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Prima il plauso, poi l'abiura

Gli sgomberi simultanei (Cinema Palazzo e Forza Nuova) e il testa-coda di Virginia Raggi

Il sindaco loda l'operazione di prefettura e forze dell'ordine, in nome della "legalità". E si tira tutti contro, persino il vicesindaco Luca Bergamo

Marianna Rizzini

Insorgono l'Anpi, i centri sociali, il Pd, la sinistra a sinistra del Pd, i candidati sindaci, i presidenti di municipio e il quartiere, al grido di "no al cerchiobottismo" e "non equipariamo un bene comune al neofascismo". E Raggi, che voleva piacere a sinistra e al centro cattolico, si trova costretta a ritrattare

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“Il confronto e l’ascolto con le realtà sociali sono tutto”. Era il 14 maggio del 2016, Virginia Raggi non era ancora sindaco ma, in campagna elettorale, si faceva fotografare con gli attivisti del Cinema Palazzo, stabile occupato nel quartiere San Lorenzo. “Ringrazio la Prefettura e le forze dell’ordine per le operazioni di sgombero di oggi. A Roma le occupazioni non sono tollerate. Torna la legalità”: è la mattina del 25 novembre del 2020 e Virginia Raggi, sindaco da quattro anni, plaude agli sgomberi simultanei (di cui presumibilmente era stata informata) del Cinema Palazzo e di un altro stabile in Via Taranto, di proprietà dell’Ater, occupato da militanti di Forza Nuova.

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“Il confronto e l’ascolto con le realtà sociali sono tutto”. Era il 14 maggio del 2016, Virginia Raggi non era ancora sindaco ma, in campagna elettorale, si faceva fotografare con gli attivisti del Cinema Palazzo, stabile occupato nel quartiere San Lorenzo. “Ringrazio la Prefettura e le forze dell’ordine per le operazioni di sgombero di oggi. A Roma le occupazioni non sono tollerate. Torna la legalità”: è la mattina del 25 novembre del 2020 e Virginia Raggi, sindaco da quattro anni, plaude agli sgomberi simultanei (di cui presumibilmente era stata informata) del Cinema Palazzo e di un altro stabile in Via Taranto, di proprietà dell’Ater, occupato da militanti di Forza Nuova.

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E immediatamente insorge non soltanto la sinistra a sinistra del Pd, ma anche il Pd, e i candidati sindaci Giovanni Caudo, Monica Cirinnà e Tobia Zevi, e i presidenti di Municipio Sabrina Alfonsi, Amedeo Ciaccheri e Francesca Del Bello, e l’Anpi. Tutti per dire, con varie gradazioni, che non si possono equiparare le due operazioni (“come se si trattasse di opposti estremismi”, dicono gli uni; “cerchiobottismo”, dicono gli altri; “di qua ci sono i centri sociali, di là i fasci”, sottolineano i meno diplomatici; “come si può equiparare un bene comune ai neofascisti?”, scrivono infine sui social gli attivisti).

 

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E insorge anche – con effetto “Kramer contro Kramer” in Campidoglio – il vicesindaco Luca Bergamo, sempre nella stessa mattina, con una nota che, senza criticare direttamente, critica abbastanza da non passare inosservata: “È una perdita di ricchezza per la comunità non essere riusciti a trovare una soluzione che rispettasse i diritti della proprietà e consentisse allo stesso tempo la continuazione dell’esperienza e delle attività in quel territorio, nel rispetto delle regole. Lo sgombero disposto dalla Prefettura mette in evidenza questo fallimento”.

 

E insomma, a metà giornata, mentre la solidarietà di artisti, attori e fumettisti (da Elio Germano a Zerocalcare) arriva agli attivisti del Cinema Palazzo, in sit-in con un libro in mano, tutt’attorno al sindaco si scatena un putiferio. E non sfugge neanche a Raggi il boomerang: lei – la sindaca uscente che sta cercando spazio a sinistra, nella prospettiva della ricandidatura – improvvisamente vista come una che non sa distinguere tra occupante e occupante, e plaude all’arrivo del blindato in nome della “legalità”, tema con cui un tempo duettava con Matteo Salvini (vedi demolizione delle villette dei Casamonica nel 2018). E gli studenti che avevano nel Cinema Palazzo un’aula studio dichiarano ai microfoni locali che quel posto “era stato sottratto nel 2011 a una speculazione, perché la proprietà lo aveva dato a una società che voleva costruire in piazza dei Sanniti un bingo, un tempio del gioco d’azzardo”, e il Cinema Palazzo aveva costituito un punto fermo” nei mesi in cui la pandemia ci ha stravolto la vita, isolandoci”.

 

E a quel punto Raggi, nel pomeriggio, sommersa dall’unanimità di critiche (che toccano per giunta tutti i temi su cui potrebbe cercare consenso anche nel mondo cattolico, come la solidarietà e la reazione solidale alla pandemia) scrive un post di riparazione, con annessa parziale abiura della posizione espressa al mattino: “Le attività di Forza Nuova e l’esperienza positiva del Cinema Palazzo non sono neanche lontanamente paragonabili. Mai. In alcun modo le due realtà possono essere messe sullo stesso piano. Sappiamo tutti che si tratta di due mondi completamente diversi: uno violento e fascista; l’altro aperto e solidale”.  E, per non smentire  le precedenti lodi alle Forze dell’ordine, spiega come per giustificare: “L’edificio era stato occupato abusivamente una decina di anni fa. E il custode giudiziario della struttura ha presentato una denuncia alla Corte dei Conti con l’accusa di aver provocato un danno erariale da trecentomila euro. Detto questo… io stessa sono stata lì. È evidente che l’esperienza di San Lorenzo sia di enorme valore per tutta la città: un ricco patrimonio di cultura, socialità, condivisione e aggregazione basato sui valori costituzionali dell’antifascismo”. E non basta, ché a fine giornata il sindaco recepisce anche la reprimenda del vicesindaco: “Dobbiamo lavorare per una soluzione che concili il rispetto e la tutela del diritto alla proprietà privata con la salvaguardia dell’esperienza del cinema Palazzo”. Cerchiobottismo? Di più: “Chiedo che già da ora venga avviato un tavolo specifico”, dice Raggi. Tavolo con tutti, dalla proprietà ai cittadini agli assessori al municipio. 
 

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