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Roma Capoccia - Spina di borgo

In un mondo ideale l'Osservatore Romano non commenterebbe Achille Lauro a Sanremo

Matteo Matzuzzi

"Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo", dice il direttore Monda. E intanto ogni anno sul palco di Sanremo c'è qualcuno che strumentalizza (e neanche bene) la religione 

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Achille Lauro si autobenedice in diretta tv su Raiuno scatenando l’ira di qualche twittarolo e lo sdegno del vescovo di Sanremo-Ventimiglia, mons. Antonio Suetta, costretto (è il suo “mestiere”, dopotutto) ogni anno a sottolineare un uso un po’ disinvolto dei simboli cattolici sul palco della kermesse canora. Fiorello ha simpaticamente chiamato in causa l’Osservatore Romano, che nell’ultima edizione ha risposto con un corsivo del direttore Andrea Monda: “Sanremo è Sanremo. L’Osservatore è l’Osservatore. E in questo caso si limita a osservare che, volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. Niente di nuovo. Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Da questo punto di vista difficilmente dimenticheremo la recita del Padre Nostro, in ginocchio, di un grande artista rock come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta”.

Già. In un mondo ideale l’ideale sarebbe non rispondere, non cadendo in provocazioni e non abboccando.  Poi resta sempre da capire perché ogni dodici mesi, su quel palco, ci sia qualcuno che, tra una risata e l’altra, strumentalizza (e neanche bene) la religione. Contenti loro… 

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