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roma capoccia

Raggi bipartisan sui poteri e i fondi per Roma

Il sindaco trova voti (e cerca consensi) trasversali. Ma all’interno del M5s? Sullo sfondo il Recovery e il Giubileo 2025

Marianna Rizzini

Una giornata di concordia trasversale in Campidoglio su Roma Capitale. Raggi cerca consensi in vista della ricandidatura e non sembra più lo stesso sindaco che disertava i tavoli per lo Sviluppo. Ma manca il voto di una consigliera grillina (e il rimpasto si avvicina)

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Una mozione in Campidoglio, per aprire un tavolo bipartisan tra i partiti sul tema dei poteri speciali e delle risorse per Roma, nel momento in cui la città può pensare alle opportunità prossimamente offerte dal Recovery fund e dalla prospettiva del Giubileo 2015: è successo due giorni fa, quando il sindaco Virginia Raggi è arrivata in Aula con tono e pensiero trasversale: “Soffermiamoci sui progetti realizzabili e lavoriamo assieme per dare a Roma più poteri e più risorse.

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Una mozione in Campidoglio, per aprire un tavolo bipartisan tra i partiti sul tema dei poteri speciali e delle risorse per Roma, nel momento in cui la città può pensare alle opportunità prossimamente offerte dal Recovery fund e dalla prospettiva del Giubileo 2015: è successo due giorni fa, quando il sindaco Virginia Raggi è arrivata in Aula con tono e pensiero trasversale: “Soffermiamoci sui progetti realizzabili e lavoriamo assieme per dare a Roma più poteri e più risorse.

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Roma è stata riconosciuta Capitale in modo formale ma sappiamo bene quanto questi riconoscimenti formali non abbiano un contrappeso dal punto di vista sostanziale…iniziamo a lavorare sugli elementi che ci uniscono, al di là di quelli che ci dividono”. Parlava di sburocratizzazione, il sindaco, di semplificazione, di codici degli appalti, di investimenti – e quasi quasi non sembrava neanche lo stesso sindaco che a inizio mandato, con Carlo Calenda ministro dello Sviluppo, disertava il famoso “tavolo” per Roma, tavolo in cui ci si proponeva di mettere un freno alla fuga di imprenditori da una capitale diventata inospitale per le imprese. E non sembra quasi neanche lo stesso sindaco dei grandi “niet” iniziali sullo stadio della Roma, poi virati (negli ultimi mesi) in sempre meno timide aperture.

 

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Che cosa è successo? In mezzo c’è una Raggi che ha deciso di correre per il bis (nel mezzo-silenzio altrui), e per fare questo deve cercare altrove i consensi persi a livello nazionale e locale dei Cinque Stelle: sia nel centrosinistra, mostrandosi meno “law and order” rispetto al primo anno di mandato, sia al centro (attenzione alle sacche di povertà e citazioni da papa Francesco: “Questo è il momento del noi”, ha detto prima del voto bipartisan) sia nel centrodestra attento al tema “sviluppo” (da cui l’attivismo suddetto su poteri e fondi per Roma, nonostante il ritardo accumulato).

 

E se dal Recovery potranno arrivare a Roma fondi per la cultura (valorizzazione del patrimonio archeologico e del centro storico), per le infrastrutture e per la mobilità (dal nuovo Tmb per i rifiuti alle linee di tram e metropolitane), è da Roma che ci si dovrà muovere per presentare progetti credibili. La concordia evocata con quel voto basterà? Intanto non basta a compattare il fronte interno: nello stesso giorno del voto trasversale, infatti, si è astenuta Agnese Catini, consigliere comunale del M5s (è il consigliere che qualche tempo fa ha firmato una mozione contro il progetto di stadio della Roma a Tor di Valle).

 

“Bello che la sindaca ci chieda e proponga alle altre forze politiche di fare un tavolo. Se lo avessimo fatto nel 2016 forse saremmo già riusciti a ottenere qualcosa”, ha detto Catini. E il tentativo di rilancio di Raggi si scontra contro il malumore dei suoi e contro l’ipotesi rimpasto (posto di vicesindaco compreso). 

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