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Roma Capoccia

Le periferiche banalità della Raggi

Luca Roberto

Si avvicinano le elezioni e la politica riscopre le periferie. La sindaca è in tour (anzi safari) permanente

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Coinvolgere Federica Angeli, con cui aveva avuto qualche screzio in passato, consegnandole una generica delega alle periferie, per Virginia Raggi faceva parte di un piano preciso: puntare i riflettori della campagna per la rielezione sugli stessi territori che cinque anni fa le avevano consegnato il Campidoglio: Ostia più del Trionfale, Ponte di Nona invece che Trastevere. Ed è forse per questo che, a pochi mesi dall’appuntamento della tarda primavera, ieri la sindaca ha presentato un progetto accanto alla cronista di Repubblica minacciata dagli Spada, a Tor Bella Monaca. Una serie di idee fumose che vanno dai “corsi di antimafia” alle “scuole di giornalismo di periferia” (che per la Angeli, professoressa di giornalismo anche alla centralissima Luiss, sono il trait d’union tra carriera e identità pubblica). Non focalizzati sulla riqualificazione di aree specifiche della città, ma sulla possibilità di utilizzare le periferie per quello che sono: un’ottimo argomento di conversazione strumentale per i mesi a venire. Sotto al nome “il lavoro nobilita”, di fatti, si prevede che a chi voglia far nascere una nuova attività nelle zone considerate a rischio venga concesso un canone nullo per 24 mesi. Senza particolari vincoli nell’individuazione di quali sarebbero queste zone a rischio.

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Coinvolgere Federica Angeli, con cui aveva avuto qualche screzio in passato, consegnandole una generica delega alle periferie, per Virginia Raggi faceva parte di un piano preciso: puntare i riflettori della campagna per la rielezione sugli stessi territori che cinque anni fa le avevano consegnato il Campidoglio: Ostia più del Trionfale, Ponte di Nona invece che Trastevere. Ed è forse per questo che, a pochi mesi dall’appuntamento della tarda primavera, ieri la sindaca ha presentato un progetto accanto alla cronista di Repubblica minacciata dagli Spada, a Tor Bella Monaca. Una serie di idee fumose che vanno dai “corsi di antimafia” alle “scuole di giornalismo di periferia” (che per la Angeli, professoressa di giornalismo anche alla centralissima Luiss, sono il trait d’union tra carriera e identità pubblica). Non focalizzati sulla riqualificazione di aree specifiche della città, ma sulla possibilità di utilizzare le periferie per quello che sono: un’ottimo argomento di conversazione strumentale per i mesi a venire. Sotto al nome “il lavoro nobilita”, di fatti, si prevede che a chi voglia far nascere una nuova attività nelle zone considerate a rischio venga concesso un canone nullo per 24 mesi. Senza particolari vincoli nell’individuazione di quali sarebbero queste zone a rischio.

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La Raggi solo qualche giorno fa aveva propagandato in una diretta su Facebook la chiusura della “grotta della droga”, una piazza di spaccio molto frequentata, sempre a Tor Bella Monaca. Un blitz che aveva attirato critiche e lamentele da parte di alcuni residenti ed esponenti delle associazioni operanti in loco, perché l’intervento della sindaca era apparso slegato da una reale presenza dell’amministrazione nel quartiere. Di certo c’è da aspettarsi che da qui a giugno le sortite della grillina si facciano fare più frequenti. Se per la Angeli i corsi in periferia possono essere l’occasione di instillare in chi nasce in quei territori l’idea di poter fare “anche il giornalista, non solo l’idraulico”, l’intento della sindaca è soprattutto quello di distrarre l’attenzione dalle vie del centro: che in questi mesi si sono svuotate e che nel 2016 le preferirono Giachetti.

 

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Lei pare non preoccuparsene, tant’è che più che predisporre un piano per aiutare le attività più afflitte dal crollo del turismo internazionale, si sta limitando a garantire il decoro degli allestimenti natalizi. Centro storico che per altro le ha dato un dispiacere nel giorno dell’Immacolata. Lei che da sempre, in opposizione al predecessore, coltiva un canale di comunicazione diretto con il Pontefice, s’è stupita di questa visita all’alba nel vuoto di Piazza di Spagna per la preghiera che quest’anno sembrava destinata a saltare. Avrebbe voluto con piacere presenziare. E magari, perché no, già che c’era, mettere un video su Facebook. Col Papa.

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