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Roma Capoccia

Tocci: “Cari 5 stelle, liberatevi di Raggi e troviamo il sindaco”

Gianluca Roselli

La teoria dell’ex vicesindaco di Rutelli piace al Pd ma non a tutti: “Lista unitaria”. L’ipotesi Gualtieri in Campidoglio

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Ci vuole la “mossa del cavallo”. Quella sortita che negli scacchi spiazza l’avversario e apre la strada per la vittoria. E la mossa del cavallo per la politica cittadina è una lista unica composta da esponenti del Pd e dei 5 Stelle ma senza simboli di partito, allargata a personalità della società civile e dell’associazionismo. L’importante è che Pd e 5 Stelle facciano “un passo indietro”. Un atto di generosità politica che consente però di farne due in avanti. Questa è la ricetta che Walter Tocci propone alle forze di centrosinistra e al M5S per chiudere un’alleanza anche nella Capitale, mentre nel Pd avanza forte l’ipotesi di candidare in Campidoglio l’ormai quasi ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Perché, altrimenti, se andranno divisi, “vincerà la destra”.

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Ci vuole la “mossa del cavallo”. Quella sortita che negli scacchi spiazza l’avversario e apre la strada per la vittoria. E la mossa del cavallo per la politica cittadina è una lista unica composta da esponenti del Pd e dei 5 Stelle ma senza simboli di partito, allargata a personalità della società civile e dell’associazionismo. L’importante è che Pd e 5 Stelle facciano “un passo indietro”. Un atto di generosità politica che consente però di farne due in avanti. Questa è la ricetta che Walter Tocci propone alle forze di centrosinistra e al M5S per chiudere un’alleanza anche nella Capitale, mentre nel Pd avanza forte l’ipotesi di candidare in Campidoglio l’ormai quasi ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Perché, altrimenti, se andranno divisi, “vincerà la destra”.

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Ex vicesindaco e assessore alla Mobilità ai tempi delle giunte di Francesco Rutelli (1993-2001), poi deputato e senatore dei Ds e del Pd, Walter Tocci fa parte di quella generazione di “ragazzi comunisti” che per anni sono stati protagonisti nella sinistra romana: Goffredo Bettini, Esterino Montino, Michele Meta, Carlo Leoni, Michele Salvagni. E, una generazione prima, Renato Nicolini. Tocci ha supportato la sua attività politica con una solida base culturale fatta di pubblicazioni, seminari, saggi, studi e libri. Alcuni dei quali dedicati alla città. Come l’ultimo, Roma come se, alla ricerca del futuro della capitale, pubblicato nel 2020 con Donzelli. L’ex senatore del Pd ha sempre avuto il merito di alzare lo sguardo. E, su Roma, chiedersi: “Dove vogliamo andare? Che città vogliamo realizzare per il futuro? Come vogliamo che Roma sia tra 20 o 30 anni? E, una volta scelto l’obbiettivo, qual è la strada migliore per raggiungerlo?”. Tornando alle prossime comunali, Tocci parte da una premessa. Secondo lui “è un controsenso che Pd e 5 Stelle governino insieme sul piano nazionale e siano nemici nella capitale”, spiega in un suo scritto recente.

 

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Ma per costruire un percorso insieme per il Campidoglio, innanzitutto va risolto l’equivoco Virginia Raggi. Secondo Tocci, i 5 Stelle devono dire con chiarezza se puntano ancora su di lei oppure no. Nella seconda ipotesi, si può iniziare un dialogo. E qui si viene al punto: perché, secondo Tocci, se i partiti resteranno ancorati ai loro piccoli recinti, non si va da nessuna parte. La semplice somma delle sigle non porterà alcun valore aggiunto. Anzi, rischia di essere controproducente. “Invece ci vuole un grande atto di coraggio, uno scatto da parte di entrambi: bisogna sparigliare con un passo indietro dei partiti, che rinunciano a nomi e loghi, per creare una grande lista unitaria, civica, che abbia all’interno le persone migliori di entrambe le esperienze”, sostiene l’ex vicesindaco. “Pd e M5S devono esserne i promotori, ma devono avere la lungimiranza di rinunciare al comando, favorendo la nascita di un forum permanente tra politica e soggetti civici”, scrive Tocci in un recente intervento. Una sorta di “alleanza dell’umiltà”, al posto di “eccellenti solitudini”, come le chiama Sabrina Alfonsi.

 

 

Scrive ancora Tocci: “In questo modo si mettono in circolo le idee. I nomi arriveranno solo alla fine, selezionati in base alle competenze e alla popolarità”. Tutto ciò avrà due conseguenze: valorizzare al meglio le personalità politiche in campo e rimettere in moto le energie della città, attirando a sé tutte quelle persone e quei movimenti che, con i simboli dei partiti in campo, non si sarebbero messi in gioco. Senza partiti per alcuni impegnarsi è più facile. Secondo l’ex vicesindaco, Roma non è affatto una città ferma: ci sono energie che aspettano solo di fare rete ed diventare protagoniste. Ma ci vuole qualcuno che le coinvolga in un progetto di città. Nelle periferie, per esempio, esistono tante associazioni che si occupano dei problemi dei quartieri e delle persone, italiani e migranti, e che, nel corso del tempo, hanno costruito una vera rete solidale, colmando lo spazio lasciato dalla sinistra. Questa per Walter Tocci è la ricetta non solo per vincere, ma anche per ricominciare ad amministrare e governare la città, a darle un orizzonte politico, economico e sociale. Se questo non accadrà, se si resterà ognuno attaccati al proprio orticello, senza uscire dal recinto, secondo Tocci si rischia di lasciare il campo a una vittoria della destra che invece è ancora possibile evitare.

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