ANSA/ EMANUELE VALERI 

Roma Capoccia

A Ostia la giunta del Pd è già quasi a pezzi. Si comincia male

Andrea Venanzoni

A pochissimi giorni dall’insediamento, il presidente del municipio (non iscritto al partito) è rimasto vittima delle correnti dem

Da “Kramer contro Kramer” a “Pd contro Pd" ; questo viene da pensare vedendo le immagini dei due giovani consiglieri del Pd del Municipio X di Roma, Ostia, Margherita Welyam e Raffaele Biondo, incatenati davanti l’ingresso del parlamentino lidense. A pochissimi giorni dall’insediamento della giunta guidata dal medico Mario Falconi, non iscritto al Pd ma a quanto pare rimasto vittima delle correnti dello stesso, tutte sul piede di guerra nel reclamare il rispetto degli equilibri nella nomina degli assessori, i due giovani neoeletti consiglieri contestano la composizione della Giunta. Falconi non la prende bene e parla, secondo quanto riporta anche la stampa locale, di “vile e sconclusionata aggressione”. Non propriamente toni concilianti.

Ma cosa contestano Welyam e Biondo? La nomina di tre assessori già presenti, con diversi ruoli, all’epoca della giunta guidata da Andrea Tassone, condannato come noto per corruzione, con sentenza passata in giudicata all’esito del vaglio della Corte di Cassazione. I tre però non ebbero allora conseguenze di ordine legale, e va capito quindi se si tratti di una legittima, per quanto non propriamente garantistica, preoccupazione di opportunità politica o di un gioco correntizio delle parti. Ostia porta ancora sulla carne le ferite vivissime del commissariamento patito dopo quella vicenda, un territorio che non è più riuscito a risollevarsi dalla immagine cupa e paludosa di una Suburra alla mercé di poteri occulti e corruttele varie, sballottata tra documentari, serie tv, film, reportage giornalistici e sulle bocche di tutti come territorio ostaggio di una criminalità scatenata e fortissima. Per questo, la vicenda politica non è assolutamente banale. Tanto da aver già indotto alle dimissioni l’assessore ai Lavori pubblici, Eugenio Bellomo, e i consiglieri Welyam e Biondo a disertare l’aula del primo consiglio municipale.

Venti di tempesta che non lasciano indifferenti i maggiorenti del Pd capitolino, già all’epoca del commissariamento scottati dalle vicende accadute sul Litorale e che ci si può scommettere osservano con grande preoccupazione quanto sta avvenendo. Giustamente e comprensibilmente sul piede di guerra le opposizioni, che da Monica Picca, della Lega, a Mariacristina Masi e Pietro Malara di Fratelli d’Italia, hanno richiamato l’assoluta bizzarria e la grave inopportunità di una vicenda simile, specie in apertura di consiliatura. Un biglietto da visita non dei migliori, senza dubbio. Il presidente Falconi ha cercato durante la campagna elettorale di accreditarsi come esponente quasi civico, espressione certo di un partito e di uno schieramento politico preciso ma non iscritto a quel partito stesso: oggi al contrario sembra essere risucchiato nel vortice di una questione correntizia del tutto partitica, dando un’immagine alla cittadinanza, agli elettori e ai mass media che stride con i vari, tantissimi, problemi che affliggono il territorio.

Ed è surreale in effetti, nei giorni in cui la ferrovia Roma-Lido sembra giunta al punto di non ritorno e al collasso definitivo, con arterie stradali malmesse, commercianti che chiedono certezze su un progetto politico di rilancio, con la vicenda, inquietante, rilanciata dal Messaggero, della indagine che avrebbe coinvolto anche il direttore dei lavori del plesso della ex Gil, una indagine condotta dall’Antimafia napoletana, dover assistere a questa polemica su assessori, cariche e correnti. I cittadini del Municipio hanno necessità di risposte concrete a problemi altrettanto concreti ed evidenti. Speriamo i governanti ne tengano conto.

 

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