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l'intervista

Il lamento dei medici di base, soffocati dalla burocrazia del Covid

Diego Megale

“Subiamo uno scaricabarile insopportabile”, dice Renzo Le Pera, vicesegretario del sindacato di categoria (Fimmg). “Le Asl mandano i cittadini da noi per risolvere questioni tecniche e amministrative legate al green pass ma noi non possiamo intervenire”

Green pass che tardano ad arrivare, richieste di rilascio di certificati di fine isolamento, incertezza sui tempi di attesa per i guariti da Covid che devono effettuare la terza dose: sono solo alcune delle questioni che quotidianamente i cittadini sottopongono ai propri medici di base senza ricevere sempre risposte adeguate.

  

La chiamano burocrazia del Covid e da mesi è diventato il principale grattacapo per la categoria. “I medici si vedono riversare dalle autorità sanitarie la gestione di problematiche di cui non avrebbero responsabilità", racconta al Foglio Renzo Le Pera, vicesegretario del sindacato dei medici di base (Fimmg). "Qualsiasi cittadino che oggi per esempio chiama il numero di pubblica utilità 1500 per questioni legate al mancato rilascio del green pass si sentirà rispondere di contattare il proprio medico di famiglia: è uno scaribarile insopportabile”.

   

Dall'inizio della pandemia i medici di famiglia sono stati soggetti a un aumento considerevole del carico di lavoro, al quale hanno risposto ampliando gli orari di servizio e rinunciando a giorni di riposo. Tra le nuove esigenze dei cittadini c'è il rilascio di certificati di fine isolamento, che richiedono ai medici un lavoro di inserimento dati che non spetterebbe direttamente a loro bensì ad altri enti sanitari, come le Asl. Ciò ha come conseguenza una riduzione del tempo da dedicare all'assistenza ai malati che in questo modo attendono giorni prima di poter essere ricevuti: "Le autorità sanitarie ci affidano la risoluzione di quesiti che non sarebbero di nostra competenza" continua Le Pera "e questo toglie tempo a tutto il resto: riceviamo decine di chiamate ogni giorno a cui non riusciamo a rispondere perchè siamo occupati in altre mail e telefonate".

   

Una mancanza di chiarezza su ruoli e responsabilità che ha ripercussioni sulla vita quotidiana dei cittadini che spesso si ritrovano intrappolati in un limbo sanitario-giuridico in cui anche se risultano guariti dal Covid non posso usufruire per giorni del green pass. Un'altra questione poco chiara riguarda il numero di mesi che un cittadino guarito dal virus e che ha completato il primo ciclo vaccinale, deve attendere prima di poter effettuare la terza dose: "Secondo il decreto solo il medico di medicina generale può rilasciare il certificato ma non è chiaro se chi è guarito debba aspettare quattro, sei o dodici mesi prima del booster" commenta il vicesegretario "Un recente emendamento ha aggiunto che oltre al medico di base a stabilire la durata possa essere anche il medico vaccinatore, ciò però non ha cambiato la natura del problema".

    

Interrogato sulle possibili soluzioni per agevolare un corretto funzionamento del servizio sanitario pubblico, Le Pera afferma: "La proposta non può che essere quella relativa al principio di responsabilità e che il medico di famiglia non può e non deve essere indicato come risolutore dei problemi amministrativi e burocratici essendo il suo compito quello di fornire assistenza clinica".