Foto Cecilia Fabiano/LaPresse

Roma Capoccia

Ostia verso le elezioni

Andrea Venanzoni

Da queste parti la politica ha sempre avuto profilo piccino e respiro corto. E uno dei Municipi più popolosi di Roma, tra vocazioni indipendentiste (alla tellina) e muffa pasoliniana, ha sempre risposto di rimando

Nonostante non abbia mai fatto in tempo a disintossicarsi dai fotogrammi granulosi e dalla parlata sporca di Amore Tossico, il film di Claudio Caligari del 1983, o dalla carnografia pasoliniana che ancora oggi giù verso l’Idroscalo, dietro la sagoma imponente e posticcia del Porto Turistico, segna la linea del panorama tra sciabordio del Tevere, baracche e parchetti incolti, Ostia Lido è stata avvolta per l’ennesima volta dal ciclone mediatico di malavita, malaffare, malapolitica.

 

E sembra che da queste parti, tutto debba essere sempre in malam partem. Lingua di terra del X Municipio di Roma, Ostia Lido è la propaggine costiera e marinara di uno dei Municipi più estesi, popolosi e peculiari di tutta Roma. E questa particolarità è testimoniata da quel “andiamo a Roma” che contraddistingue studenti, pendolari, anziani che abbiano necessità, in macchina o con il trenino Roma-Lido, inaugurato nel 1924 e grosso modo rimasto fermo all’epoca in quanto a modernità e migliorie tecnologiche: si dice “andiamo a Roma”, perché si percepisce, non solo in metafora ma proprio fisicamente, il senso della distanza, della lontananza dal centro.

Il ciclone della suburra di stradine malmesse e panni stesi come nella Casba di Algeri e della Suburra iconografica di un cinema marpione, della mafia, vera o presunta stando alle montagne russe giudiziarie, il teatrino del lumpenproletariat, il commissariamento negli anni 2015 e 2016, hanno inflitto un’altra severa ferita alla autocoscienza di un territorio che da sempre si percepisce come figlio di un Dio minore. D’altronde, gli abitanti di Ostia Lido sul volgere degli anni ottanta hanno iniziato a maturare una qualche tentazione indipendentista; sono stati celebrati due referendum, nel 1989 e nel 1999, ed entrambi non sono andati lontani.

Nella prima occasione, vinse il “no” alla autonomia e al farsi Comune a sé, come già prima avvenuto per Fiumicino che era una circoscrizione di Roma poi ascesa alla autonomia, un “no” sospinto dal voto dell’entroterra del Municipio, le zone come Acilia, Palocco, Infernetto, timorose di divenire da periferia di Roma periferia di Ostia, e nella seconda tornata referendaria, quella del 1999, non venne nemmeno raggiunto il quorum. Eppure il X Municipio, oltre ad essere un notevole bacino elettorale dall’alto dei suoi abbondanti 230.000 abitanti, rappresenta anche il “mare di Roma”, il volto archeologico con gli scavi di Ostia Antica, tra i più importanti e suggestivi di tutta Europa, per non parlare poi della immensa spiaggia libera di Capocotta e le pinete, autentici parchi naturali che il potere pubblico si è sempre rivelato incapace di valorizzare e che oggi mollemente marciscono tra favelas abborracciate e incuria.

 

Da queste parti la politica ha sempre avuto profilo piccino e respiro corto, tozza vocazione norcina al voto da pacca sulle spalle. Perché Ostia questo è in fondo, nella prospettiva della politica, un paesello di centinaia di migliaia di abitanti, da ammansire con zucchero filato e una stradina asfaltata. Si è pensato per lungo tempo di valorizzare il territorio o con un delegato speciale per il Litorale o con un Regolamento sul decentramento amministrativo di Ostia, questo di epoca Alemanno, rimasto però largamente inattuato. Anche in questa campagna elettorale, non sembra riuscir andarsi oltre le mere promesse di un frainteso senso di riconoscimento delle peculiarità locali, ridotte però al volto bonario della Sagra della Tellina piuttosto che all’organica messa in opera di un sistema amministrativo che sappia gestire demanio marittimo, parchi naturali, commercio locale, iniziative private, trasporti pubblici.

Trasporti pubblici, già: un tempo croce e delizia, oggi solo croce dei lidensi che devono, per lavoro, studio o svago, “andarsene a Roma”.

Sembra quasi anzi che la Roma-Lido con le sue corse saltate sempre più di frequente, i suoi tempi di percorrenza da indovinarsi ricorrendo all’ars aruspicina, i guasti e la manutenzione sempre più problematica stia riuscendo dove due referendum hanno fallito: separare, fisicamente e irrimediabilmente, il territorio del X Municipio da Roma.
 

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