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I contagi mandano in affanno le Asl. Così la scuola a Roma rischia il caos

Gianluca De Rosa

Record di tamponi e regole differenziate per età: il 65 per cento delle classi è in didattica mista. Il capo dei presidi laziali: “Vicini allo sfinimento. Per non chiudere bisogna semplificare le regole sulla quarantena”

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Migliaia di bambini in quarantena, altrettante classi dimezzate dalla didattica a distanza, famiglie nel panico tra lavoro e bimbi a casa, presidi sull’orlo di una crisi di nervi. Le regole pandemiche sulle scuole stanno creando non pochi problemi nella Capitale. A Roma e nel Lazio il dipartimento Prevenzione delle Asl e le amministrazioni scolastiche sono in affanno. Tenere il conto dei casi e disporre tempestivamente quarantene e tamponi con la forza virale di Omicron sta diventando un’operazione al limite dell’impossibile. Due giorni fa i presidi hanno scritto al presidente Nicola Zingaretti e all’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. “Alcune Asl stanno comunicando agli istituti nuovi protocolli operativi che spostano sulle scuole ulteriori azioni che non gli competono. Se il carico attuale è insostenibile per le aziende sanitarie ciò non significa che debba essere indebitamente scaricato sulle scuole che sono già impegnate ben oltre quanto loro richiesto”, si legge nella missiva.

 

“Alcune Asl – spiega al Foglio Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi Lazio e dirigente scolastica del Liceo Newton – sono in difficoltà e chiedono a noi presidi di gestire il conto dei positivi, di occuparci della sorveglianza sanitaria e di dare indicazioni alle famiglie sulla somministrazione dei tamponi, ma sono tutte azioni che non possiamo fare noi”. Anche i medici di base che affiancano le aziende sanitarie nel disporre le quaratentene stanno riscontrando alcuni problemi. “Il sistema - dicono - va spesso in blocco”.

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I tamponi sono diventati una questione seria. Due giorni fa si è raggiunto il record con oltre 153mila test. Molti effettuati per la gestione dei cluster scolastici. Le regole prevedono, ad esempio, che alle elementari in caso di una positività venga disposto il tampone per tutta la classe, senza differenze per bambini vaccinati o meno. A complicare le cose è proprio il grande numero di fattispecie, con conseguenti diverse azioni da mettere in campo. Diverse da asilo, elementari, medie e liceo. Alla scuola materna con un solo positivo è disposta la quarantena di dieci giorni per tutti, alle elementari – come dicevamo sopra – con un positivo la didattica va avanti, ma prima vanno effettuati i tamponi, da ripetere di nuovo dopo cinque giorni. Se i positivi diventano due invece la classe va in dad. Per medie e superiori (gli over 12 hanno un tasso di vaccinazione più alto) le cose sono ancora più intricate. Con un positivo scatta l’autosorveglianza, con due finiscono in dad tutti i non vaccinati e i vaccinati con seconda dose da più di quattro mesi, con tre positivi dieci giorni di quarantena per tutti e didattica a distanza. “In questo modo e con tutti questi positivi – dice Costarelli –  i tamponi possono arrivare scaglionati (prima c’è un positivo, due ore dopo due, la mattina successiva tre) e il destino di una classe può cambiare da un momento all’altro, è un caos. Il presidente Draghi – prosegue la dirigente scolastica – ha giustamente detto che le scuole devono restare aperte, ma attualmente ci sono per ogni scuola 7-8 classi completamente a distanza e il 65 per cento in didattica mista, siamo di fronte a un ibrido che non ha alcuna efficacia didattica”.

 

 

“Bisogna semplificare queste regole e alleggerire la situazione anche per le scuole”, sostiene l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato che in questi giorni ha avuto modo di ascoltare le lamentele dei dirigenti scolastici. Le sue richieste sono le stesse presentate dalle regioni al governo. Proposte a tutto campo. C’è l’invito a eliminare il sistema di fasce di colore per distinguere i territori in base all’andamento dell’epidemia, la richiesta di revisione dei dati sui ricoveri (cancellando i positivi in ospedale per altre ragioni), e quella di distinguere nel dato sui positivi tra sintomatici e asintomatici. Ma la proposta più importante riguarda proprio le scuole. La parte dedicata all’argomento nella pagina e mezzo che le regioni hanno inviato al governo è scritta in grassetto. Dettaglio grafico che sottolinea in modo chiaro come le regole per bambini e ragazzi siano oggi quello a creare i maggiori disagi. Insomma, i problemi della Capitale somigliano molto a quelli del resto del paese. “Per non interrompere continuamente l’attività in presenza è opportuno tenere in isolamento solamente gli studenti positivi sintomatici”, si legge. “Siamo d’accordo con la richiesta delle regioni – dice la presidente dell’Anp Lazio – anche se sappiamo che tra i professori e famiglie potrebbero esserci alcune perplessità, ma senza una semplificazione la situazione sta diventando ingestibile. Siamo vicini allo sfinimento”.

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