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La corsa nella palude

Calenda avvisato? Zingaretti dice "no alle investiture dall'alto", il candidato intanto si occupa del Mes

I tempi si allungano, nel centrosinistra quasi tutto tace, tranne le sporadiche polemiche tra il segretario del Pd e l'ex ministro dello Sviluppo

Marianna Rizzini

L'allusione di Zingaretti a al "campo largo" del centrosinistra, gli altri candidati che si muovono lateralmente, e la questione primarie-non primarie sospesa sull'orlo della politica nazionale e delle ondate pandemiche

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Carlo Calenda sindaco di Roma? “Nessuno aspetti un’investitura”. Così parlò (due giorni fa) Nicola Zingaretti, segretario del Pd e presidente della Regione Lazio, intervistato su Skytg24. Ed è così che la questione della successione a Virginia Raggi – che vorrebbe succedersi da sola – è tornata alla ribalta, nei giorni in cui Calenda era, peraltro, in altre faccende affaccendato (vedi la critica al piano del governo sul Recovery fund, al grido di “siamo oltre la fuffa”, e quella alla risoluzione di maggioranza sul Mes, definita “reticente e indefinita nei contenuti”).

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Carlo Calenda sindaco di Roma? “Nessuno aspetti un’investitura”. Così parlò (due giorni fa) Nicola Zingaretti, segretario del Pd e presidente della Regione Lazio, intervistato su Skytg24. Ed è così che la questione della successione a Virginia Raggi – che vorrebbe succedersi da sola – è tornata alla ribalta, nei giorni in cui Calenda era, peraltro, in altre faccende affaccendato (vedi la critica al piano del governo sul Recovery fund, al grido di “siamo oltre la fuffa”, e quella alla risoluzione di maggioranza sul Mes, definita “reticente e indefinita nei contenuti”).

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E di sicuro la corsa per Roma del 2021 è, in sé, problema di non facile gestione preventiva, appeso com’è a così tante variabili, ondate pandemiche in testa. Ma mentre Virginia Raggi continua in solitaria la sua campagna di giustificazione ex post, cercando di abbellire gli anni della sua amministrazione a ogni uscita pubblica, e mentre il centrodestra, faticosamente, ragiona su Guido Bertolaso, non senza sotterranei attriti, il centrosinistra appare cristallizzato nella situazione di un mese e mezzo fa, e cioè immerso in un silenzio rotto di tanto in tanto dalla polemica a distanza Zingaretti- Calenda, con movimento ancora sporadico e laterale degli altri candidati del centrosinistra.

 

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Ma è anche vero che lo stesso Calenda, dopo l’annuncio della discesa in campo, in diretta tv, a “Che tempo che fa”, nel giorno di ottobre in cui definiva la scelta di correre “un onore e una grande avventura”, è parso più silente, persino annoiato dalla polemica sulle primarie-non primarie, fatto salvo lo scambio di affettuosità, per così dire, con il segretario del Pd, a inizio novembre: “Ogni volta che apre bocca mi insulta”, aveva detto Zingaretti all’indirizzo dell’ex ministro dello Sviluppo (il quale aveva risposto: “Non sono insulti, sono critiche all’operato del governo, peraltro sempre costruttive e accompagnate da proposte”).

 

E oggi Zingaretti, nel sottolineare il niet “all’investitura”, precisa l’idea che sottotraccia era già emersa nel cosiddetto “campo largo” del centrosinistra, dando a intendere di volersi proiettare in un luogo ampio e in un tempo non così vicino (vista anche l’ipotesi di rimandare le elezioni): “Vincerà chi sarà più in grado di rappresentare una coalizione plurale e vincente… Se Calenda sarà il candidato sindaco di Roma dipenderà da Calenda e dalle altre donne e uomini che vogliono candidarsi. A Roma il centrosinistra ha vinto le municipali, ha vinto il collegio Roma 1 con il ministro Roberto Gualtieri, quindi quando ci sono progetti chiari e comprensibili la città risponde positivamente”.

 

Il resto lo fanno l’insistenza sugli obiettivi “inclusivi e maggioritari”, e l’allusione alla democrazia. “E’ questa: né a Roma né in nessun’altra città italiana ci saranno candidature calate dall’alto”. Calenda avvisato? 

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