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ROMA CAPOCCIA

Raggi inizia il corteggiamento della sinistra-sinistra, partendo dagli sgomberi

Gianluca De Rosa

Gli ultimi destinatari delle blandizie della prima cittadina in vista delle elezioni sono i militanti dei tanti centri sociali della città allestiti in immobili del comune di Roma

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Virginia Raggi è tornata a corteggiare. Le elezioni (a meno di rinvii) si avvicinano). Non è più dunque il tempo degli assalti. E’ finito il momento delle stilettate e degli affondi. Oggi serve altro. Servono carezze e comprensione. Nelle parole, nelle promesse e, se possibile, anche nei fatti. Così la sindaca nelle ultime settimane ha cambiato tono, assumendone uno inedito: conciliante, accogliente, pronto all’ascolto. Gli ultimi destinatari delle blandizie della prima cittadina sono i militanti dei tanti centri sociali della città allestiti in immobili del comune di Roma. Una delibera approvata negli scorsi giorni dalla giunta va nelle direzione da loro auspicata da tempo. Ci arriviamo. Nelle ultime settimane, a tutti quelli che l’hanno rincorsa per oltre 4 anni la sindaca offre tavoli “per decidere insieme”. Agli imprenditori e alle associazioni di categoria ne propone uno “permanente” per pensare al da farsi in vista del G20 di quest’anno, del Giubileo del 2025, e persino per l’eventuale Expo 2030.

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Virginia Raggi è tornata a corteggiare. Le elezioni (a meno di rinvii) si avvicinano). Non è più dunque il tempo degli assalti. E’ finito il momento delle stilettate e degli affondi. Oggi serve altro. Servono carezze e comprensione. Nelle parole, nelle promesse e, se possibile, anche nei fatti. Così la sindaca nelle ultime settimane ha cambiato tono, assumendone uno inedito: conciliante, accogliente, pronto all’ascolto. Gli ultimi destinatari delle blandizie della prima cittadina sono i militanti dei tanti centri sociali della città allestiti in immobili del comune di Roma. Una delibera approvata negli scorsi giorni dalla giunta va nelle direzione da loro auspicata da tempo. Ci arriviamo. Nelle ultime settimane, a tutti quelli che l’hanno rincorsa per oltre 4 anni la sindaca offre tavoli “per decidere insieme”. Agli imprenditori e alle associazioni di categoria ne propone uno “permanente” per pensare al da farsi in vista del G20 di quest’anno, del Giubileo del 2025, e persino per l’eventuale Expo 2030.

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Ai partiti offre invece un tavolo per lavorare – ovviamente insieme – ai poteri speciali e alle risorse aggiuntive da destinare alla Capitale. Alla sindaca però ha risposto “presente” solo Giorgia Meloni, mentre a Raggi sarebbe piaciuto di più tornare a parlare con il centrosinistra. Eh sì, perché il Pd un candidato ancora non lo ha, mentre lei dopo l’assoluzione in Appello è pienamente in campo. E anche se è vero che sul suo nome i dem hanno posto un veto irremovibile, chissà, meglio non togliere limiti alla Provvidenza (e alla versatilità di Zingaretti e soci). Ma non c’è solo questo. Pd o meno la sindaca guarda a sinistra. Sono quelli i voti che la prima cittadina considera contendibili.

 

Per il suo bis a palazzo Senatorio la sindaca punta ad affiancare a quella del M5S altre due liste: una antimafia (tema cardine da sempre nella sua comunicazione: prima con Mafia Capitale, poi con la lotta a Spada e Casamonica) e un’altra, ben più problematica, in salsa antifascista. La chiave di volta per raccogliere voti a sinistra. Ma tolte le schermaglie con Casa Pound la prima cittadina fino ad oggi aveva fatto ben poco per soddisfare gli antifascisti capitolini. Anzi. Nel lungo braccio di ferro con la Casa delle donne si era inimicata una buona fetta di sinistra movimentista. Alcune settimane fa mettendo sullo stesso piano lo sgombero degli Irridiucibili e del Cinema palazzo di San Lorenzo – “torna la legalità” – era poi incappata in un paragone considerato intollerabile. Gli occupanti dell’ex cinema glielo avevano ricordato “Virginia in campagna elettorale eri qui e adesso siamo come i fascisti?”.Poche ore dopo la sindaca aveva fatto marcia indietro “Le attività di Forza Nuova e l’esperienza positiva del Cinema Palazzo non sono neanche lontanamente paragonabili”. Adesso, però, dopo le parole arriva un primo omaggio concreto da offire alla sinistra dei movimenti. La giunta capitolina ha approvato la delibera per il “riordino del patrimonio immobile in concessione”.

 

Con il provvedimento Raggi supera di fatto la delibera 140 del 2015 da sempre contestata dai centri sociali che avevano visto triplicare all’improvviso i canoni di concessione richiesti dal Campidoglio, diventando spesso morosi. La delibera garantisce una tutela per tre anni dallo sfratto e ristabilisce i vecchi canoni. Nei tre anni il Campidoglio verificherà la validità delle vecchie assegnazioni e delle destinazioni d’uso. “Superiamo il concetto alla base della famosa delibera 140 del 2015 adottata dalla giunta Marino e la logica del recupero forzoso di tutti i beni con titolo scaduto o non perfezionato all’interno dei quali vengono svolte attività di mutualismo sociale, di sostegno alle famiglie più fragili, di servizi che con la pandemia si sono resi più che mai indispensabili per la nostra città”, ha rivendicato Raggi. “Quella delibiera fu approvata con il sostegno di molti che oggi si indignano alla sola idea di sgomberare un immobile. Noi invece garantiremo la possibilità di utilizzare i locali in concessione a tutte le associazioni che attualmente li occupano”. 

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