaggi al compositore in questo 2024, centenario della morte.

E per Harding sarà anche un debutto con quest’opera, che segnerà pure l’avvio della nuova avventura discografica di Santa Cecilia con Deutsche Grammophon (in programma oltre alla registrazione dal vivo di Tosca anche quella del Requiem di Verdi, che orchestra e coro di Santa Cecilia proporranno, sempre sotto la guida del maestro inglese, il 23 ottobre nella basilica di San Paolo fuori le mura). Harding, nato a Oxford nel 1975, ha diretto per la prima volta l’Orchestra di Santa Cecilia nel ’97, quand’era giovane assistente di Claudio Abbado a Berlino, ed è stato amore al primo ascolto: ancora oggi si dice colpito “dalla generosità e dal carisma” dei complessi vocali e strumentali romani. Nel cartellone 2024-25 suggerisce di non perdere Written on skin di George Benjamin, un colpo di fulmine nella sua vita di ascoltatore: l’opera, diretta dall’autore, sarà rappresentata in forma semiscenica (a maggio). Noi, tra i suoi concerti, segnaliamo in particolare le prime tappe di un’integrale mahleriana, con la Prima e la Seconda sinfonia (aprile e giugno), e le rare Scene dal Faust di Goethe di Schumann (aprile). Senza dimenticare, oltre il confine della prossima stagione, l’avvio nel 2025 di un altro impegnativo e affascinante percorso: il Ring di Wagner.

Il capitolo “amati ritorni” alla guida dei Ceciliani è nutrito: Semyon Bychkov,  Manfred Honeck, Antonio Pappano (con Debussy e il temibile Concerto per pianoforte, orchestra e coro di  Busoni), Myun-Whun Chung e Daniele Gatti (doppio appuntamento per entrambi), e per finire, alle soglie dell’estate 2025, il direttore dei Berliner Philharmoniker, Kirill Petrenko, che porterà la serata con Santa Cecilia anche alla Scala. Se i programmi sono in genere dedicati al grande sinfonismo tra Ottocento e primo Novecento, con qualche escursione in zone musicali meno frequentate, la stagione non esclude barocco e barocchisti: due gli appuntamenti da segnalare, i Concerti brandeburghesi di Bach proposti dalla Freiburger Barockorchester (in ottobre) e l’opera Rodelinda di Handel presentata dalla Lira d’Orfeo (a novembre). Tra i solisti spiccano la sempre giovane Martha Argerich, che suonerà con il violoncellista Mischa Maisky, Beatrice Rana, Igor Levit, Daniil Trifonov, Grigory Sokolov. Il violinista Joshua Bell sarà “artista in residenza” della stagione. 
La campagna abbonamenti è già aperta, sono previste le consuete agevolazioni per il pubblico più giovane, fino all’ingresso gratuito per gli under 18 accompagnati da un adulto. “E i prezzi non sono aumentati neanche quest’anno”, ha sottolineato con orgoglio  il presidente dell’Accademia, Michele Dall’Ongaro, alla presentazione della stagione. Che è un punto di svolta anche per lui: l’ultima dopo dieci anni al vertice dell’Accademia. 
Anche il prossimo anno l’Orchestra di Santa Cecilia, ben desta sugli allori salisburghesi del Festival di Pasqua di questa primavera, sarà impegnata in due tournée europee che toccheranno fra l’altro Parigi, Anversa e Vienna in dicembre e Barcellona, Amburgo e Francoforte in maggio.

Spiace un poco, scorrendo il programma della stagione, che a questa apertura di orizzonti non ne corrisponda una analoga per il pubblico romano: una sola la grande orchestra ospite, sia pure con un direttore di forte richiamo. E’ ancora la Utopia di Teodor Currentzis sentita pochi mesi fa. E pensare che l’anno prossimo in giugno arriverà in Italia per dirne una, la smagliante London Symphony con il suo nuovo direttore: l’emerito, di Santa Cecilia, Antonio Pappano.