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Dal mea culpa su Marino allo spot sulle periferie

Raggi all'attacco. Così la sindaca approfitta dei temporeggiamenti altrui

L'intervista alla Stampa in cui parla di M5s "espressivo" e di "autocritica"

Marianna Rizzini
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Roma. Sembrava andasse peggio, addirittura a un certo punto sembrava andasse malissimo (quanto a consenso eroso e a numero di assessori allontanatisi dalla giunta). E invece. Invece Virginia Raggi, sindaco ricandidato senza l’unanimità dei suoi, e oggetto, come lei stessa ha dichiarato, di vari tentativi trasversali per convincerla a rinunciare (tra cui quello ufficioso dell’ex premier Giuseppe Conte), si ritrova oggi con una sorta di vantaggio oggettivo non tanto per merito, quanto per temporeggiamento altrui. E se Conte e Goffredo Bettini, Enrico Letta e il responsabile Enti locali pd Francesco Boccia pensavano a uno scenario con Nicola Zingaretti protagonista, il combinato disposto delle dichiarazioni di Luigi Di Maio in direzione della blindatura di Raggi, nonostante Di Maio non sia un fan di Raggi, e delle parole di Conte pro Raggi e persino dell’endorsement indiretto della nemica interna storica Roberta Lombardi (che una candidatura Zingaretti l’avrebbe trovata imbarazzante per il M5s in Regione), hanno fatto sì che, nelle sacche dell’indecisione pd, la sindaca ne uscisse rafforzata, e convinta di arrivare al ballottaggio, al punto che i Cinque stelle dicono pubblicamente che “sarà il Pd a doverci sostenere al secondo turno” e non viceversa.

 

E questo mentre Boccia si mostra ottimista: “Roberto Gualtieri andrà al ballottaggio e Raggi lo sosterrà”. A quel punto la sindaca si è anche concessa alla Stampa: una lunga intervista a Fabio Martini in cui fa mea culpa sull’ex sindaco Ignazio Marino, un tempo tartassato dall’allora consigliera comunale grillina per storie di scontrini: “Sbagliai su Marino, ora parlerò ai suoi elettori”, ha detto una Raggi intenta ad esaltare l’emotività del Movimento “espressivo” e la sofferenza del vivere un processo, esperienza “da non augurare a nessuno” che l’ha indotta a essere “autocritica”, come del resto l’ha indotta alla resilienza “l’essere sindaco sette giorni su sette”.  E insomma, mentre gli altri si organizzano per le primarie, Raggi parte alla conquista delle pecorelle smarrite dal Pd, e quando le chiedono se se la sente di promettere, come ha fatto Letta a parti rovesciate, di appoggiare il candidato pd in caso di vittoria del medesimo al primo turno, una Raggi-Sibilla risponde: “Se ne parlerà al secondo turno”. E sulle periferie lancia convinta l’auto-spot: “In periferia abito e vado quotidianamente…quando abbiamo abbattuto le villette dei Casamonica, le persone sono venute con le lacrime agli occhi a ringraziarci”. 

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